Pogacar, il giovane Cannibale più affamato di Merckx

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Il 2 giugno nel Bel Paese, che non esiste più, si festeggia la Repubblica sempre che la tragi-comica Facciotta Nera, bella (ex) missina, non salga al potere e assieme al Cazzaro Verde democraticamente non la sopprimano. Negli States invece il 4 luglio si commemora l’Indipendence Day e Ciccioblack Tranquillo per un giorno non s’abbuffa di hot dog e hamburger all’angolo della strada, ma di tacchino ripieno assieme al buon Ettore Messi(n)a. Sempre che poi la cena (fuori porta) la paghi il generoso president-coach dell’Armani. Come è buona abitudine anche di Claudio Lotito, padrone della Lazio e ancora per poco forse, ne dubito, della Salernitana, che s’allontana con il telefonino all’orecchio ogni qual volta il cameriere porta al tavolo il conto e sparisce nella notte nera. Mentre il 14 luglio in Francia si celebra la Presa della Bastiglia assieme alla tappa di solito più affascinante della Grande Boucle che ieri infatti si è conclusa sul mitico Col du Portet (2215 metri) dopo un ascesa di 16 chilometri da Saint Lary Soulan (791) e una pendenza media d’oltre l’8 per cento. Nel giorno della loro festa nazionale piacerebbe ovviamente ai francesi che al Tour vincesse un loro galletto, magari il campione del mondo Julian Alaphilippe, ma allora dovrebbero disegnare per lui un percorso molto meno imbarazzante come ad esempio la Freccia Vallone che ha già dominato tre volte nell’ultime quattro edizioni piantando tutti in asso sul muro di Huy. Oppure dovrebbero gettare manciate di chiodi appuntiti dove la strada s’impenna e s’infiamma all’incedere della bici di Tadej Pogacar perché le buchino le gomme almeno due o tre volte: altrimenti chi lo ferma quel demonio negli ultimi strappi delle salite che più dure sono e più esaltano le sue qualità infinite? Il ragazzo sloveno è davvero uno di quei fenomeni sulle due ruote come ne nascono al massimo due per generazione. A meno che non c’aggiungi un bel motore e ti chiami Valentino Rossi o Marc Marquez. Lui invece già lo chiamano senza esagerare il Cannibale (nella foto-vignetta) perché ricorda l’immenso Eddy Merckx che il suo primo Tour de France l’ha tuttavia vinto quando aveva 24 anni, due in più di Pogacar che domenica ai Campi Elisi si concederà addirittura il trionfo bis in maglia gialla come ha fatto anche ieri e oggi sui Pirenei staccando Vingegaard e Carapaz sul traguardo di Col du Portet e pure di Luz Ardiden (quota 1720 metri) dopo aver scalato un’altra leggendaria montagna, il Tourmalet. E’ anche vero che Merckx ha poi vinto cinque Tour di fila come Jacques Anquetil e Miguel Indurain, che invece erano due gran signori, ma se il fuoriclasse belga era sempre affamato di successi, però regalava di tanto in tanto le briciole ai suoi avversari perché in fondo in fondo aveva un cuore e un debole per Felice Gimondi, il nuovo Cannibale del ciclismo mondiale non lascia cadere nemmeno quelle e pedala, pedala senza fare una piega e senza mai voltarsi indietro. Ne sa qualcosa l’avvilito danese Jonas Vingegaard (24 anni) e il disperato ecuadoriano Richard Carapaz (28) che pure stanno disputando un’ottima Grande Boucle, ma sono staccati in classifica di quasi 6 minuti dallo sloveno. E c’è ancora una tappa a cronometro di una trentina di chilometri, la penultima prima dell’arrivo trionfale a Parigi, che Pogacar non si lascerà di certo sfuggire per completare il suo poker di sfacciati successi di tappa. Mi ero ripromesso di scrivere oggi di basket