Vado di corsa e sono già col fiato corto, ma vorrei arrivare a evidenziare ancora alcune cosette prima che, povero illuso, Jaiteh e Cain si contendano la palla a due della prima semifinale di uno scudetto che mi divertirebbe un mondo se lo rivincesse la Virtus soltanto per vedere la faccia che farebbe l’allenatore Messi(n)a licenziato in tronco dal presidente Messi(n)a, ma non privato dei quattro milioni d’euro puliti per altri due anni di contratto che gli ha offerto Giorgio Armani a febbraio dopo l’inatteso trionfo nella finale di Coppa Italia a Pesaro sulla terribile Tortona. Forse lo rivedrei finalmente persino allargarsi in un sorriso da orecchio ad orecchio fregandosi di nascosto le mani. Anche se in verità dovrebbe essere l’allenatore Messi(n)a ad essere incavolato nero col presidente Messi(n)a che si è bruciato l’ultimo visto a Capodanno per avere Trey Kell da Varese dopo aver già allungato le mani sul fortitudino depresso Tommaso Baldasso. Per farsene cosa? Questo nessuno l’ha ancora capito. Tranne i sottopancia di Urbano Cairo che, per non mettere a rischio il loro posto fisso, e li capisco benissimo soprattutto se tengono famiglia, questa domanda non se la sono mai posta. E mai se la porranno. Però la favorita d’obbligo resta l’Armani: l’ha scritto pure Peterson e questo dovrebbe farmi in verità molto felice dal momento che DindonDan non indovina un pronostico dalla terza o forse anche dalla seconda guerra punica. Difatti scommetterei che l’ha fatto apposta. Perché in cuor suo, fidatevi, tifa Virtus preferendo cento volte Don Gel Scariolo al Divin Erode. Pardon, mi correggo al volo: preferendo Sergio a Ettore.
Punto per punto. Sempre di fretta perché è quasi pronta la cena e le pennette rigate al pomodoro, e ovviamente al dente, sono uno dei pochi gusti che la radioterapia non è riuscita a bruciarmi e la gola ad accettarli se mi scivolano giù molto calde. 1. Non mi è piaciuta neanche un po’ l’ultima uscita di Giovannino Petrucci che poteva francamente risparmiarsela a 100 giorni dagli Eurobasket di settembre che si giocheranno anche a Milano oltre che a Tblisi, Colonia e Praga con i playoff per le medaglie a Berlino dal 10 al 18: “Voglio che il cittì convochi tutti i migliori per gli Europei”. Voglio? Caso mai vorrei. Perché l’erba voglio – come mi ha insegnato da piccolo la mia cara nonna tedesca di Karlsruhe – non cresce neanche nel giardino del re. E ancora: “Se l’allenatore (che si chiama Sacchetti come quelli nella foto, ndr) non convoca i migliori significa che non è un grande allenatore”. Mi sbaglio o MaraMeo l’ha scelto entusiasta nell’agosto del 2017 proprio il presidente di Valmontone su suggerimento del suo occhio destro Ettore Messi(n)a da Catania? “Non c’è da parte mia nessuna preclusione per i big”. Che poi sarebbero Datome e Belinelli che l’estate scorsa per un motivo o per l’altro si rifiutarono d’andare alle Olimpiadi preferendo il mare di Sardegna o Adriatico. E furono vivacemente ripresi, per non dir di peggio, da Petrucci per le loro qualità morali e affettive? “In nazionale non esistono simpatie o antipatie. Se uno pensa che ci siano antipatie, quel qualcuno si deve fare da parte”. E se quel qualcuno è MaraMeo Sacchetti, come lo capirebbe persino Panta panta, Leon leon, Dell’Orco, deve dimettersi ancor prima degli Europei: è chiaro o no?. Chiarissimo.
2. Per fortuna Sacchetti non è caduto nel trappolone di Palazzo e si è fatto scivolar via le dichiarazioni pubbliche del presidente federale come gocce di pioggia su un burberry trench: “Non sono un uomo di promesse, ma di sogni”, ha sospirato. “Faccio molto affidamento sul gruppo che ho avuto a Tokyo con quei ragazzi che hanno ancora tanta fame. Belinelli, Datome? L’importante è che stiano bene i ragazzi delle Olimpiadi. Ma ora lasciate che il campionato finisca (al massimo il 20 giugno) e poi farò le mie scelte”. 3. Come andavo in brodo di giuggiole per il ballerino del Bolshoi, nato per caso ad Altamura nelle Puglie, quando giocava nella meravigliosa Torino del mitico professor Dido Guerrieri o nella nazionale di Sandro Gamba che vinse l’oro a Nantes 1983, così non sono mai diventato matto per l’allenatore altezzoso del Banco di Sardara e men che meno per il cittì voglia di lavorare saltami addosso che non ha voluto al suo fianco in nazionale Boscia Tanjevic che gli avrebbe insegnato invece se non altro come (e quanto di più) avrebbero potuto fare con i suoi azzurri in allenamento magari anche senza rinunciare d’andare a fumare un buon sigaro ogni mezzora fuori dalla palestra. Però stavolta sto tutto dalla sua parte. Perché l’unica cosa che Sacchetti deve fare adesso è far finta d’ignorare persino che Messi(n)a e Peschucci (in ordine gerarchico) assieme al silenzioso trentino Salvatore Trainotti abbiano già scelto il suo successore. Che sarà al cento per cento Gianmarco P(r)ozzecco. E poi convochi e lasci a casa chi vuole. Tanto la sua fine come commissario tecnico è comunque segnata da tempo, ma non deve assolutamente dimettersi: lo facciano loro tre se ne avranno il coraggio”.
