Mondiali in Brasile: non doveva essere una guerra civile?

I pronostici li azzecca sempre solo chi non li fa e poi ti prende pure per il sedere se li cicchi di brutto. Ho un caro fratello a Napoli che mi vuole bene come un secondo padre. Come del resto Augusto De Megni, vincitore di un Grande Fratello. Alla vigilia di Brasile-Germania mi ha suggerito di scrivere che, se avesse giocato Dante, per la selecao sarebbe stato un inferno. Onore al merito per la battuta e per averla indovinata in pieno. Figli miei, anch’io vi voglio bene, ma con un colpo solo ho stampato due fantastici gemelli, Giorgia e Fabrizio, che mercoledì hanno compiuto 43 anni e da allora non ci ho più provato. Non mi credete? Fate bene e, già che ci siete, se volete pure sapere quanto vecchio sono, dovete però anche considerare che ho sposato la Tigre con l’assenso di mio padre perché ero ancora minorenne. Ma adesso basta parlare dei cavoli miei. Altrimenti sono tale e quale a Leo Turini o Turrini, non mi ricordo mai se con una o due erre, che, quando scribacchia un elogio funebre, parla più di se stesso che del morto. Al quale ovviamente era legato da un immenso affetto. Per cui, se dovessi per caso mancare prima di lui, come non penso e spero, vi prego, Bruno e Augusto, figli miei: impeditegli di scrivermi un coccodrillo che sarebbe di un ipocrisia senza limiti e di una falsità senza confini. Turini o Turrini, fa lo stesso, non lo leggo e non lo reggo più dallo scorso millennio. Quindi non so se ai Mondiali della bola ci sia andato anche lui con l’elmetto e la maschera antigas, e non in costume da bagno, temendo e inventandosi chissà quali scontri negli stadi, o per le strade del centro, tra la polizia e i manifestanti dei “senza casa e senza terra” che chiedevano meno pallone e più istruzione. In verità non è successo niente di niente, a parte tre feriti a San Paolo, che poi sono diventati sei o cento, a seconda dei giornali, e solo per colpa della curiosità imbecille di alcuni cronisti. Ma non doveva essere tutta una lotta armata contro Dilma Rousseff che avrebbe potuto mettere a rischio lo svolgimento stesso dei campionati del mondo sfociando in una guerra civile? Mi spiace per voi, ma durante l’unica rivolta che la polizia ha soffocato prima ancora che nascesse, la gente del quartiere di San Paolo ha continuato a fare le spese sapendo benissimo che non sarebbe accaduto nulla neanche nel resto del Paese. Perché i brasiliani sono fatti in un altro modo, e io li conosco abbastanza bene: date a loro una bola, una cervejnha o una praia con samba e si dimenticano in fretta d’avere fame e di non avere un tetto. Però l’ho visto in tivù Turini o Turrini, non lo imparerò mai, che da Rio de Janeiro parlava in fastidioso modenese del GP d’Inghilterra, e ovviamente bene delle Ferrari che solo lui non si è accorto che vanno più piano dei taxi a Sassuolo. Come una volta, quando ancora faceva il cameriere a Castel de Britti, in casa Tomba, avrebbe voluto servire a tavola anche il commendator Panini. Il più provinciale di tutti i tuttologi del mondo insomma che però ha persino paura della sua ombra ed infatti non si sbilancia in un previsione del tempo neanche quando guarda fuori dalla finestra e non sa dirti se c’è il sole o tira vento. Così non gli capiterà mai di sbagliare clamorosamente pronostico come è successo a Gianni Mura che nella sua palla di lardo aveva visto la Spagna di nuovo campione del mondo e l’Italia come minimo nei quarti con il Giappone di Alberto Chiacchieroni. Dimenticando che anche con i suoi articoli si possono al massimo incartare il giorno dopo le anguille o le triglie. Per non essere molto più volgari.