tanto più che ho pranzato da Ugo con Federico Casarin e quattro chiacchiere di pallacanestro non è difficile immaginare che le abbiamo anche fatte, ma poi nel pomeriggio mi sono perso come adesso dietro al Cannibale che a cinquecento metri dall’arrivo in salita di Luz Ardiden si è lasciato sfilare e (quasi) staccare da Vingegaard e Carapaz dando per un attimo l’illusione che volesse concedere a uno di quei due poveri cristi, sudati e affannati, l’onore di una vittoria di tappa pirenaica. Ma andavano troppo piano e superarli di slancio è stato per Pogacar un gioco da ragazzi. Oltre che uno spettacolo. E quindi ieri come oggi: primo il fuoriclasse sloveno, secondo a tre secondi l’irriducibile danese, terzo a quattro l’equadoregno sempre più incazzato e con un diavolo per capello. Ieri la Presa della Bastiglia, oggi la pastiglia di Revlimid da 15 mg e 9.704,35 euro a scatoletta che mi ero dimenticato di prendere a mezzogiorno. Inebetito dalla bontà della granseola e della cappe lunghe ai ferri. Ora, dite la verità: vi aspettate da me che vi sveli almeno il nome del playmaker a stelle e strisce di cui Casarin sta trattando l’acquisto gradito anche a Walter De Raffaele in vacanza nella sua casa a Livorno. Ma non lo farei nemmeno sotto tortura. Uno perché ogni discorso a tavola che non sia un’intervista è off limits. Due perché non ho la minima intenzione di dare in pasto a Scimmiottando, pardon a Sportando, una notizia di cui si prenderebbe tutto il merito e magari pure qualche soldo dagli sponsor. Tre perché quando lo so io quale sarà il prossimo regista americano della Reyer basta e avanza. Però sono anche stufo che ogni giorno da mesi uno scriba del Gazzettino spari a casaccio il primo nome che un burlone di ultrà oro-granata gli sussurra all’orecchio: prima Codi Miller McIntyre che è andato ad Andorra, poi Peyton Silva che ha vinto lo scudetto con l’Alba Berlino di Aito e al massimo punta a giocare in EuroLega. Proprio non ci siamo, caro il mio Anonimo Veneziano. E allora lo faccio contento, o forse nemmeno, anticipandogli i nomi degli arbitri che saranno bocciati e promossi nella riunione dei vertici tecnici della Cia che si terrà sabato a Bologna e sarà presieduta da Stefano Tedeschi che non ho il piacere di sentire da un bel pezzo. Dal momento che domani vado al mare a trovare mio nipote, posso?, e il 17 di ogni mese lo sapete: non scrivo manco morto. Dunque non dirigeranno più in serie A, e un po’ mi dispiace, l’ex presidente del sindacato, l’avvocato Gianluca Sardella, e il brindisino Dario Morelli. Mentre saliranno nella massima serie il genovese Edoardo Gonella, figlio di Pino, collaboratore di Pietro Basciano e Massimo Faraoni nella Lega di A2, e la romana Silvia Marziali, medico dell’esercito, che assieme al dottor Guido Giovannetti, già buon fischietto in serie A e il prossimo anno in EuroLega, sono stati recentemente insigniti della Stella d’oro del Coni al merito per la loro lotta alla pandemia. Però dulcis in fundo una chicca ancora ve la voglio regalare per la premiata serie “Il Tormentone” tratto dalla satira su Erode Messi(n)a. Il quale, quando ormai pensava d’essersi finalmente sbarazzato del contratto di Kaleb Tarczewski con una buonuscita di circa mezzo milione di euro, ha fatto in fretta e furia marcia indietro nello stesso momento in cui ha saputo la probabile destinazione del triste pivot del Claremont. “No, a quello non glielo do”, avrebbe sbottato. E quello non altro pare che fosse Gas Gas Trinchieri, riconfermatissimo allenatore del Bayern Monaco. Lotta continua…