Il derby che nessuno sognava: Fortitudo-Virtus in A2

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La stagione dei playoff adesso è davvero finita. Con la promozione di Brescia in serie A. Ma se mi chiedete da dove cominciare sono davvero imbarazzato. Come quel giornalista della Stampa che rifiutò il Rolex in regalo dalla Ferrari. Lei mi mette in serio imbarazzo, disse alla hostess che glielo offriva. La prego, insistette la ragazza molto generosa. Vede, io a casa ho due figli, precisò lui, e non vorrei fare un torto a uno dei due. Insomma, per farla breve, l’hostess aprì il cofanetto e gli donò un secondo Rolex. Non mi credete? Fate a meno. Eppure le cose sono andate proprio come ve le ho raccontante. Non ricomincio allora dai caroselli d’auto dei tifosi virtussini nella calda notte dell’estate bolognese intorno al Paladozza per festeggiare la vittoria del Brescit. Carina per la verità anche questa: vedi foto. Ma da un sms che l’amico Tatta-tira Iannacci mi ha spedito un minuto dopo l’83-59 di gara 5 di Montichiari: “La Fortitudo ha preannunciato reclamo in Fip: a Montichiari hanno fatto entrare i tifosi venuti da Bologna, ma non la squadra”. In effetti non c’è stata partita dall’8-0 firmato tutto Mirza Alibegovic, figlio degenere del grande Teo. Come Alessandro Iannacci che coraggiosamente tifa Virtus pur sapendo di dover per questo rinunciare all’eredità di papà Tatta-tira. Il quale ha accettato la sconfitta con lo spirito che dovrebbe sempre dividere Basket City. Cioè la Bologna della Fossa dei leoni da quella delle Vu nere. Chi la fa, l’aspetti. Anche i fortitudini del resto la notte del 4 maggio scorso fecero festa per le strade e in piazza Azzarita aspettando il ritorno della squadra di Monti e Valli di lacrime da Reggio Emilia. Dove le riuscì l’impresa di retrocedere in A2. E così dopo sette anni ci sarà di nuovo il derby delle Due Torri: un duello decisamente in tono minore che in verità a Bologna nessuno sognava. Dal momento che, al di là delle chiacchiere e delle bugie, entrambe le società, pur non passandosela troppo bene, avrebbero voluto giocare nella massima serie senza l’altra tra i piedi. O forse la Virtus spera ancora sul serio che la Juve Caserta col nuovo marchio Ferrarelle alla fin fine non trovi i 250 mila euro di fidejussione per iscriversi alla serie A della prossima stagione? Raccontatemene per favore un’altra che magari anche vi credo. Ma non importa. E’ la guerra degli sfottò tra le due tifoserie che mi affascina e mi attizzerà più di quella che sul parquet presto nascerà tra Matteo Boniciolli e Alessandro Ramagli. Il quale ci ha anche provato un mese fa a smentire la (mia) notizia che lo voleva seduto da settembre sulla panchina della Vu nere. Eppure avrebbe dovuto saperlo che a Siena avrebbero creduto più a me che a lui. E così almeno si sarebbe risparmiato un’ennesima brutta figura. Che non ha evitato neanche Fiorello Gaetano Laguardia, il vice di Giannino Petrucci in federazione, che ieri sera, in merito alla possibilità che tra un anno le promozioni dalla A2 possano essere due, come sarebbe sempre tempo e ora, ha confessato alla elegantissima Ilaria Capponi: “Siamo ormai al capolinea”. Forse voleva dire: “Siamo in dirittura d’arrivo”, ma non importa: basta in fondo capirsi. E piuttosto mi piacerebbe arrivare a capire anche cosa farà da grande Pietro Basciano che ha un piede almeno in tre scarpe: è presidente della fondazione Virtus Bologna e della Pallacanestro Trapani oltre che della Lega nazionale e quindi anche delle trentadue squadre di A2 tra le quali per l’appunto la Virtus e Trapani. Vogliamo parlarne? Ma no: c’è molto di meglio in giro per l’Italia. Per esempio Il bello della Diletta, come mi suggerisce Lorenzaccio Sani. Che in pochi sanno che è di Mestre e ha un figlio per (sua) fortuna fortitudino. Di Diletta Leotta si diceva. La bombastica conduttrice di Sky, come la definisce Dagospia, ha un fidanzato che lei invano ha tentato di nascondere, come il suo metro e mezzo d’altezza senza il tacco 20, ma che tutti conoscono da mesi e mesi: è il potentissimo Matteo Mammì che nella tivù di Murdoch ha resuscitato i morti viventi. Da Marinella Marianella a Ciccioblack Tranquillo. Che nessuno poteva più vedere, ma che è stato visto proprio nella notte sui gradoni del Paladozza mentre sventolava il bandierone bianconero assieme a Andrea Bassani, Walter Fuochi e Ettore il Messi(n)a. Al quale non era proprio andato giù il vecchio coretto che quelli della Fossa gli avevano di nuovo indelicatamente dedicato martedì sera: “E piangi un po’, eh eh, e piangi un po’, eh eh, su dai Messina piangi un po’”. Come ai tempi d’oro di Alfredo Alfredo Cazzola e dell’emiro Seragnoli.