Il sesto uomo dell’Armani: Paternicò o l’arbitro ucraino?

Bologna - Bursaspor

Dallo 0-2 non ci si salva. Questo stavo scrivendo ieri dopo la pennichella alla quale non rinuncio nemmeno se viene giù il mondo. E ho riacceso il cellulare che spengo proprio per godermi quella magnifica oretta pomeridiana di riposo. Quando quel mondo (della palla nel cesto) mi si è davvero rovesciato addosso. All’improvviso. Anche spaventandomi e non poco. Uno squillo sfrenato di telefonino dietro l’altro. “Hai sentito?”. Cosa? “Petrucci ha licenziato in quattro e quattr’otto Sacchetti. Chi l’avrebbe mai detto?”. Io, tre giorni fa. E l’ho pure scritto sul mio blog. “Sì, sì, l’ho letto. Ma mi raccomando: non dirglielo”. A chi? Cosa? “Che ti leggo”. Perché mai? “Perché Petrucci è il primo che racconta in giro che non ti legge lasciando capire che gli farebbe piacere se anch’io e tutti facessero altrettanto”. Ma sono così pestifero e pericoloso? “Molto peggio”. Forse perché conosco Giannino da quand’era piccolo. “Ma cosa dici? Petrucci ha quattro anni più di te”. Esatto: ne compirà 77 il prossimo 19 luglio e sarà il nostro caro presidente federale almeno sino a quando non ne avrà 81. Ma non s’addormenterà mai vedendo una partita come è successo domenica a Silvio Berlusconi. Così come non me lo vedo fuori dal basket, in pantofole, prima delle Olimpiadi del 2028 a Los Angeles. Quando finalmente potrà realizzare il suo sogno: essere commissario tecnico della nazionale azzurra. Scommettiamo? “Hai voglia di prendermi in giro?”. Neanche per idea. A giorni del resto comunicherà a Pozzecco la lista dei convocati per i prossimi Europei nella quale includerà senz’altro Datome e Belinelli che MaraMeo avrebbe invece lasciato a casa.

Dici?”. Ma allora è proprio vero che nessuno mi legge? Eppure il titolo del mio pezzo di venerdì non lasciava il minimo dubbio: “Per una volta sto con Sacchetti che non piace più a Petrucci”. E non solo: nell’articolo ho poi anche spiegato le ragioni per le quali avevo straordinariamente preso la difesa di quel finto “cado dalle nuvole” di Sacchetti di fronte ad un divorzio però ingiustificato e intempestivo quanto ormai scontatissimo: “Giannino ha dichiarato l’altro giorno che in nazionale non esistono simpatie o antipatie perché, se uno pensa che ci siano antipatie, quel qualcuno si deve fare subito da parte. E se quel qualcuno è MaraMeo, come lo capirebbe anche un asino, deve dimettersi ancor prima degli Europei: chiaro?”. Come no? Ed infatti, non avendo Sacchetti la minima intenzione di tirarsi da parte, ci ha pensato Giannino a dargli un bel calcio sul sedere come avrebbe già fatto molto volentieri a luglio della scorsa estate se l’Italia dei miracoli non avesse vinto a Belgrado 102-95 con la Serbia e si fosse qualificata per Tokyo.  “Insomma mi dai dell’asino?”. Sì e non solo a te. Per non dir di peggio. Perché non fate nemmeno la fatica di interpretare il Petrucci-pensiero, che non è l’oracolo di Delfi, abituati come siete a ricevere le sue veline e a copiarle di sana pianta. Mentre io, ti dicevo, lo conosco sin da piccolo, cioè all’inizio della sua brillante carriera di politico sportivo emergente cresciuto alla scuola di Giulio Andreotti, che oggi per la verità si rivolterebbe nella tomba, quando era semplicemente il segretario della Federbasket. Parlo del 1985, una vita fa. Ebbene gli riuscì di mandar via il mio amato cittì, Sandro Gamba, oro a Nantes ’83, poco prima dell’Europeo di Stoccarda, dove pure conquistammo la medaglia di bronzo battendo all’overtime la Spagna, sostituendolo con Valerio Bianchini. “Quindi quel vizietto del golpe non l’hai mai perso?”. Mai. Anche se l’ho sempre sgamato in anticipo. “Eppure siete rimasti amici”. Certo e ci vogliamo pure bene. Lasciando fuori dalla porta però la pallacanestro. Della quale abbiamo un’idea completamente diversa. Anche se Giannino cambia la strategia più delle stagioni e almeno dieci volte all’anno.