Il punto 4 (non puoi andare a Bologna e non mangiare al Diana di Stefano Tedeschi, il buon presidente dimissionario degli arbitri contestato dal presidente degli allenatori, e apprezzare i suoi favolosi tortellini in brodo bollente di capone) o il 5 (è stato uno spettacolo sconcertante quello offerto a Casalecchio dal Messi(n)a, che ai Giochi non c’è mai stato se non da guardaspalle col paraorecchie dell’amico Ciccioblack Tranquillo a Londra 2012, il quale insultava l’arbitro Manuel Attard cercando invano la complicità in Bobo Begnis) li svilupperò meglio nei dettagli magari un’altra volta. Adesso non ho fatto tardi, ma tardissimo: sono quasi le due di notte e non riesco più a tenere gli occhi aperti. Perché dopo cena mi sono stravaccato in poltrona per vedere Virtus-Tortona su Eurosport 2, ma dopo nemmeno due minuti non riuscivo già più a sopportare il damerino Guido Bagatta che s’accompagnava all’impreparata Gaia Accoto e sono allora passato al canale 5058 di Sky sul digitale terrestre di Raisport, che purtroppo non posso registrare e che quindi posso vedere solo in diretta, prima ancora che la linea passasse al democristo Mario Castelli e alla giuliva Checca Macchi che non avrebbero parlato male ieri sera neanche di Kevin Hervey e Tyler Cain (zero punti entrambi in 16’ e 15’ rispettivamente di no-basket) ai quali avrei dato un bel quattro meno meno (4–) in pagella ad essere parecchio largo di manica. Così riscoprendo che la coppia E.T. Fanelli e l’intramontabile Stefano Michelini è sempre la migliore assieme a quella formata da Geri De Rosa e Andrea Meneghin.
Sempre domani magari vi racconterò molto meglio di adesso, che sto crollando dal sonno, l’avvincente partita vinta per il rotto della cuffia dai campioni d’Italia solo perché nel quarto periodo Marco Belinelli di punti ne ha messi a segno ben 19 sbagliando solo un tiro libero o perché la Bertram sfinita nell’ultimo minuto e mezzo ha subito un 7-0 secco che l’ha trascinata in verità ad un’immeritata sconfitta per 77-73 con i seguenti parziali di quarti (26-21, 35-38, 51-55) che la dicono lunga sull’andamento di un match che nel secondo tempo ha visto sempre una Virtus inseguire Derthona e non acciuffarla mai. Intanto chiedetevi anche voi cosa ci facesse nel pomeriggio Max Allegri a Monaco Beach con Miralem Pjanic e soprattutto Ivan Perisic e poi la sera al Casinò di Montecarlo. E per il momento accontentavi del mio frettoloso giudizio sui singoli. Virtus senza Alibegovic e i non entrati Mannion e Ruzzier: Hackett 6 (pur con solo 3 punti dalla lunetta), Er Monnezza Teodosic 7 (10 + 9 assist + un volo pindarico nel contropiede del sorpasso decisivo), Weems 5.5 (7, 2/7 dal campo, non in serata: capita), Shengelia 7- (quasi in doppia cifra: 11 + 9 rimbalzi), Jaiteh 7- (13, 6/8 da due), Pajola 5 (2 in 23’, pochino davvero), Belinelli 8 e mezzo e non 9 (perché in totale 25 punti, ma una sola tripla nei primi tre quarti con 1/7), Hervey 4–, Cordinier 5 (sa far molto meglio di 4 punticini), Tessitori 5 (2, parte bene, poi si monta la testa). All.: Scariolo 7: indovina l’ultimo quintetto basso quanto sveglio e svelto (Hackett, Teodosic, Belinelli, Weems, Shengelia). Derthona altro che Cenerentola: semmai una principessa: Wright 7- (6 punti e 6 assist, si smarrisce un po’ nella ripresa), Sanders 8 (16, 4/5 nelle bombe: non si può chiedere di più a chi guadagna molto meno di Davide Alviti), Jp Macura 7 (12 per un super primo tempo), Daum 5 (7, ancora deludente), Cain 4–, Barba Cannon 7 e mezzo (9 + 6 rimbalzi, un leone sotto canestro, cinque falli), Mascolo 6+ (appena 5 punti ma molto altro), Severini 8 (9 punti, avesse vinto la Bertram, sarebbe stato l’mvp a sorpresa del match), Filloy 6.5 (9, 1/5 da tre, lo cerchi e purtroppo non lo trovi proprio nel finale). All.: Merendino Ramondino 8: da stasera è il mio allenatore del 2022. Arbitri: Mazzoni 7 (meglio di lui nel BelPaese solo Lanzarini da Bologna che non piace però a Messi(n)a chissà perché), Baldini 6.5 (promosso anche per dirigere una finale scudetto), Grigioni 5 (ha dimenticato a casa il fischietto?).