Tonut al preolimpico, Ricciolino e Abass a casa


tonut

Il Messi(n)a ha scelto i suoi dodici apostoli. Tra i quali non c’è Giuda. Almeno per ora. Ma se mi date trenta danari magari ci penso un secondo e poi ve lo dico chi potrebbe essere l’Isacriota azzurro. C’è Stefano Tonut. E non Awudu Abass. Esattamente il contrario di quel che aveva scritto Mamma Rosa. E così ora mi diverto a prenderla un po’ per il sedere. Anche perché non ho la minima intenzione di discutere le scelte del mio compaesano. Che sa quello che fa e lo fa di solito bene. Ieri sera contro Portorico poi gli è anche scappato persino un sorriso mentre richiamava in panchina Danilo, il Gallo dalle uova d’oro, luce dei suoi occhi e faro della nazionale che andrà alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Io invece stravedo – è risaputo – per Ricciolino Della Valle e quindi potete immaginare quanto ci sia rimasto male per lui quando ho saputo che non è stato inserito da Ettore nella lista degli azzurri che da lunedì giocheranno il preolimpico di Torino. Ma me lo dovevo anche immaginare: il figlio del marchesino Carlo è difatti tenero e fragile più di un GrissinBon per difendere come vuole Messina. Ha però molte altre qualità a dire il vero. Come la fantasia del tiro che non ti aspetti o la genialità del contropiede che ti lascia di pietra e sasso: meraviglie però solo in attacco e queste probabilmente hanno pesato meno sul bilancino delle scelte del cittì che Giannino Petrucci chiama il dottore non so bene neanche per quale ragione. Non mi risulta infatti che il mestrino, nato a Catania, abbia studiato come me farmacia e prima ancora medicina. In più mi ripeto: non voglio col Messia polemizzare per nessun motivo al mondo, né approfittare della pazienza che ha sempre avuto nei miei confronti quando lui allenava la Virtus Bologna dell’Alfredo Alfredo Cazzola, uomo senza parola, e io mi divertivo con lui a fare il monello. Rileggo allora la Gazzetta di ieri. Senza firma per fortuna. E il toto azzurri. Con un titolino in scuro e in stampatello: dieci sicuri, due da escludere. I dieci certi al cento per cento: Marco Belinelli, Alessandro Gentile, Nicolò Melli, Danilo Gallinari, Andrea Bargnani, Marco Cusin, Gigi Datome, Riccardo Cervi, Daniel Hackett, Awudu Abass. Poi i quattro in ballottaggio: Andrea Cinciarini al 65%, Giuseppe Poeta al 35%, Pietro Aradori al 55 e Amedeo Della Valle al 45. Per la verità ne mancavano due: Davide Pascolo e Stefano Tonut, entrambi nemmeno considerati. E’ mai possibile? No e comunque d’ora in avanti non ditemi più che nei confronti di Mamma Rosa sono prevenuto per partito preso. La verità è che non ne indovina più mezza neanche in nazionale pur essendo grande amica di Giannino Petrucci. Al quale però il suo dottore non dice mai nulla. Neanche sotto tortura o dopo cena. Bevendo il bicchierino della staffa. E così Bromuro di Canfora (Mario) e i gli altri velinari del Palazzo romano, che fa acqua da tutte le parti, collezionano una figur(in)a più sciocca dell’altra. Tanto che se fossi io il direttore li prenderei tutti a pedate sul fondo schiena e li manderei all’ippica. Trotto o galoppo: fa lo stesso. Ma andrebbe bene anche il dressage o il salto a ostacoli. Certo è che Ettore Messi(n)a non ha proprio guardato in faccia nessuno. Ha difatti in un colpo solo bocciato tre scarpette rosse: Abass, Pascolo e Cinciarini, al quale ha preferito Poeta. E due reggiani: dopo Polonara e De Nicolao anche il mio Ricciolino che oltre tutto a Torino sarebbe stato di casa e l’idolo del PalAlpitour. E la finale scudetto, se non sbaglio, è stata Emporio Armani-Grissin Bon. A dimostrazione che il nostro campionato conta meno del due di spade con briscola di bastoni. E quindi tanto vale che Giannino Petrucci, al guinzaglio di Bau Bau Mann, escluda pure Reggio Emilia, Trento, Cantù e Sassari dalla serie A. Tanto poi dovrà pagare i danni e vendere la villa al mare. Mentre il poker di ribelli si potrà divertire a metà settimana con l’EuroCup molto più prestigiosa della Champions dei barboni della Fiba. E Max Chef Menetti potrà la domenica vendere gelati. Di tutti i gusti. Anche al veleno. Magari in Argentina.