Basket fuorilegge e ora le spinte federali all’Armani

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Sarebbe bastato leggermi sabato scorso. Non l’avete fatto? Peggio per voi, baskettari dei miei stivali, che pretendereste da me che non scriva nemmeno una riga di calcio perché magari non avete nemmeno avuto la fortuna d’essere nati bianconeri e allora abbandonate pure il mio blog che oggi, per farvi scontenti, vorrei invece interamente dedicare alla pallavolo e in particolare alla Prosecco Doc Imoco Conegliano che mercoledì sera sono andato a vedere al Palaverde impegnata in gara 1 di semifinale con l’Igor Gorgonzola Novara. Non pensavo, ma mi sono parecchio divertito in un palasport caldo e appassionato, giovane e competente, che ha preferito l’ora e mezza del 25-16 25-22 26-24 in favore delle splendide trevigiane allo squallido 1-0 in contemporanea degli intertristi in Coppa Italia su Canale 5, una televisione che io in verità non guardo quasi mai da quando, diversamente da Paolo Ziliani, non ho accettato l’offerta di Silvio Berlusconi, bevendo un thè nel suo ufficio, d’andare a lavorare per lui ben sapendo che mi avrebbe poi sbattuto in un sottoscala della Fininvest. Dove, per tenermi zitto e buono come Fracchia, mi sarei dovuto dedicare tutto il santo giorno a fare a puntino la punta alle matite blu e rosse per i suoi pizzini.

Ho scoperto che sapete poco o niente di me. Del resto son vecchio e pure tumorato da Dio, ma tranquilli (che è un aggettivo che mi va d’usare soltanto al plurale) giovedì ho letto che nel 2037 o giù di lì, diciamo nel 2040, quello di Venezia diventerà il terzo aeroporto intercontinentale d’Italia con 20 milioni di passeggeri all’anno ed io un salto a Tessera, finalmente tirata a lucido, vorrei ancora farlo. A novant’anni. Fosse anche solo per prendere un avion di sola andata diretto alle isole Chatham al largo della Nuova Zelanda. Insomma il più lontano possibile, cioè a quasi ventimila chilometri, da Luca Zaia e da Roberto Papetti che purtroppo saranno ancora il governatore del Veneto e il direttore del Gazzettino. Per esempio non sapete che di volley ne mastico molto più di quanto possiate immaginare. Se non altro perché sono stato inviato speciale per il Giorno dell’Eni ai due Mondiali vinti dai formidabili azzurri di Julio Velasco in Brasile (Brasilia e Rio de Janerio) nel 1990 e in Grecia (Salonicco e Atene) quattro anni dopo con Samuele Papi debuttante e Jacopo Volpi brillante telecronista che meriterebbe d’essere ora nominato direttore di Raisport al posto della odiosa Alessandra De Stefano, che ce l’aveva a morte chissà per quale motivo con le palle nel cestino e se ne è scappata, se Dio vuole, a Parigi dal marito che s’occupa all’Equipe ovviamente di biciclette. Però temo che Jacopo non la pensi proprio come la Meloni o come Salvini, che riproporrebbe volentieri il devastante ex direttore Auro Bulbarelli, e quindi continuerà a condurre “Atuttocalcio” insieme al mitico Eraldo Pecci come ha fatto anche ieri sera molto bene sul Due. Ma è mai possibile che nel Bel Paese, oltre al fòlber di Gianni Brera, e al punto che più di sette milioni d’italiani hanno seguito la diretta di Malta-Italia non avendo incredibilmente nient’altro di meglio da fare, esista solo il Ghiro d’Italia col quale s’arricchisce Urbano Cairo e s’arruffiana Aldo Grasso di cui pure ho sempre avuto una buona considerazione?

Una stima immensa ho invece per Velasco che credo sia uno degli uomini più intelligenti e piacevoli che ho incontrato (anche a casa sua quando era Modena) nella mia carriera giornalista che non è stata nemmeno poi così tanto breve e nella quale ho anche colloquiato a quattr’occhi una buona mezzoretta con un disponibilissimo Michael Jordan. A Chicago nel 1988 durante l’All Star Game e prima delle Olimpiadi di Calgary. Quando andai completamente fuori di testa al traguardo sulla neve battuta non tanto perché non si poteva già fumare nemmeno all’aperto, e io all’epoca mi sparavo tre pacchetti di Marlboro al giorno, ma perché Alberto Tomba conquistò la medaglia d’oro sia in speciale che in gigante. E fu quinto, pochi lo ricordano, in superG. Non ci credo, potrebbe subito obiettare invidioso Ciccioblack Tranquillo sapendo benissimo che il mio inglese è peggio del suo italiano che darei sempre in pasto ai cani. Ma Gianni De Michelis, a quel tempo ottimo presidente della Lega Basket, mi prestò un’interprete molto interessante, e assai gradita anche a MJ, che si era portato appresso dal Canal Grande assieme ad un altro paio di belle fanciulle tacco 14 con le gambe che mi arrivano sotto al mento.