Ad autunno pendeva ancora dalle labbra del Messi(n)a al quale avrebbe voluto riconsegnare, nonostante la tragedia di Torino 2018 e la figuraccia con la Croazia, l’Italia del dopo Sacchetti, mentre da febbraio racconta agli amici d’aver rotto completamente con lui, o quasi, dopo che il president-coach dell’Armani non gli aveva girato Melli, Datome e nemmeno Ricci per il torneo di qualificazione ai Mondiali e gli azzurri sono riusciti a prenderle persino dall’Islanda. “E l’idea del Poz cittì come gli è venuta?”. Credo dopo un colpo di sole o forse al circo Togni. Ovviamente scherzo. Perché questo, non dimenticartelo, è un blog di satira. “E per questo a volte la gente non ti dà bada”. La gente sciocca. Perché la satira nasconde spesso verità scomode che solo l’intelligenza riesce a scoprirle. Come quella di Ettore che ha rinunciato all’azzurro per un contratto d’altri due anni a Milano proponendo proprio in nazionale Gianmanrco P(r)ozzecco di cui si era già da un pezzo stancato. “Or dunque Giannino ha alla fin fine accontentato Messina?”. L’ho pensato anch’io però forse sbagliando. Capita. Il capolavoro l’ha firmato semmai Virginio Bernardi, il suo manager, che prima ha rifilato Pozzecco a Messina e poi a Petrucci. Da autentico numero uno. Come Dan Peterson che stamattina mi ha telefonato sconcertato. Mentre Valerio, il grande Vate, postava su Facebook: “Spero che Pozzecco se la cavi ma nominare coach della nazionale un quasi debuttante senza di rilievo mi sembra un grave vulnus per la categoria degli allenatori italiani”. Applausi. Non senza l’avvallo e l’appoggio silenzioso di Salvatore Trainotti, in uscita da Trento e ultimo occhio destro di Giannino. “Però almeno il basket è tornato in prima pagina”. Sì, è vero, su Tuttosport che ha titolato: “Petrucci choc caccia Sacchetti”. Ma non è che ci abbia fatto una gran bella figura. Anzi. Come gli influencer Gianluca Vacchi o Chiara Nasti, due milioni di follower, che più in basso di così non potevano cadere. Ma soprattutto Pozzecco è stato preferito a Walter De Raffaele e solo questa per il presidente federale e il suo vice, Federico Casarin, doveva essere considerata una scelta infelice oltre che imbarazzante. “E i giornali di Cairo cosa han scritto?”. Aria fritta. O ti aspettavi forse che attaccassero Petrucci? Per piacere: forse vedi troppi film di fantascienza. E comunque l’ho già fatta troppo lunga per i miei gusti e per una faccenda più vergognosa che grottesca e almeno per me vecchia come il cucco e per nulla sorprendente. Dunque dico stop alle telefonate. Tornando a quel che da ieri pomeriggio volevo dire e non mi avete dato il tempo di farlo.

