Le lacrime della Gazzetta intertriste e l’odio per Allegri

mancheste

Oggi non potevo non comprare la Gazzetta. Anche se forse sarà l’ultima volta che lo faccio. Immaginando il suo scomposto dolore per la sconfitta dell’Intertriste ieri sera in Champions tra i minareti di Istanbul e le feste dei tifosi del Manchester City. Ventisei pagine di disperazione e lacrime che posso anche comprendere, ma che non so dire se siano pure giustificate avendo preferito vedere un filmetto in televisione sul Raiuno “Sei mai stata sulla luna?” di Paolo Genovese che mi è sembrato carino e che comunque mi ha rilassato. Come chiedo io al cinema detestando invece le mattonate proposte dai critici austeri e pesanti che se la tirano più di Federico Buffa e Federico Ferri o di Bombolone Condò e Ciccioblack Tranquillo. Con Raoul Bova e la splendida Liz Solari, di cui ho preso subito una tremenda cotta. Andando per la verità a sbirciare di tanto in tanto, soprattutto durante le pause pubblicitarie, il risultato della partita e sperando ogni volta che i ragazzi del Pep Guardiola, in costante proiezione offensiva, avessero finalmente scardinato con un gol il catenaccio dei bauscioni sostenuti a gran voce su Sky da Fabio Caressa (che non è un calesse) o su Canale 5 da Riccardo Trevisani (che non è un bianconero) in gara tra loro a chi fosse il più grande tifoso riconosciuto della Beneamata cinese sulla faccia della terra.

Vi dirò di più. Ho anche temuto sino alla magnifica rete del grande Rodri di piatto destro che la Coppa con le orecchie fosse maledetta per il City come lo è per la Juventus quando Kevin De Bruyne, il migliore nel suo ruolo in Europa se non al mondo, ha dovuto abbandonare il terreno di gioco sul finire del primo tempo e ho avvertito nella telecronaca di Caressa con lo Zio Bergomi un compiacimento neanche sottile, e semmai mal celato, per l’infortunio toccato al fuoriclasse belga. Meglio così. Piuttosto che ipocriti e farisei come i giornalisti che pur non tifando per l’insopportabile squadra di Zhang, che nemmeno nomino tanto fastidio provo per lei da quarant’anni, cioè da quando i suoi ultrà mi minacciarono di bruciarmi la casa, si sono ugualmente disperati per la traversa di Dimarco o per il goffo colpo di testa ravvicinato di Lukaku addosso a Ederson. Nei pub e per la strada, nelle locande e in piazza, chi non è nerazzurro ha invece gioito, e pure chiassosamente, per la prima Champions vinta dagli Citizens di Manchester. Mentre il giornale sportivo di Urbano Cairo no: non ha proprio giustificazioni di sorta il suo sconforto che nasce soprattutto dal livore per la Juve del suo presidente granata che le coppe europee le vede sempre con il binocolo e allora s’è incapricciato di Simonetta Inzaghi e dei suoi giovanotti.

Il primo foglio rosa: “L’Inter gioca alla pari (e non è vero, ndr): lacrime da campioni”. Quali? Lo scudetto l’ha vinto il Napoli o forse mi sbaglio? “Inzaghi: i ragazzi sono stati grandiosi”. Meno male. Il rompi pallone di Gene Gnocchi che non ha mai offerto un caffè a nessuno in vita sua ed è rossonero da quello che ne so io: “Allegri, maxi offerta dall’Arabia. Gli sceicchi: Noi non spendiamo un centesimo, sono tutte donazioni di tifosi juventini”. Ma chi gliela ha raccontata questa scemenza che oltre tutto non fa ridere nemmeno i polli e non fa piangere dopo pranzo nemmeno i coccodrilli? Lo juventino che detesta infatti l’Acciuga livornese, due finali di Champions e cinque scudetti di fila, oltre a due Supercoppe italiane e quattro Coppe Italia, gli stessi punti in classifica quest’anno dei nerazzurri nonostante tutti gli infortuni passati e le malegrazie che gli hanno fatto, è un bastardo che con la Signora degli Agnelli (e non di Elkann) non ha proprio nulla a che vedere.

