Gentile resta a Milano: D’Antoni non stravede per lui

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Dal campo di golf di Jesolo Lido. C’è un po’ di vento e la bandiera rossa della cinque frusta l’aria calda. Squilla il telefonino: lo lascio suonare. Sono in vacanza. Solo una settimana. Più pigro dei gabbiani che non si alzano in volo neanche quando dal cielo atterra sul green la pallina bianca bruciata dal sole. Il mare non è lontano, ma sto così bene a pancia all’aria sul lettino da spiaggia che non mi smuoverebbe neanche l’apparizione di una Venere di Milo. Al massimo farò un bagno in piscina prima che venga buio. Con Rocco, il mio nipotino, riccioli e occhi neri, tutto preoccupato che Alessandro Gentile non giochi più l’anno prossimo a Milano: gli ha appena regalato la sua maglia numero 5, della quale va molto fiero con gli amici che giocano al campetto del villaggio, e non vorrebbe ad autunno non essere più al passo con i tempi. Che sono grami per tutti: soprattutto per le ribelli. Che sono diventate quattro con l’arrivo dell’estate: a Reggio Emilia, Sassari e Trento ora si è infatti aggiunta la Cantù di Dmitry Gerasimenko. Che è un orso russo e non scherza. L’unione fa la forza e vedremo cosa succederà martedì a Torino nell’assemblea di Lega che si preannuncia molto infuocata. Sperando sul serio che scoppi il finimondo. Provo a tranquillizzare Rocco: Gentile resta, non va in America. Non mi crede. Anche se magari dovrebbe. La miglior offerta arrivata al capitano dell’Armani dall’Europa non è del resto superiore a quella del Livi(d)o Proli. Che è già bella alta: due milioni e mezzo di euro per i prossimi due anni. Né entusiasma quella che i Rockets gli dovrebbero fare dopo il 15 luglio. Prima devono accontentare tutti gli altri. Michelino D’Antoni intanto tace. E, se miagola, lo fa solo con quelli della Banda. Che sono più muti dei pescecani. Quando vogliono. E comunque Arsenio non sembra impazzire all’idea che a Houston lo raggiunga il figlio di Nando. Del quale gli spioni milanesi non gli raccontano meraviglie. Michelino lo conosco: sembra tutto zucchero e miele, ma è semmai un gatto molto ruffiano che si vende parecchio bene. Il suo triennale è difatti di 15 milioni di dollari. Con l’opzione per una stagione ancora. Sono proprio matti questi della Nba che buttano i soldi dalla finestra come Armani se accontenterà Andrea Bargnani che vorrebbe 200 mila euro al mese. Altrimenti va da Gherardini al Fenerbahce. Ma voi gli credete? Io no. Checché ne pensino i fenomeni di Sky, ultimamente D’Antoni ha fatto più danni della grandine. A New York e a Los Angeles. Acqua fresca: come se niente fosse successo. Del resto non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire nemmeno il rumore degli schiaffi che gli conferma l’evidenza dei fatti. Da mesi vado consigliando ad Alessandro Gentile d’andare ai Rockets e comunque via dal Belpaese. Lontano il più possibile dallo Yoghi croato e da Bubu che ho individuato nel buon Mario Fioretti, l’assistente del Gelsomino piangente e di Ettore il Messi(n)a in nazionale: è tale e quale. O mi sbaglio? Milano non gli ha mai voluto bene. Milano ama Bruno Cerella e che se lo tenga. Milano ha vinto due scudetti in tre anni e anche ne conquistasse altri dieci di fila non sarebbe mai merito di Ale. Che non è il bambino viziato, scontroso e prepotente come ci racconta Mamma Rosa che evidentemente non lo conosce. Al contrario il ragazzo non è per niente musone e nemmeno antipatico come invece tanti altri suoi compagni di nazionale. Ed è pure molto intelligente. Che è virtù sempre più rara in questo mondo di scemi che si credono chissà mai quali scienze. Non capisco tante cose: ad esempio perché Proli dà le notizie ad Arlecchino degli Schiavi e non a Claudio Limardi che è il suo bravo direttore della comunicazione. Così se non altro risparmierei ogni giorno un euro e cinquanta centesimi per la Gazzetta. Che non ne sa mezza e non ne indovina una dalla seconda o terza guerra punica in poi. A meno che il Palazzo non le passi una velina. Era infatti difficile sbagliare i dodici apostoli del Messi(n)a per il preolimpico di Torino e Mamma Rosa c’è riuscita. Brava davvero. Ma torniamo a Gentile che magari alla nazionale penserò più tardi. Ha promesso a Proli che prima di lunedì gli dirà se resta o va. E vedrete se mi sbaglio. Arlecchino se ne uscirà infatti tra tre giorni con un articolo nel quale sapremo la fine della telenovela che ci sta appassionando da due settimane. Intanto stamattina l’ufficio stampa dell’Olimpia ha confermato quello che vi avevo anticipato poco dopo Pasqua: Awudu Abass, pure lui bocciato da Ettore, alla pari di Della Valle, Cinciarini e Pascolo, indosserà l’anno prossimo le mitiche scarpette rosse. Pochi spiccioli di buyout a Gerasimenko e il colpo è fatto. Sinceri complimenti. E così, se Gentile rimane a Milano, come non glielo auguro, Simone Fontecchio potrebbe la prossima stagione giocare in prestito alla Reyer. Che pure ha confermato Bramos e Viggiano. Metà stipendio glielo pagherà Pantalone e l’altra metà Napoleone Brugnaro. Che giusto un anno fa è diventato sindaco di Venezia e giusto un anno fa mi promise quattro chiacchiere di basket con spritz annesso. Di solito è uomo di parola o forse devo pensare che è un marinaio? No, perché è nato anche lui come me in terraferma. E allora? Non escludo che gli possa stare sulle scatole. Lo capisco, però bastava dirlo. Così magari avrei dormito qualche ora in più la notte.