Caso Stone: Charlotte lo corteggia in barba alla Reyer

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Magari non mi sono spiegato bene, o magari non vi dico sempre tutto, ma che il basket italiano mi avesse nauseato dopo lo splendido scudetto della Reyer, e mi avesse fatto venire il latte alle ginocchia, forse l’ha capito, o almeno lo spero, persino la mucca alla quale il padrone della malga si siede con lo sgabello affianco e il secchio del latte tra le gambe. E quotidianamente la munge, al limite della pazienza, finché il livello del latte non gli arriva giusto alle ginocchia. Un mese esatto, dal 30 giugno al 31 luglio, è durato il mio piacevole silenzio-stampa. Nel frattempo non è successo niente di così clamoroso che non vi avessi già raccontato o che fosse stato difficile da prevedere. Milano ha risolto il contratto con Alessandro Gentile e quanto gli abbia dato poco m’interessa. Un uccellino mi ha cinguettato mezzo milione d’euro, però non mi meraviglierei se Livi(d)o Proli avesse scucito qualche soldino in più al figlio di Nando e Maria Vittoria che ha raggiunto il fratello maggiore e Pietro il grande Aradori alla Segafredo di BolognaDove sappiamo tutti ormai chi comanda, ma nessuno lo dice perché ha paura che l’abile Gabibbo di Ragusa poi gli faccia una brutta scenataccia. Venezia ha perso sia Filloy che Ejim come in tempi non sospetti avevo preannunciato a Casarin, ma il mio caro Pesciolino, ora non più solo rosso ma tricolore, non ha abboccato all’amo dell’agente esoso e li ha sostituiti con De Nicolao e Orelik non escludendo che nel cambio non ci abbia guadagnato pure Ray Ban De Raffaele. Il quale più di MaraMeo Sacchetti magari si sarebbe anche meritato uno squillo di telefono da Ettore Messina, ma questo è un discorso che abbiamo tutta un’estate davanti per affrontare insieme. Di sicuro, semmai, la prossima volta in cui vedrò ancora un giocatore che si batte il petto e offre il cuore ai suoi tifosi e poi sale a cavalcioni sul canestro per festeggiare lo scudetto, come ha fatto a Trento qualcuno, di cui non ricordo più il nome, vi autorizzo a sparargli con una cerbottana mirando diritto in mezzo agli occhi. A tal proposito credo d’essere pure autorizzato a pensare che prima o poi anche Avellino diventerà campione d’Italia. Dal momento che ha più soldi (da spendere) di Napoleone Brugnaro, Pino Sacripantibus ha giustamente il dente avvelenato, Ragland è un’ira di dio ma faceva troppo spesso le ore piccole all’osteria da Rinaldo in campo assieme a Cynar e a Sancho Pancia, Fitipaldo è un signor acquisto dal Galatasaray, ma mi sa tanto che Ariel dovrà aspettare come minimo quattro anni per rivincere lo scudetto. Visto che i prossimi tre, vi piaccia o non vi piaccia, saranno vinti dall’Armani. A meno che Re Giorgio non si stufi anzitempo o Proli non prolunghi d’altre due stagioni il contratto a Simone Pianigiani. Nel qual caso passerà un lustro prima che Filloy ci prenda tutti di nuovo per il naso. Ecco, è questo che proprio non sopporto. Cioè che mi si racconti una cosa per un’altra. E allora mi viene la nausea e do di stomaco. Piuttosto preferisco che non mi si dica niente. Come ha fatto il Pesciolino bianco rosso e verde che mi ha nascosto parte della verità su Julyan Stone. Che per carità è un caso molto delicato. E quindi capisco la riservatezza di Federico. Il ballerino della Virginia ha infatti da un paio di mesi il padre molto malato, ma lo era anche tre settimane fa. Quando Stone ha firmato un ricco biennale con la Reyer. Okay, va bene, ha avuto un rimorso di coscienza. Però si deve anche sapere (e guai se l’Anonimo veneziano del Gazzettino mi copia anche questa ghiotta notizia), che nel frattempo una delle trenta squadre della Nba, per l’esattezza Charlotte, gli ha pure offerto un pari (o quasi) contratto di un paio d’anni. Di più: 1. la metropoli del North Carolina non dista più d’un’ora d’aereo dalla clinica di Washington dove è ricoverato il padre di Julyan; 2. il sindaco di Venezia avrà tutti i difetti di questo mondo ma è sensibile a queste cose e ha un cuore d’oro, 3. gli Hornets pungono le ambizioni di Stone che in laguna sta molto bene ma tra i pro Usa se la passerebbe ancora meglio. Insomma è facile ipotizzare che Casarin dovrà ricominciare a guardarsi intorno e cercare una nuova guardia-play americana di valore. Bye bye boy. E arrivederci a domani. Quando vi confesserò anche come la penso dell’altro caso del giorno: Paperoga Crespi allenatore della nazionale azzurra femminile al posto del povero Andrea Capobianco. Un altro silurato da Ettore Messina. Consenziente Giannino Petrucci. E ho già detto tutto. Forse anche troppo.