Uno strazio continuo e un titolone che prende tutta pagina due e tre: “Inter, che rabbia”. Le pagelle: “Il marziano è Acerbi”. Sette ad Inzaghi e pure a Dimarco “che fatto tremare gli inglesi”. E meno male (e per fortuna) che hanno perso. Cinque a Calhanoglu, l’ex del Milan, e al povero Lukaku. Solo sei e mezzo a Guardiola che pure ha vinto la sua terza Champions da allenatore. Lo spogliatoio: “Perdere così fa male: sarebbe stato meno doloroso se ci fossero passati sopra”. Con cosa? Con carro armato o con autoarticolato? “La delusione dei 45 mila al Meazza: tanta amarezza e tanti applausi”. Inzaghi, la notte dei rimpianti: “Peccato, siamo stati grandiosi”. Ma anche: “Simone normalizza il City: il capolavoro tattico è suo”. Davvero? L’orgoglio di Zhang: “Altro che sfavoriti. Noi alla loro altezza”. Ma parla sul serio? Andrea Di Caro, vicedirettore: “Rabbia e orgoglio: onore all’Inter”. Evviva!

Però il top me l’ha regalato Luigi Garlando, la prima firma del quotidiano in rosa che farebbe prima a tingersi d’azzurro con le righe nere, con la cronaca della partita che ha cominciato così: “Forse era meglio subire la goleada che probabilmente l’Inter ha temuto dopo aver visto il Machester City demolire il Real Madrid in semifinale, perché così fa tanto male…”. Sul serio? Ma anche con un pistolotto a pagina 25 nel quale non poteva non attaccare pure oggi la Juve che non gli ha regalato un biglietto per la fidanzata in tribuna e Max Allegri che non è andato via da Torino come lui avrebbe voluto e che adesso spinge verso l’Arabia Saudita da Ronaldo. Prendendosela persino con il povero Moise Kean per una vecchia storia: “Un ricco bambinone viziato che lascia il ritiro dell’Under 21 perché s’annoia e non sente motivazioni forti”. Il bello è che Garlando scrive anche libri per bambini. Ai quali vieterei di regalarli anche se sfortunatamente fossero nati nerazzurri.

Lo ripeto: la finale di Istanbul, che in italiano si dovrebbe scrivere con la emme davanti alla bi (Istambul) ma mi segna errore in rosso, non l’ho vista se non a spizzichi e bocconi e quindi dovrei stare solo zitto. Però mi fa pensare se anche Maurizio Crosetti nel suo incipit su Repubblica di Elkann ha scritto: “Arrampicarsi quasi in cima all’impossibile e fermarsi lì, a tre millimetri. Un destino crudele per l’Inter che è andata assai vicina al suo grande sogno: aveva chiuso la gabbia per quasi 70 minuti, poi si è distratta un attimo, uno soltanto, ed è stata divorata”. Evidentemente chi fa catenaccio per oltre trequarti di partita alla Paron Rocco andrebbe nel 2023 ancora premiato. Mentre chi tenta di dar spettacolo come ci ha provato il City dello sceicco Mansour anche ieri sera non avrebbe meritato di conquistare la Champions come è già successo due anni fa a Guardiola contro il Chelsea e alla Juventus in ben sette finali. Mi spiace, ma non ci sto. E difatti, al di là delle falsità, lo ammetto: non mi è dispiaciuto che la Beneamta della Gazzetta e dei giornalisti benpensanti sia caduta ai piedi degli Citizens di Manchester. Anche perché Dio esiste e non è di certo nerazzurro.

Ps: oggi niente palla nel cestino. Ho vinto quaranta pizze per scommessa alla sconfitta dei bravi ragazzi d’Inzaghi e le voglio stasera festeggiare. Dopo il MotoGp del Mugello, che quella splendida creatura di Pecco Bagnaia non poteva perdere, ho del resto la finale del Roland Garros tra Djokovic e Ruud che mi sono registrato e che mi voglio assolutamente gustare game dopo game. Prima di gara 2 tra Armani e Segafredo alle 18. Arrivederci quindi a domani. E, se siete intertristi, mandatemi pure a quel paese. Stavolta ve lo concedo. Come faccio io ogni giorno con quelli che odiano e perseguitano da lustri la Juventus. Senza dimenticare che alle 23 c’è la finale del Mondiale Under 20 tra l’Italia e l’Uruguay su Raidue. Mi raccomando: non facciamo scherzi, cari azzurrini di Carmine Nunziata.