Juve-Napoli abbatterà sabato l’audience di Sanremo

FER

Stanno smontando la giostra dei cavalli a dondolo in piazza: il Carnevale è finito. Tranne che a Milano. Dove durerà sino a sabato e lo chiamano ambrosiano. Come l’Inter al femminile durante il regime di Mussolini. Quando abbandonò la maglia nerazzurra per una bianca con una croce rossa e il fascio littorio. Però non ditelo a Marx Sarri. Altrimenti la prossima volta che l’allenatore del Napoli incontra Meches Mancini come minino gli da del “fascista”. Oltre che del “frocio”. Ho una montagna di giornali che rischiano di franarmi addosso. Ne prendo uno a caso e leggo che il tatuaggio è entrato nel paniere della spesa degli italiani. Inorridisco e d’ora in avanti pregherò tutti i giorni affinché i miei nipoti non se lo facciano nemmeno dove non batte mai il sole. Ieri sera non ho visto Sanremo e così sarà sino a sabato: non lo digerisco più da un pezzo, mi puzza tanto d’intruglio, mezzo milione a Carlo Conti mi pare un’esagerazione e comunque, guardando Patty Pravo, mi sentirei più vecchio di quel che già sono. Poi sabato andrò a Torino: last minute mi hanno offerto un biglietto di Juve-Napoli e non me lo sono lasciato scappare. “Bianco che abbraccia il nero” canterà Paolo Belli e tutto lo Juventus Stadium assieme a lui. Senza i napoletani tra i piedi. L’unica alla quale è rimasta ancora la voce è Laura Pausini, mi ha confessato stamane la Tigre. Ed Elton John (cachet di 300mila euro)? Per carità di Dio. No, il marito non c’è. Ha scritto Silvia Fumarola, molto brava, oggi su Repubblica. “Elton John arriva al Festival sotto il diluvio. David sarà rimasto a casa con i figli. Mezza Rai, assediata dalla destra, tira un sospiro di sollievo”. Un tempo si diceva: Sanremo è Sanremo. Adesso sarebbe più corretto dire: Sanremo non è più Sanremo. Del resto non sopporto Arisa, Ruggeri, Morgan, Elio e le Storie Tese, che non mi fanno mai ridere. Per non parlare di Gabriel Garko, più mummificato di Silvio Berlusconi. E dunque non trovo un solo motivo, anche volendo, per vedere Sanremo. La critica stronca Blu di Irene Fornaciari: voto 3. Così mi piace. E’ ora di finirla con i 5+ o i 5 e mezzo o i 6 – -. Se una canzone è brutta, ben venga il 3 o anche il 2 in pagella. E se è bella? Non c’è pericolo: a questa eventualità si è rassegnato persino il WWF. Le belle canzoni del Festival, quelle che si cantavano tutti insieme come l’inno della Juve, si sono infatti estinte già da prima delle fine dello scorso millennio. Esulta Sandro Piccinini twittando dopo mezzora di diretta su Raiuno: “Io e Caressa più sereni: salvi gli ascolti di Juve-Napoli sabato sera”. Ma non certo per merito suo. E comunque Carlo Conti avrà questa scusa buona per giustificare il probabile crollo dell’audience nella serata finale di Sanremo. Come gli ha stornellato Virginia Raffaele: “Osteria numero 20, Carlo Conti stringe i denti: se l’ascolto è un po’ inferiore, stringi pure il posteriore. Dammela a me biondina, dammela a me biondà”. Stasera ci sarà ospite Nicole Kidman che ha avuto un figlio con l’utero in affitto, ma non fatelo sapere a Napoleone Brugnaro. Che comunque credo vada, come me, alla partita di Eurocup della Reyer. Mi perderò solo Virginia Raffaele che, a leggere Silvia Fumarola, è stata “geniale e travolgente” nell’imitazione di Sabrina Ferilli. Poco male: domani potrò saccheggiare YouTube che sarà un piacere.