A due passi da Versailles finalmente Matteo esce dal tunnel

Se il mattino ha l’oro in bocca, e se il buongiorno si vede dal mattino, stamattina intorno a mezzodì ho rivisto il Manassero che non vedevo da un bel po’ di tempo. Nel primo giro dell’Open de France, uno dei tornei più ricchi e ambiziosi dell’European Tour, sul Le Golf National, non lontano da Parigi ma più vicino a Versailles, un par 71 accostabile in verità più a un links di Gran Gretagna che ai giardini della Reggia di Luigi XIV. Un’incredibile ex discarica. Matteo è partito dalla 10 subito con due birdie. Senza paure e brutti ricordi. Fiducioso e convinto che il cambio di sponsor tecnico d’inizio anno, da Titleist a Callaway, non sia stato uno sbaglio. T-shirt verde speranza e jeans bianchi candidi, stirati e impeccabili. Sereno e sorridente. Ultimamente spesso e malvolentieri il ragazzo che viene dal Verona-Villafranca Golf Club non ha passato neanche il taglio ed è infatti sceso al numero 70 nella classifica mondiale di merito. Lui che nella passata stagione, dopo il magnifico playoff vinto a maggio nel Bmw Championship di Wentworth, s’era inserito con orgoglio nella top ten dell’European Tour. Tutto per aver voluto allungare il drive o, almeno, questo è quel che non ha mai nascosto di pensare Silvio Grappasonni per spiegare le ultime debacle del giovanotto che – è bene mai scordarlo – ha compiuto ventun’anni nello scorso aprile. Ancora un birdie, il terzo di giornata, alla buca 15. In una giornata splendida senza nemmeno una nuvola. Ma poi, purtroppo, due bogey alla 17 e alla 1 senza però farne un dramma. E così ecco altri due birdie in scioltezza e un altro paio che sono sfuggiti dalla buca per un capello e per un totale di 68 colpi, meno 3, a tre dal leader del mattino, il tedesco Marcel Siem, davvero un brutto cliente per tutti gli aspiranti al titolo di Francia. Insomma sarei felice di non sbagliarmi, ma per me Matteo è uscito finalmente dal tunnel nel quale si era infilato come, prima o poi, capita a tutti i giovani campioni quando prendono coscienza d’essere diventati davvero fortissimi a qualsiasi livello. Toccando comunque ferro e sperando, come dice il buon Grappasonni, che torni per lui presto il giorno nel quale gli metti in mano anche una mazza da baseball e riuscirà lo stesso a mandare la pallina in bandiera. Come è accaduto nel pomeriggio al cicciobello del Nevada, che ora vive a Denver, Kevin Stadler. Il figlio di Craig, the Warlus, il tricheco, vincitore anche del Masters 1982, è riuscito infatti persino a far meglio di Siem e a chiudere le prime diciotto del Le Golf National in testa con un pirotecnico 64 (-7). Domani altro giro, altra corsa. Con Manassero che dopo mezzogiorno si presenterà al tie della uno ripartendo dalla sesta posizione e con un vento abitualmente più capriccioso che al mattino. Oggi comunque anche gli altri azzurri si sono fatti valere a parte Andrea Pavan (+5) che rischia il taglio. Chicco ed Edoardo Molinari, da bravi fratelli, hanno sparato gli stessi colpi (70) di Marco Crespi e con un tiro sotto il par del campo affronteranno tutti e tre, 15esimi pari merito, le seconde diciotto buche di un percorso che sembra facile, ma che non perdona se lo prendi troppo sotto gamba. Come ha fatto il disinvolto svedese Kristoffer Broberg che con un quadruplo bogey al par 4 della 18 è scivolato giù dalla cima dell’Open de France dopo aver raccolto la pallina in acqua e aver mandato tutti, e non solo lui stesso, a scopare il mare.

Foto ripresa da www.volvogolfchampions.com