Un caffè molto amaro: Segafredo potrebbe anche mollare

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Sono un giornalista in pensione ormai da qualche anno. E da qualche anno sono un uomo libero finalmente di scrivere con ironia e vigore, se mi riesce, quel che voglio e quando mi pare. Anche adesso. Ad un paio d’ore dall’inizio della partita delle 20.30 al palasport della Fiera di Bologna. Quando magari avrebbe avuto invece più senso farlo ieri o l’altro ieri. Ma non ero al massimo o mi era passata la voglia: non ricordo bene. Senz’altro ero schifato dall’agguato di domenica sera delle bestie longobarde della tribuna del Forum ai giocatori delle vu nere, i vinti, che si stavano infilando nel tunnel d’uscita di un palasport indecente e comunque non degno di Giorgio Armani. Dove Massimo Zanetti non può prender posto neanche su uno sgabello. Altrimenti lo coprono d’insulti. Forse anche dalla moglie di Kevin Pangos col suo angioletto in braccio. E difatti il patron della Segafredo è rimasto a casa. Credo a Treviso. Come non è stato ovviamente questo rilevato da nessuno. Forse perché nessuno mi deve più allungare due soldi per pensarla come vorrebbero loro. Che di me il più delle volte dicono (alle spalle) che ho un brutto carattere. E non è poi così vero. O che sono litigioso. Un’altra calunnia. Non ho mai alzato le mani su nessuno. Neanche da ragazzo. Certo non porgo l’altra guancia e, anzi, spesso me la lego al dito. Sono scomodo e indulgente: questo sì. E sempre fuori dal coro. Sbagliando anche, però raramente e mai in malafede.

La televisione ruffiana, l’Uno addirittura peggio del Cinque, è stata spenta sul funerale di Silvio Berlusconi. Che stanno celebrando santo e martire nel Duomo di Milano. In una clima da stadio. Più bandiere rossonere che di Forza Italia, mi ha aggiornato la Tigre. Il nuovo regime meloniano ha imposto il lutto nazionale per una settimana. Che rispetto ma non condivido. Come le 35 prime pagine su 64 a lui dedicate ieri dalla Gazzetta e le 33 dal Corriere della Sera mi sembrano un cincinin esagerate. Come quel direttore di giornale di destra che ha affermato, molto serio: “E’ morto un uomo rispettoso delle donne”. Non ci posso credere. Però si giocherà lo stesso Virtus-Olimpia, la terza finale-scudetto, senza nemmeno un minuto di raccoglimento per il Caimano. E non Armani-Segafredo come propone La Nove. Che segue sempre con scarso amore un evento che domenica è stato del resto visto da poco più di centomila telespettatori. Una miseria. Con uno share ridicolo dell’uno virgola trenta per cento. Come lo 0,9 a livello nazionale raccolto alle ultime Politiche da Noi moderati, il partito di cui faceva parte anche Napoleone Brugnaro. Che difatti sabato si è sganciato da Giovanni Toti e Maurizio Lupi, che gli hanno spillato solo quattrini, per tornare al fucsia Coraggio Italia. Dove vedremo se avrà miglior fortuna della Reyer di Federico Casarin ultimamente molto incasinato. Col quale mi dicono che il sindaco di Venezia si sia accompagnato stasera alla Segafredo Arena. Per tifare Virtus, spero, in prima fila.

Peccato che la pallacanestro non se la fili proprio più quasi nessuno in Italia. Checchè ce la racconti la federazione di Giannino Petrucci. Del quale non mi è in verità dispiaciuta la sentenza a tarallucci e vino della vergognosa rissa del post gara al Forum. Quando Daniel Hackett è stato assaltato e spintonato da uno spettatore che lo stava pesantemente insultando. E non a torto, col supporto der Monnezza Teodosic, hanno cercato di farsi giustizia. “Solo una multa: salvi Teodosic, Hackett e Milano”. Soprattutto Milano, aggiungo io, che avrebbe meritato di non giocare più le eventuali due partite dei playoff-scudetto in casa. Perché Paolo Bartezzaghi non ha dato ieri la giusta versione dei fatti sul suo giornale nonostante sia smentito dai filmati. Che, se vuole, anche gli spedisco. Però intanto spieghi bene a Urbano Cairo le ragioni per cui la Segafredo nella prossima stagione non passerà più un euro di sponsorizzazione alla Gazzetta. Come mi pare giusto. “Una giornata di stop sostituita da un’ammenda”. Meno male. Dal momento che pure a Giannino credo sia giunta all’orecchio la notizia che Luca Baraldi in caso di squalifica per due giornate a Teodosic e Hackett avrebbe mandato stasera in campo i ragazzi dell’Under 18 contro l’Armani dei dieci stranieri e sette italiani che costano una follia a Giorgio Armani.

