Petrucci propone il collare del Coni per Segafredo Zanetti

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E’ piovuto a dirotto tutto il santo giorno sin dalle sette, se non prima, del mattino. Quando Fiorello mi ha subito riconsegnato il buon umore con la sua rassegna-stampa. “Di cosa si parla oggi sui giornali: lo sapete? Come no? Ieri c’è stato l’incontro tra le due prime donne della politica italiana Giorgia Meloni e Elly Schlein. Ecco allora la prima pagina del Corriere della Sera. “Meloni-Schlein, l’intesa non c’è”. Ma va. Ma dai. E io che pensavo invece che si sarebbero abbracciate o che avrebbero preso insieme un mokaccino (caffè, cioccolato e latte caldo) al bar qui accanto da Vanni. Un faccia a faccia nel quale si sentiva persino l’eco da quanto le due erano distanti una dall’altra”. Un grande della satira. Secondo soltanto a Maurizio Crozza che non si può perdere il venerdì sera sulla Nove. E’ piovuto (e non ha piovuto come dicono al tigì 1 del nuovo regime) anche per tutta la tappa Atripalda-Salerno del G(h)iro d’Italia. Dove non c’è verso che vinca uno dei nostri 52 corridori in gara. Ed il migliore degli italiani in classifica è (undicesimo) Vincenzo Albanese da Oliveto Citra che non ho la più pallida idea di dove cavolo si trovi. Mentre il tanto strombazzato alla vigilia Filippo Ganna è dato per disperso a mezz’ora dalla maglia rosa, il norvegese Andreas Leknessund, ma ovviamente nessuno della Gazzetta lo cerca, né ne può parlare se non vuole essere licenziato in tronco da Cairo. E così il mio ghiro d’Italia non sarebbe uscito dalla sua tana, dove pure oggi se la stava dormendo della grossa, se non fossero caduti (due volte) Remco Evenepoel e Primoz Roglic a un paio di chilometri dal traguardo senza così perdere nemmeno un secondo in classifica dove occupano ancora il secondo e il quinto posto. Ammaccandosi un po’ e semmai incazzandosi moltissimo.

Non so se Massimo Zanetti segua ancora questa noiosa corsa che anche a me favorisce la pennichella quotidiana. Forse anche no. Di sicuro il prossimo anno non sponsorizzerà però più la Trek-Segafredo dove non pedala nessun italiano ed il capitano della squadra è il danese Pedersen ieri giusto centesimo in classifica pure lui staccato di una buona mezzoretta dallo sconosciuto vichingo che viene dal Circolo polare artico. E probabilmente nemmeno finanzierà più il giornale in rosa che ancora non capisco perché non si tinge di rosso fuoco come le scarpette della sua amatissima Armani. Un giorno magari anche vi spiegherò come funzionano le cose nella casa di Papà Urbano e di Mamma Rosa nella quale il basket di serie A2 per esempio è stato messo da tempo alla porta come ha fatto ieri Ettore Messi(n)a nei confronti dei due poveri vice di Sergio Scariolo nell’incontro bolognese con Citofonare LaMonica nonostante Andrea Diana avesse tutti i diritti di parteciparvi essendo capo-allenatore della Virtus quando Don Gel è alla guida dei campioni europei di Spagna. E comunque se Scariolo avesse una sacca e una sporta di ragioni per essere in collera con il commissioner degli arbitri, che pure ha riconosciuto con una settimana di (grave) ritardo che nella partita di Treviso, che è costata il primo posto nell’irregular season alla Segafredo in favore – caso strano – di Milano, Carmel(it)o Paternicò ha commesso un grosso errore a non fischiare lo sfondamento di Adrian Banks su Shengelia, non è – stavo dicendo – che Messina potesse accusare il collega della sua mancata partecipazione alla riunione sotto casa quando proprio lui, in occasione della SuperCoppa di Brescia, se ne è rimasto a letto tutta la mattina tra la semifinale e la finale disertando il consueto incontro degli allenatori con gli arbitri d’inizio campionato soltanto perché la sera prima aveva perso ai supplementari (64-72) con le vu nere. E quindi senza alcun valido e dichiarato motivo. O forse non gli erano piaciuti Rossi, Attard e Giovannetti, soprattutto Beniamino Attard da Siracusa, l’unico che quest’anno ha trovato il coraggio di cacciarlo dal parquet?

Siccome sono un inguaribile mattacchione ancora a 73 anni, quasi 74, mi piacerebbe assai che domenica, in gara uno dei playoff tricolori, lo stesso cavalier Lamonica insieme a Marco Giansanti designassero Paternicò a dirigere il primo quarto con Brindisi per divertirmi a vedere come il palasport della Fiera di Bologna avrebbe accolto il fischietto di Enna. Ma siccome nella federazione di Giannino Petrucci solamente Gianmarco P(r)ozzecco può divertirsi a ridere e scherzare, insomma a fare il pagliaccio, mi sa tanto che Carmelito non arbitrerà nessuna delle finali se queste dovessero essere tra Armani e Segafredo come tutti pensano. Sarebbe troppo sfacciato e comunque meditate, fischietti d’Italia, meditate: a sfavorire Bologna virtussina non sempre si fa un affare. Anche se lo si sa benissimo dai piani alti sino agli scantinati del Palazzo chi è stato destinato a vincere con la massima discrezione lo scudetto della terza stella. Borys Ryzhyc docet. O forse vi siete già dimenticati dell’arbitro ucraino, amico del Messi(n)a, che un anno fa fece una toccata e fuga nel Bel Paese passando per la Segafredo Arena?