Dallo 0-2 non ci si salva più. Questo stavo scrivendo parlando di semifinali dei playoff e difatti le due gare 3 mi hanno dato subito ragione con le eliminazioni senza storia di Tortona e Sassari per 3-0 nel giro di sole ventiquattr’ore. Che escono a testa alta ed è vero. Che sono state bravissime, ma non erano da corsa per il titolo come anche la deludentissima Reyer del disaffezionato Brugnaro e pure di questo non ditemi che non vi avevo avvertito. Dunque da mercoledì, oggi otto, la Virtus Bologna e l’Olimpia Milano si sfideranno per la più avvincente possibile delle finali scudetti. Che merita, poche storie, la diretta televisiva sulle reti ammiraglia della Rai. Piaccia o non piaccia ad Alessandra De Stefano, il direttore dello sport di Saxa Rubra, patita del Ghiro d’Italia come il suo predecessore, Auro Bulbarelli, che non era tanto peggio di lei. Il calcio è in vacanza. Pure le nazionali di pallavolo, per carità di Dio, potranno avere il loro spazio. Eccessivo dal mio punto di vista, ma posso sempre sbagliarmi e chiedo comunque scusa. Sugli ascolti e l’audience garantisco invece: saranno molto alti. Almeno il triplo di quelli ridicoli che possono offrire abitualmente Raisport o Eurosport o in futuro DMax e Canale 20. Per piacere! Si trovi solo un accordo con la Lega d’Umberto Gandini sugli orari del salto della palla a due e si promuovi come si deve l’evento. Facciano pressioni sulla tv di Stato anche il Coni e i politici se sarà il caso. Sperando di no, ma non si sa mai. Cominciando dal primo duello alla Segafredo Arena (nella foto), un impianto da diecimila spettatori con tutti i confort del caso, nel cuore della Fiera di Bologna, che sarà sold out come lo è stato per la finale d’EuroCup vinta dalle Vu nere sul Bursaspor. Un incasso tra biglietteria e merchandising che si è avvicinato al milione di euro. Con il quale la Virtus si è praticamente pagato l’ingaggio di Hackett e Shengelia per questo fine stagione. E poi qualcuno ha avuto ancora il coraggio di storcere il naso quando ho affermato con assoluta certezza che Luca Baraldi è stato di gran lunga il miglior dirigente dell’anno.

Ora non so qual sia la squadra favorita per vincere questo scudetto al meglio delle sette partite come dicono quelli che parlano bene. Probabilmente l’Armani per il suo budget che è il più alto d’Europa e per la sua voglia di riscatto dopo il cappotto di 4-0 che nel giugno scorso gli ha infilato addosso impietosamente la squadra di Sasha Djordjevic, un altro che avrebbe fatto ad hoc per sostituire Sacchetti in nazionale, come del resto Gas Gas Trinchieri, che però sta qui, diciamo sul gozzo, a Giannino. Ma avremo una settimana di tempo per parlarne. Come del resto sul peso che avranno gli arbitraggi nelle finali. Dove mi sembra che Ettore Messina si sia mosso in tempo e a suo modo bene. Soprattutto per la prossima stagione quando il presidente degli arbitri sarà Gigi Citofonare LaMonica con Marco Giansanti designatore: un’operazione che il presidente degli allenatori stava portando avanti in federazione da oltre un anno; un’altra news che vi ho anticipato da almeno un mese e attende solo l’ufficialità del caso. Però credo che non vi sia sfuggito, anche se nessun giornalone per sbaglio ne ha fatto parola, di qualche fischio scientifico di Carmelo Paternicò che ha fatto discutere già nella seconda semifinale tra Milano e Sassari. Quando ha punito con due falli molto timidi di Bilan e Bendzius in attacco nel terzo quarto una Dinamo in vantaggio di cinque e sei punti su l’Armani. Pierino Bucchi che è un signore non ha fatto polemica, ma ha lasciato il Forum senza rilasciare un solo commento sulla partita. Mentre stasera alla fine del primo tempo Pallino Sardara non le ha mandate certo a dire al primo arbitro, l’ucraino Borys Ryzhyk, grande estimatore di Ettore Messi(n)a. Il quale in fuga da Kiev è stato ospitato nel Bel Paese per dirigere probabilmente anche un paio di finali tricolori. Preferito ai nostri tristi fischietti. Che l’hanno presa davvero molto male. Al di là della solidarietà cristiana e senza metterci malafede. Sia chiaro. Men che meno da parte mia.