Son contento che Velasco sia tornato ad allenare, se non erro, le ragazze di Busto Arsizio eliminate la settimana scorsa proprio dalle Pantere di Daniele Santarelli e di sua moglie Monica De Gennaro, il miglior libero del mondo, nei quarti di finale dei playoff. Ha lasciato infatti la Federvolley che non era certo un ambiente che faceva per lui. Come del resto non lo è stato il calcio quando s’occupò dell’Inter del povero Massimo Moratti che non aveva neanche i soldi per rifarsi i denti (marci) e dal quale presto si separò tenendosi sotto braccio Marcello Lippi finito pure lui per sbaglio nel 1999 nella Milano dei bauscia. Gli andò un po’ meglio alla Lazio con Meches Mancini, ma comunque non riuscì mai ad esprimere il suo immenso valore che era soprattutto quello di saper convincere i papaveri che un giorno sarebbero anche potuti diventare rose con le spine. Stasera le igorine di Cristina Chirichella, la mia preferita, che però mi sembra un po’ giù di corda, cercheranno a Novara di rendere pan per focaccia, ma sarà assai dura, alle campionesse d’Italia che non mi pare ci abbiano perso molto nel cambio Egonu con Haak. Anzi. Se non altro Isabelle è molto meno stressante, diciamo così, di Paola che, quando s’impegna, diventa davvero insopportabile. E comunque ho già provveduto a registrarmi gara due su Raisport alle 20.30. Cioè alla stessa ora di Segafredo BolognaFamila Schio, la prima finale del basket donne nel PalaDozza sold out con Pierferdinando Casini in felpa virtussina. Un duello che mi sarebbe pure piaciuto seguire forse anche con maggior partecipazione se non si fosse imboscato su un canale di Sky, l’814, che non so se riuscirò a trovare e che mi mette addosso una miseria infinita. La stessa che m’affligge quando mi ricordano che le partite di serie A sotto canestro su DMax non sfiorano neanche l’un per cento di share e i club sono ugualmente contenti perché hanno preso qualche soldino in più da Discovery senza rendersi conto che intanto gli sponsor si danno alla macchia come mi dicono abbia in mente di fare persino la De’Longhi e allora sarebbero davvero cavoli amari per Treviso e il suo debole Consorzio.

E qui potrei anche già darvi appuntamento sul blog alla settimana prossima se non dovessi onestamente confessarvi che questo pezzo l’ho iniziato l’altro giorno e lo sto finendo solo adesso. Bene. E quindi oggi potrei anche leggervi quel che ho scritto sabato. Un po’ perché in fondo, ma proprio in fondo, sono un buono. Un po’ perché sono un terribile narciso che a volte anche non si sveglia con la luna storta. “Giannino Petrucci, pressato stretto dal ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, che dovrebbe essere di questi tempi (grami) in ben altre faccende affaccendato (come il suo Documento non votato, ndr), potrebbe togliere a Varese 4 o 6 punti di penalità, insomma quanto basterebbe per salvarsi a patto che poi rinunci a far ricorso al Coni e a disputare i playoff. Questo almeno è quel che raccontano le pettegole del nostro basket che tuttavia qualche volta anche ci pigliano. Ma non ci posso e non ci voglio ugualmente credere…”. E ora ditemi: in cosa mi son sbagliato? Purtroppo in nulla. Centrando persino i punti di penalità: da quattro a sei e per l’appunto cinque. In modo che l’Openjobmetis, battendo domani Scafati a Masnago, conquisterà la matematica salvezza quando per l’illecito sportivo commesso dal suo presidente Marco Vittorelli, al quale sono stati confermati i tre anni di squalifica pure dal tribunale d’appello della Federbasket riunitosi mercoledì in tutta fretta e furia, avrebbe dovuto come minimo essere retrocessa in A2 se non radiata al pari dell’Eurobasket Roma di Armando Buonamici e ancor prima addirittura della Virtus di Marco Madrigali.

Dura lex, sed lex. D’accordo. Ma qui la legge è stata proprio calpestata e il nostro basket ci ha fatto l’ennesima figuraccia mostrandosi debolissimo nelle sue più alte istituzioni. Han perso tutti. Tranne il ministro dell’economia e della finanza di cui avevo conservato nel cassetto una foto strappata dall’Espresso nella quale, ancora ragazzo immaturo e sciocco, s’esibiva in un saluto fascista assieme ad altri balilla del Fronte della Gioventù. Purtroppo non trovo più la foto e mi sono permesso di sostituirla con questa che ho allegato all’articolo che, lo ricordo magari a chi si fosse indignato, vorrebbe essere di satira. Giancarlo Giorgetti oggi è alla Lega e non a Forza Italia. Dunque, anche se fa parte dello stesso regime di Facciotta nera, bella missina, non può essere considerato come lei un neofascista. Piuttosto con i tempi che corrono cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi playoff? Nulla di buono. L’ho già scritto e non cambio idea: è già stata da tempo apparecchiata la tavola dai federali perché Milano vinca lo scudetto della terza stella e salvi una stagione che persino la Gazzetta ha definito un autentico flop “nel quale l’unico che non ha colpe è il patron Giorgio Armani che continua a buttarci passione e soldi”. Dunque prepariamoci a vederne di tutti i colori. Ma senza arrabbiarci più di tanto: francamente non ne val la pena. E senza dar la caccia ai fuorilegge. Almeno per il momento. Sperando che anche Massimo Zanetti però alla fine non si stufi.