Mi sono per l’ennesima volta perso in un mare di discorsi che non erano proprio quelli che mi ero ripromesso di fare e adesso chi si sveglia domattina che devo andare in palestra e poi da Luciano per il classico messaggio del giovedì a Mirano? Veniamoci allora incontro: domani mi occuperò meglio dell’A2 alla quale in verità ho già dedicato mezzo pomeriggio d’intense telefonate e per il momento accontentatevi degli accoppiamenti dei playoff che prenderanno il via sabato e che sono stati accuratamente trascurati dal quotidiano sportivo di Cairo. Non perché per caso era stata richiesta una mancetta che invece non è mai arrivata? A pensar male, non mi ricordo più chi lo disse, ma non ho voglia adesso di pensarci, a volte ci s’azzecca. Girone d’oro: Forlì-Chiusi, Udine-Cividale (un derby tutto da vedere), Cento-Fortitudo Bologna e Cremona-Agrigento. Girone d’argento: Treviglio-Rimini, Torino-Urania Milano, Pistoia-Piacenza e Cantù-Nardò. La prima di ogni raggruppamento salirà in serie A al posto delle retrocesse Verona e Trieste e non di Varese come sarebbe stato sacrosanto. Quarti, semifinali e finali al meglio delle cinque partite. Le favorite sono Forlì e Udine da una parte, Treviglio e Cantù dall’altra. Ma già sin d’ora si meritano un plauso il Cividale del caro Pilla Pillastrini neopromosso dalla serie B e la Forlì di Antimo Martino numero 1 a sorpresa nella griglia di partenza. Nonché Franco Ciani con Torino del quale ho sempre avuto una stima incondizionata. In più ai playoff della B già dedico per il momento la foto di copertina del pezzo con il mio Basket Mestre sponsorizzato Gemini e allenato dal buon Cece Ciocca che non giocava al Taliercio dal secolo scorso e che domenica affronterà la nobile Pielle della Livorno portuale che l’amico Mauro Di Vincenzo fece grande. D’accordo, se ne riparla. Ho deciso infatti che di qui alla quarta o alla quinta o alla sesta o alla settima finale-scudetto scriverò quasi ogni giorno sul mio blog. Perché altrimenti chi ve le racconta la verità dei fatti e misfatti ignorata pure ieri dai giornalisti lecca-lecca che s’accontentano di poco? Magari un pranzo da Venanzio nel Varesotto ovviamente offerto dai potenti-prepotenti e premiato per i loro silenzi? Anche a costo di perdere, come mi è successo stasera dopo cena, la diretta del superderby di San Siro.

Tranquilli, Inter-Milan o Milan-Inter, fa lo stesso, non l’avrei vista comunque perché da questo calcio dei Ceferin e dei Gravina, pappa e ciccia, legati dall’odio in comune per la Juve, mi voglio disintossicare. E non lo dico tanto per dire. Dal momento che domani magari sapete cosa faccio? Mi guardo la registrazione di Atalanta-Juventus che mi sembra si sia giocata domenica scorsa a mezzogiorno e di cui ignoro ancora il risultato. Non mi credete? Fate pure a meno. Ma va. Ma dai. Come direbbe Fiorello. Non hai letto la Gazzetta? Ve lo ripeto per l’ultima volta: la Gazzetta io la sfoglio come oggi dalla 56esima alla 40esima pagina e poi la butto nel cestino. Come faccio con la palla di cui vi devo raccontare ancora un paio di cosette. 1. Massimo Zanetti forse non lo sa, ma Petrucci, col quale deve aver fatto pace in occasione della finale tricolore delle belle donne della Segafredo e della Famila di Schio campione d’Italia, grazie anche all’intermediziane di Pier Ferdinando Casini, ha proposto a Giovanni Malagò di conferire per meriti sportivi al patron della Virtus il collare d’oro che è la massima tra le onorificenze del Coni. Gatta ci cova. E difatti io, al posto del Re del caffè, direi al presidentissimo federale: “Grazie mille per il gentile pensiero, caro Giannino, ma magari riparliamone dopo le finali scudetto che non vorrei andassero come l’anno passato”. 2. Pietro Basciano, che non è più il buon presidente di Trapani ma sempre della Lega nazionale di pallacanestro (Lnp), ha proposto alla Federbasket di chiudere il “vergognoso” mercato di A2 almeno un mese prima dell’inizio dei playoff. Così mi piace. E così Adrian Banks non avrebbe potuto andare a giocare adesso per la Fortitudo o David Logan per Cantù. Ed Emanuel Terry da Trieste non sarebbe passato oggi a Udine. Che per un giuliano doc deve essere stato oltre tutto già un terribile affronto. A domani…