Non voterò come Salvini, D’Alema, Brunetta e la Raggi

salvui

Aspettando a digiuno che mi chiamino per un’eco addominale, che non è proprio il brontolio dello stomaco vuoto, ma una seria esplorazione di milza, fegato, reni, pancreas, vescica, organi genitali e altro ancora, mi tuffo nella lettura dei giornali nella speranza di schiacciare almeno i brutti pensieri quando proprio non ce l’ho fatta a scacciarli. Pensavo per esempio a quante cretinate spara Matteo Salvini più volte al giorno. Ogni giorno dell’anno. E al medesimo tempo mi sono pure chiesto come Elisa Isoardi possa accompagnarsi ad una bestia del genere. Evidentemente la stessa domanda deve essersela posta anche un papavero, alto-alto, della Rai se le ha poi subito tolto la conduzione di A conti fatti, il programma mattutino sull’Uno che precede(va) la stomachevole Prova del cuoco di Antonella Clerici. Che io preferirei sempre chiamare la Mole Antonelliana. Ora si parla tanto male, e molto spesso a ragione, della nostra televisione di Stato. Però non si può nemmeno sempre fare di tutta l’erba un fascio. E allora coraggio: per una volta applaudiamo Mamma Rai che ha avuto il buongusto di zittire, purtroppo solo per il momento, la bella pupa del boss del Carroccio, innamorata cotta di quel bamboccio con lo strangolino verde sempre al collo. Al quale Marina Elena Boschi, detta Culo secco, ha sorprendentemente ricordato giusto l’altro ieri quanto lui guadagni al Parlamento europeo: 20 mila euro al mese. Dove però Salvini brilla per essere il più ostinato assenteista della Lega. Al punto d’aver vinto l’anno scorso il Fannullone d’oro di Strasburgo e Bruxelles. Complimenti. La Boschi invece avrebbe fatto molto meglio a mordersi la lingua risparmiandosi dal dire: “Il problema di Ignazio Marino non erano gli scontrini, ma il modo di governare Roma”. Difatti serviva proprio una Virginia Raggi in sella alla bici capitolina per destreggiarsi tra le buche di una città che ne ha più del gruviera che le guardie svizzere importano in Vaticano. Almeno Matteo Renzi se ne è stato muto, proprio lui che non sta mai zitto, e non ha replicato neanche quando l’ex sindaco ha sottolineato l’incapacità del presidente del Consiglio e dei boyscout d’Italia d’analizzare i fatti politici con un briciolo di umiltà e un cicinin di onestà. Fegato, reni, prostata: tutto okay. Bene anche il resto, digiuno finito: mi fiondo sulla minestrina in brodo. Però prima che si raffreddi, ancora un pensiero a vanvera. Non vi sembra comunque scandaloso che Massimo D’Alema con l’apostrofo, come un’euro nel titolo che ho letto sulla Stampa, la pensi uguale a Salvini, Brunetta, la Raggi e la Meloni e che tutti insieme appassionatamente il 5 dicembre voteranno No al Referendum tenendosi per mano e incoraggiando Marino, l’Isoardi, Corona (a San Vittore), la Santanchè e la Mussolini, Di Maio e Di Battista, Belpietro e Vendola (col bambino in braccio) ad unirsi a loro contro il boyscout Renzi? Come minimo Enrico Berlinguer si sta rivoltando nella tomba.