Bomba o non bomba è ora rottura tra Baraldi e la Lega

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Bomba o non bomba, sono certo che prima o poi arriverò anche a Roma. Dove lunedì si è svolto il consiglio federale in call conference dal quale non è trapelato sinora praticamente nulla. A parte un’intervista del presidente federale al Messaggero di cui non so se troverò il tempo per parlarvene oggi o un altro giorno avendo cose molto ma molto più ciccione da raccontarvi prima del mezzogiorno di fuoco. Eppure Giannino Petrucci si era dimenticato di chiudere la porta dell’ufficio e così il suo intervento scanzonato è stato udito pure dalle segretarie del Palazzo che passavano di lì per caso nel lungo corridoio e si sono fermate ad ascoltarlo dietro l’uscio sorseggiando lentamente un caffè lungo con due zollette di zucchero. Potrei essere partito da Trieste. Dove non è un segreto che la nazionale di Gianmarco P(r)ozzecco esordirà sabato all’Allianz Dome con la sua nuova band, che già ha scatenato mille polemiche, specie la nomina ad assistente del buon Peppe Poeta che non ha ancora il patentino d’allenatore, contro la Slovenia di Luka Doncic e i fratelli Goran e Zoran Dragic. Auguri! O da Venezia dove sgancio la prima bomba così domani l’Anonimo Veneziano del Gazzettino avrà qualcosa da scrivere che non sia la solita aria fritta e rifritta: il preparatore atletico della Reyer da otto anni e due scudetti, Renzo Colombini, ha dato le dimissioni che stavolta, e non come nella scorsa estate, sono state accettate da Federico Casarin. Il motivo? Vecchie e rinnovate incomprensioni con lo staff medico oro-granata. Colombini non ha un buon carattere. Perché ce l’avrei bello io? Ed è spesso una testa dura, ma sinceramente mi dispiace che lasci la laguna.

Bomba o non bomba, di cui ho già acceso le micce (vedi foto), di sicuro mi sono fermato all’UnaHotels Fiera di Bologna dove a mezzogiorno e dintorni inizierà l’assemblea della LegaBasket con all’ordine del giorno la presentazione del nuovo pacchetto televisivo per il digitale terrestre, la pay tivù e Internet. I contratti con la Rai di viale Mazzini, ma più corretto sarebbe dire con Raisport della proterva Alessandra De Stefano, e con Eurosport-Discovery scadranno il 30 giugno e, come vi ho già anticipato, non dovrebbero vedere partecipare alla sfida a buste chiuse la televisione di Stato. Alla quale della nostra palla nel cestino non pare proprio importare niente. Bene ha scritto l’Orso Eleni nelle pagelle di fine stagione sull’Indiscreto, un altro blog, oltre al mio, che Giannino racconta di non leggere sapendo benissimo di mentire: “Voto 2 a Gandini se farà mettere in ginocchio la Lega dei dissapori davanti alla Rai che, anche dopo finali presentate e commentate (abbastanza, ndr) bene, sembra intenzionata a partecipare ad aste per dirette più popolari, dal ciclismo con bici a rotelle, al padel che spopola. Meglio Discovery? Be’, almeno non ti fanno sentire come il mendicante fuori dalla chiesa della Rai con i suoi vescovi e le sue papesse”. Chapeau, sottoscrivo in pieno anche se di nuovo mi domando cosa ci stia a fare Valentina Vezzali alla sottosegreteria di Stato con delega allo sport nel governo Draghi dal momento che Giovanni Malagò è impegnatissimo, e va capito, a non far saltare in aria le Olimpiadi di Cortina dopo l’allarme lanciato ieri dagli organizzatori che hanno denunciato una paralisi economica e una situazione di stallo “dopo che da anni Luca Zaia ha assicurato un budget low cost”. Questa è l’accusa che tutti muovono al governatore del Veneto che mira solo a farsi bello. Come vado ripetendo da anni annorum.

Devo accelerare il passo altrimenti non arrivo più a Roma prima di mezzogiorno e devo ancora sganciare la bomba delle bombe. Ovvero che Luca Baraldi, l’amministratore delegato della Virtus che pure aveva giustamente criticato la Lega d’essersi ormai insidiata a Milano quando la sua sede naturale è a Bologna, non si presenterà oggi all’assemblea dei sedici club della serie A dai quali pare aver preso definitivamente le distanze essendo intenzionato a non partecipare e intervenire più a nessuna di queste riunioni “almeno fin tanto che sarà ancora presidente Umberto Gandini”. Ma non ce l’ha con lui quanto invece con il Messi(n)a. Insomma è rottura completa con la Lega, e non solo, dopo che Massimo Zanetti è stato indagato dalla Procura federale per le sue dichiarazioni in gara 5 di finale che quasi tutti i giornaloni hanno definito come minimo maldestra (ma in quale film?) sempre in totale difesa dell’Ettore Messi(n)a allenatore, santo e martire, però anche presidente dell’Armani e degli allenatori (Cna) presso la federazione. Che non lo ha deferito quando alla vigilia di Pasqua al termine di Milano-Napoli, finita tanti a pochi, ha sparato a zero su Stefano Tedeschi, presidentissimo degli arbitri, soltanto perché non gli era piaciuta la designazione di Gabriele Bettini, che in una precedente partita aveva provveduto a mandare a quel paese come è ormai diventata sua abitudine quando è seduto in panchina, e dalla quale nessun fischietto ha mai osato spedirlo nello spogliatoio o solo appioppargli un tecnico in tutte le sei finali quando a tutti ha del “coglione” tranne che all’amico ucraino. Nè Petrucci si è sognato di difendere Tedeschi come mi sarei piuttosto aspettato.

Questo, caro il mio Messi(n)a, sono due metri e due misure. Non quelle da te esternate alla Segafredo Arena nella conferenza-stampa che è durata un lampo, non più di 25 secondi, e alla quale ho assistito giusto il tempo per ammirare tutta la tua strafottenza e per essere tentato di girare la seggiola e mostrarti la schiena quando non hai acconsentito a nessun giornalaio di poterti  fare una domanda. Ci avrei giurato: non ce l’ho fatta a raggiungere la capitale d’Italia prima di mezzodì e non per partecipare all’udienza del meraviglioso Papa Francesco, l’ultimo vero comunista della Terra come sostiene Boscia Tanjevic e io sono, come sempre, d’accordo con l’immenso montenegrino. Poco male comunque. Perché mi vedo ora costretto, per mantener fede alla mia promessa, di disinnescare anche le altre bombe in esclusiva che ho per le mani e quindi di scrivere anche dopo cena. Non prima però d’informare Repubblica e i due quotidiani di Urbano Cairo, ai quali Giorgio Armani, in occasione dello scudetto plurimilionario atteso da quattro anni, ha regalato due belle pagine di pubblicità, che Massimo Zanetti, in questi giorni all’estero, ha deciso di tagliare a tutte e tre le testate le sponsorizzazioni della Segafredo Caffè. Da oggi a data da destinarsi. E per me non ha fatto bene, ma benissimo.