Arcidiacono agli Spurs e non in azzurro con Messina

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Fa caldo. Oggi più di ieri. Un caldo esagerato. E quindi non ve la voglio fare troppo lunga e pesante, però di cosa stiamo parlando se Clemente Mastella è stato eletto con i voti di Beppe Grillo sindaco di Benevento? Che forse dovremmo tornare a chiamarla Maleventum come ai tempi dei sanniti. Non so invece quale fine possa fare un sottomarino. Affondare no perché semmai s’inabissa. E comunque il mio è stato trombato, e parecchio me ne dispiace, al ballottaggio per la poltrona di primo cittadino di Brindisi. Fernando SottoMarino fu messo a capo della Legabasket dal Livi(d)o Proli che poi è stato il primo a scaricarlo. Nemmeno questo dovreste dimenticarlo quando il presidente più contestato della storia dell’Olimpia prende anche le distanze dagli altri quindici club della serie A e li snobba dicendo per la verità una sacrosanta verità: “Tanto io gioco in EuroLega e Bau Bau Mann non mi morde, mentre Giannino vi lega tutti alla catena, come cani randagi, proibendovi anche d’abbaiare”. Dio mio, che caldo: pure stando fermi si suda. E chi si muove? Marco Belinelli per esempio che ha trovato stanotte la sua settima squadra nella Nba: dopo Golden State, Toronto, New Orleans, Chicago, San Antonio e Sacramento ora ci riprova a Charlotte con gli Hornets di Michael Jordan eliminati da Miami in gara 7 al primo turno degli ultimi playoff. Il ragazzo di San Giovanni in Persiceto, nonostante le brutte frequentazioni in Italia, è maturato e a trent’anni ha finalmente imparato a passare veloce la palla. Come piace a Ettore il Messi(n)a. Il basket non è infatti solo tiro a segno. Altrimenti andiamo tutti alle giostre e un pesciolino rosso anche lo vinciamo. A me piacerebbe invece vedere il mio compaesano qualche volta pure sorridere come ieri sera Max Chef Menetti su Sky a Euro Calciomercato – L’originale. Con gli ottimi Bonan, Di Marzio e Bucciantini. Però anche lo capisco il cittì: non è facile non essere angosciati avendo sempre al tuo fianco uno che ti chiama “Dottor Messina” e ti ricorda dalla mattina alla sera che lui si spara se non va a Rio de Janeiro. Dove ci sono stato tante volte e vi giuro che ci sono posti ancora più belli al mondo. E pure più freschi. Trentadue gradi all’ombra e neanche un alito di vento. Come faranno stasera a Montichiari? La Leonessa di Brescia contro la Fortitudo di Bologna per un ritorno gradito in serie A di una delle due. Mentre Valerio Bianchini, e non ne avevo dubbi, è d’accordo con me nell’assegnare a Matteo Boniciolli l’Oscar per il migliore time out dell’anno. Però adesso bisogna stabilire insieme anche quale. Quello nel quale domenica ha urlato: “So che siete stanchi, ma non me ne frega un cazzo. Ora hanno messo Totè e non vorrete mica che recuperino con Totè in campo?”. Oppure quello di martedì, sempre nel Paladozza infuocato, rivolgendosi a Matteo Montano: “Adesso questo è un momento in cui puoi fare un sottomano da solo contro tutti o una cagata con un tiro da tre dei tuoi del cazzo, ma io preferisco che li ammazziamo con la difesa e in contropiede sempre in cinque e di squadra”? Forse il secondo. Anche perché Leonardo Totè è di Negrar, in provincia di Verona, lo stesso paese natale di Matteo Manassero, compirà 19 anni l’otto di luglio ed è una promessa della pallacanestro azzurra di proprietà della Reyer. E ha l’unica colpa, povero, di giocare a Brescia. Farà molto caldo anche domani. Volevate l’estate? Ecco: è arrivata, ma ora non potete già odiarla e lamentarvi se vi dico che siete sempre i soliti incontentabili e ingrati. Io poi ho l’aria condizionata e starò tappato tutto il giorno in casa. Anche se mi sarebbe piaciuto andare a Bologna e non per vedere la sera la nazionale di Giannino Petrucci impegnata contro le Filippine che seguirò comunque in diretta su Sky Sport 2, ma per partecipare prima di mezzogiorno in cappella Farnese alla cerimonia d’ingresso nell’Italia Hall of Fame della nostra pallacanestro di tanti cari amici come Achille Canna, il braccio destro del grande avvocato Porelli, e soprattutto del meraviglioso, unico, Boscia Tanjevic. Ma non sono stato inviato e mica m’arrabbio perché lo capisco che sarei stato un ospite sgradito al Palazzo e indesiderato al presidente federale. Del resto sono fuori dal coro e ci resto. Né posso pretendere d’entrarvi solamente quando mi fa comodo. Nella vita le strade spesso si dividono. Come quelle di Tanjevic e Boniciolli. E anch’io, come il Boscia, vado avanti per la mia. A testa alta. Dispiacendomi solo che sia purtroppo una vita ingrata. Mentre Ryan Arcidiacono ha strappato nella notte un parzialmente garantito ai San Antonio Spurs e quindi, se due più due fa ancora quattro, non è stato Ettore il Messi(n)a a non volerlo come playmaker al preolimpico di Torino, ma qualcuno che a Roma si è dimenticato di fargli in ventiquattro mesi il passaporto italiano. Come vado raccontandovi da tempo e prendendomi da Giannino la patente del bastardo che non perde occasione di rinnovarmi di volta in volta.