La verità è in verità ancora più amara. Come il buon caffè Segafredo senza zucchero. Il general manager della Virtus si è infatti accorto, perché non è cieco, che Massimo Zanetti si sta disaffezionando ad una pallacanestro della quale persino il generosissimo Beniamino Gavio, pur entusiasta della sua Derthona alla quale sta regalando una cittadella dello sport che “ci costerà quasi 40 milioni” e sarà pronta tra un anno, si è lamentato in una splendida intervista a Marco Ferrando de Il Sole 24 ore: “Il basket in Italia oggi ha anzitutto un problema: la televisione. I diritti andrebbero gestiti diversamente, per vedere una partita ci si perde tra abbonamenti e orari impossibili”. Come sto ripetendo da un mare di tempo all’amico Umberto Gandini, presidente della LegaBasket: senza la Rai con le sue reti ammiraglia, e aggiungiamoci pure a denti stretti la pubblicità di Sky, non si va da nessuna. Tanto più che il contratto della nostra palla nel cestino con Discovery proseguirà purtroppo per altri due campionati. E intanto la serie A della pallavolo ha avuto quest’anno una media di quasi mezzo milione d’appassionati incollati alle tivù di Stato ad ogni partita. Capito mi hai, Giannino!

Avrei ancora tante belle cosine da raccontarvi. Come del caro Andrea Gracis a Udine con Adriano Vertemati forse allenatore. O di Simone Pianigiani a Lubiana per tre stagioni (con un gran buon contratto) che Mamma Rosa ha scoperto solo oggi e di cui io ne ero invece a conoscenza da un paio di mesi. O di Max Chef Menetti che sempre oggi è a Pesaro per parlare con Ario Costa dopo che Gelsomino Repesa ha definitivamente chiuso con il Prosciutto Carpegna. Se saranno rose fioriranno, ma è tutto un po’ complicato avendo il reggiano ancora un anno di contratto con Veronica Bartoli già in rotta di collisione con Claudio Coldebella. Intanto il tempo stringe e le pagine non sono fatte di gomma. E allora lasciatemi chiudere il discorso sulla Virtus e su Zanetti che potrebbe sul serio lasciarla in braghe di tela. Perché stanco soprattutto degli arbitraggi scientificamente confezionati da Ettore Messi(n)a e Luigi LaMonica che forse sarebbe il caso che si dimettesse dopo questa prima annata a dir poco sfortunata da commissioner dei suoi frastornati fischietti. Come i tre che hanno arbitrato la seconda finale tricolore. Ovvero il pur quotato Saverio Lanzarini, la giovane speranza Guido Giovannetti e il genovese Edoardo Gonella. Che, come s’evince dalla foto che Filippo mi ha pubblicato, dimostra uno dei loro sottili e frequenti errori sempre a danno – fatalità – della Segafredo. Chi è infatti nel cilindro? Shengelia. E chi non lo è? Shields. Che oltre tutto allarga il braccio sinistro sul polso destro del georgiano. Ebbene ovviamente canestro convalidato all’Armani. Senza parlare del tecnico fischiato da Lanzarini a Don Gel Scariolo affinchè non si dica più in giro che lui è virtussino.

Svegliatevi scienziati bolognesi. La Virtus si sta ridimensionando a vista d’occhio giorno dopo giorno e voi continuate a discutere se Scariolo ha sbagliato a chiamare time-out a sei secondi dalla fine del match di domenica. Magari anche sì, ma Sergio ha vinto un titolo mondiale e quattro europei con la Spagna: non vi basta ancora? E intanto a Teodosic e Mannion non sono stati allungati i contratti. Weems andrà a Tortona e Scariolo, come si vocifera, al Monaco portando con sé anche Cordinier, Jaiteh e pure Bako, visto che Sasa Obradovic, in rottura con Mike James dopo la semifinale d’Eurolega persa con l’Olympiacos, se ne vorrebbe andare da Montecarlo. In più Pajola, Abass e Lundberg sono in vendita. Sempre che qualche squadra li voglia comprare. E’ tutto. Anzi no, perchè gara 3 è da poco finita e ci sarà come minimo lunedì ancora gara 5. Avendo la Virtus vinto a mani basse 69-61 una brutta partita giocata particolarmente male in attacco dalle scarpette rosse. A parte Billy Baron (15 punti) nel primo tempo, l’unico milanese in doppia cifra, e Nicolò Melli (9) con la lingua a penzoloni. Non male stavolta gli arbitri Manuel Mazzoni (voto 7), Tolga Sahin (6.5) e Denny Borgioni (6). Ma Zanetti-Segafredo non s’illuda più di tanto perchè venerdì in gara 4 è in arrivo Bobo Begnis, l’arma segreta, che poi tanto segreta non è più, di un’Armani che è sembrata soprattutto già molto stanca. Mvp per me ancora una volta Daniel Hackett (13). Bene anche Teodosic (12) e Mickey (10) nella ripresa. Oltre al solito Shengelia che segnerà anche poco (4 punti) ma che, quando prende per mano la squadra, la porta sempre sempre sulla luna. Come anche domenica se non avesse sbagliato nel finale una schiacciata e tre tiri proprio dalla lunetta.