Datome non ve l’ha raccontata giusta ma ha fatto bene

No, non è la BBC: Bassani, Bernardi, Chiabotti. Che si è inventata persino una convention per idolatrare Ciccioblack, il loro dio pagano in verità bianco che però prese il nero da Siena e da Messer Ferdinando Minucci. E non è neanche la Rai con gli ascolti pazzeschi del volley che hanno spappolato il fegato di Giannino Petrucci. Ma purtroppo Sky, che ultimamente sta perdendo consensi a rotta di collo, e i quattro biosiris: Mamoli, Pessina, Soragna e Tranquillo abbarbicati ieri sera sugli sgabelli prima di Italia-Polonia nel piccolo grande Madison di Bologna. Quattro spaventapasseri impagliati a bordo campo che si arrampicavano sugli specchi e non avevano più unghie. Dopo che si erano persi in un vicolo cieco dal quale non ne sarebbero più usciti se non fosse cominciata la partita e io, come sempre, non avessi tolto l’audio. In modo tale che almeno Ciccioblack e il nonno di Heidi potessero continuare a raccontarvi la storia della rava e della fava e di un basket azzurro sulle vette del mondo. Senza temere d’essere contraddetti da uno stupido pennivendolo di campagna che forse pensa che Biligha e il figlio del cittì siano due ottimi ragazzi, però bravi per arrampicarsi magari sull’albero della cuccagna, non per raggiungere la cima dell’Himalaya. Si erano imbarcati in un brutto discorso i quattro della Banda Osiris non sapendo da che parte stare: da quella di MaraMeo Sacchetti o di Danilo Gallinari? Entrambi sono due protetti dal capo e quindi? Li ho lasciati parlare e non li ho più badati, ma non è questo certamente il modo di fare comunicazione e soprattutto promozione alla nazionale se non sai nemmeno dire al cliente che ti paga l’abbonamento chi ha ragione e chi ha torto. Anche perché il presidente federale avrebbe in qualche modo sbrogliato la matassa se Mario Canfora, giornalista di Mamma Rosa e un altro della Banda, non si fosse messo in mezzo a faccende più grandi di lui e MaraMeo non avesse pianto sulla sua spalla. La colpa è comunque mia e me la prendo tutta: ho abbassato la guardia e ho lasciato che malinconicamente si rivedessero. Erano morti, pensavo, e mi sono sbagliato. Erano dilaniati al loro interno, credevo, e invece nella convention di Milano hanno cercato di compattarsi di nuovo. E allora sarà il caso di tirare subito il freno di emergenza e di fermare il treno prima che combinino nuovi disastri. Senza girarci troppo intorno e buttando giù entro la fine della settimana prossima l’elenco completo 2018-19 dei Banda Osiris (biosiris). Cominciando a svelare quali sono i loro veri obiettivi e come sono divisi uno dall’altro. Ad esempio Messina è contro Sacripanti o Sacchetti contro Paperoga Crespi che è in rotta con Marco Martelli che non voleva Sacripantibus alla Virtus ma Gas Gas Trinchieri che a sua volta ha baruffato tempo fa con Daniele Baiesi e non credo che abbiano fatto ancora pace. D’accordo, mi assumo questo impegno e intanto termino di vedere la partita con la Polonia che avevo lasciato sul 54 pari al primo canestro di Melli e che poi non ha più avuto storia (101-82). Tant’è che adesso agli azzurri basterà lunedì vincere in Ungheria con i magiari e l’Italia andrà ai Mondiali in Cina tra un anno. Meno male. Però non prendiamoci in giro: questa nazionale è piena zeppa di problemi che sarebbe gravissimo ignorare al di là delle interviste di comodo. Come quella di Gigi Datome rilasciata a Canfora, alias C10H16O, che, per chi ancora non lo sapesse, è proprio la formula grezza della canfora. O pensate sul serio che il capitano azzurro ve l’abbia raccontata giusta o che non piuttosto abbia giustamente nascosto i dissapori che esistono e che sono comunque rimasti all’interno del gruppo? Il quale non aveva in verità digerito bene neanche il fatto che Della Valle avesse potuto allontanarsi dal ritiro di Pinzolo e andarsi ad allenare con la sua nuova squadra che è ora l’Armani. Difatti l’Amadeus di Tanjevic è stato di gran lunga il migliore ieri sera a Bologna oltre allo stesso Datome (nella foto, ndr) e al devastante Pietro Aradori del primo tempo. E non sarà mica perché Ricciolino ha lavorato sodo a Milano con Simone Pianigiani?