Perché il basket è tanto odiato dal Bulbarelli della Rai?

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Vuoi vedere che adesso la pallacanestro italiana deve vergognarsi d’andare alle Olimpiadi di Tokyo? Così pare. Almeno leggendo Gianfrancesco Turano, fanatico di calcio, oggi sull’Espresso. Perché “la rappresentativa azzurra ai prossimi Giochi aveva sfiorato la parità di genere (uomini-donne) a quota 184 quando – ahinoi! – il risultato è tornato a favore dei maschi soltanto all’ultimo con la qualificazione dei dodici cestisti capaci di vincere il pre-olimpico di Belgrado contro i favoritissimi padroni di casa della Serbia”. Mi dispiace tanto per Turano che con il basket deve avuto qualche problema sin da piccolo: probabilmente al campetto non lo facevano giocare neanche se portava il pallone. Come succedeva sempre a Ciccioblack Tranquillo, che difatti si è dato all’arbitraggio, o a quel poveraccio di Auro Bulbarelli, direttore di Raisport, spero ancora per poco, che detesta la nazionale di Giannino Petrucci al punto che, costretto dagli eventi e dai suoi capi, a trasmettere in diretta Serbia-Italia una domenica sera senza sfide europee di calcio, l’ha sbattuta su Raitre e l’ha pure oscurata, mentre contemporaneamente sull’Uno c’era Mara Venier (in registrata) e sul Due la serie “Delitti in paradiso” che per me sarebbe potuta benissimo andare anche all’inferno. Ebbene la finale del preolimpico ha catturato appena 746.000  telespettatori con uno share del 4 per cento. Peccato perché la partita di Mannion, Polonara, Fontecchio, ma anche di Tonut e Pajola, è stata una meraviglia, appassionante e intensa, molto più della brutta finale di otto giorni dopo a Wembley che, se avesse avuto per protagonisti la stessa Inghilterra e, non so, la Spagna, invece dell’Italia di Meches Mancini, mi avrebbe presto convinto a cambiare precipitevolissimevolmente canale anche solo per rivedere per la decima volta ancora “La mia Africa” di Sydney Pollack su Rete 4. Ignoro quali siano le ragioni che spingano Bulbarelli, che in Viale Mazzini chiamano il Tacchino lesso per via della pappagorgia che gli pende dal collo, a disprezzare il basket almeno quanto io non posso vedere Matteo Salvini, il suo sponsor ufficiale. Fatto sta che è tenuto in maggior considerazione a Raisport persino il (suo) biliardo, stecca o boccette che siano, della pallacanestro. Per non parlare del ciclismo che il Tacchino ci propone in tutte le salse ad ogni ora del giorno e della notte. In verità non è che neanche i giornaloni impazziscano poi per la palla nel cestino se la Gazzetta nella domenica del 102-95 rifilato in serata a Milos Teodosic, Er Monnezza, e compagni serbi non si è sprecata in un richiamo in prima pagina nemmeno alla voce “da non perdere”. Dove invece avevano trovato posto Pogacar, Hamilton e Verstappen, e lo capisco, ma pure Berrettini e Sonego proprio nel giorno in cui lo sanno anche i bambini che non si gioca sull’erba di Wimbledon. O se il lunedì successivo la Repubblica ha dedicato – deo gratias – al trionfo della nazionale di MaraMeo Sacchetti a Belgrado una foto-notizia (nella foto) di solo nove righe (di numero) con il commento di capitan Giorgio Chiellini: “Che impresa, complimenti!”. Nonostante il quotidiano di John Elkann possa contare su due storiche firme del basket della qualità di Manuela Audisio e Walter Fuochi. Così come è pure innegabile che la nostra amatissima pallacanestro è precipitata nel baratro dopo che ai Giochi di Atene 2004 gli ascolti per la medaglia d’argento conquistata dall’Italia di Re Carlo Recalcati avevano sfiorato i sette milioni e pochi giorni dopo è passata dalle mani della Rai alle sgrinfie di Sky che con la vanga di Tranquillo l’ha seppellita sotto terra. Nella fossa comune. Dalla quale non si è più risollevata. Dite che forse ce l’ho con Ciccioblack e i suoi compagni della Band? Può darsi, ma stamattina ho rischiato il divorzio dalla Tigre che è stata svegliata dalle grida sguaiate di quel matto che urlava: “Cosa ho visto? Cosa ho visto?”. Semplicemente aveva visto una schiacciata a due mani di Giannis Antetokounmpo, che dovrebbe almeno cambiare cognome e scegliersene uno non dico corto come il mio ma quasi. Su alley-oop di Jrue Holiday che aveva strappato la palla dalle mani di quello sciagurato di Devin Booker a una decina di secondi dalla fine di gara 5 delle Finals Nba vinta allo sprint dai Bucks in casa dei Phoenix Suns (119-123). Come quest’anno ho spesso visto fare almeno una decina di volte al Palaverde di Villorba da Mekowulu su assist al volo di Russell e non mi sono mai per questo strappato i capelli. Ora i Milwaukee sono ad un passo dal titolo che non conquistano dal 1971, ma non per questo metterò la sveglia alle tre di martedì notte per seguire gara 6. Al massimo mi registro la finale della quale vedrò gli ultimi due minuti. Senz’altro però ricordandomi di togliere stavolta il sonoro come stranamente non ho fatto stamattina, ma ero sopra pensiero e ancora molto assonnato. Altrimenti sul serio la Tigre mi pianta in asso e mi lascia in braghe di tela. Piuttosto mi piacerebbe conoscere la ragione per la quale Sky non comunica mai i dati d’ascolto delle telecronache Nba di Ciccioblack. Evidentemente sono ridicoli, per non dire penosi, e comunque da tenere ben nascosti ai proprietari americani di Comcast Corporation che hanno già stimato il numero di esuberi in 3.000 dipendenti. E Flavio Luigi Tranquillo il 31 gennaio compie 60 anni e potrebbe anche lui ben andare in pensione dopo che ha già rinunciato – racconta lui – a strillare nelle dirette d’EuroLega dell’Armani che il compare di merende, Erode Messi(n)a, gli ha regalato dal prossimo autunno. Vero o non vero, meglio così. Perché ritorna dal calcio il bravo Geri (Ruggero) De Rosa e almeno potrò tornare a seguire il basket su Sky senza dovermi affannare a premere il  pulsantino con la croce del telecomando e cancellare l’audio.