Molin e Maffezzoli, gli assistenti di Sacchetti in nazionale

lele

Mamma Rosa è più vecchia di mia nonna Nina. Che è nata nel 1899. Tre anni dopo la Gazzetta dello sport. Che usciva due volte alla settimana. Quando non pioveva. Un solo foglio. E vestiva come i simpatizzanti della Lega di Umberto Bossi e del TrotaCioè di verdolino. Ha fatto due guerre mondiali e ne ha viste di tutti i colori: persino Ciccioblack Tranquillo in nazionale, assistente del cuore di Ettore Messina. Dunque non le posso e non le voglio insegnare niente. Anzi, per il rispetto dovuto, se deve attraversare la strada sulle righe zebrate, me la prendo sotto braccio e l’accompagno. Sussurrandole all’orecchio, quando mi capita, pure qualche notiziola carina. Che Mamma Rosa, se le va, può poi anche copiare senza rivelare il nome dell’uccellino che gliela ha cinguettata. Come ha fatto ieri. Due giorni dopo che avevo scritto di Boscia Tanjevic che tornerà prestissimo in nazionale con un ruolo simile a quello che immortalò il magnifico Principe Rubini, che la sua cara moglie chiamava Rino, negli anni d’oro della nostra pallacanestro. Insomma direttore tecnico, leader massimo o responsabile di tutte le squadre azzurre: una qualifica vale l’altra, l’importante è che il pieffe (leggi presidente federale, ndr) ufficializzi la lieta novella prima che i buoi siano già scappati dalle stalle. E così è stato oggi pomeriggio. Sul far della sera. Quando siamo andati al bar  insieme. Sotto l’ombrello. Perché pioveva e mi sarebbe dispiaciuto che si bagnasse e fosse da buttare. Avevo appena saputo di Massimo Maffezzoli e di Lele Molin nuovi vice allenatori di MaraMeo Sacchetti e glielo ho detto sotto voce. Poi lei faccia pure quello che vuole. Senta i diretti interessati o, prima ancora, senza perder tempo, Giannino Petrucci, col quale ha sempre avuto un filo diretto e un ruolo privilegiato, e decida se riportare o meno la notizia che domani sarà comunque di dominio pubblico. Senza per carità citare la fonte. Che è prassi antica e superata della deontologia professionale che per la verità nessuno più rispetta. Nemmeno gli sbarbatelli della scuola dell’Anonimo Venezia che addirittura prende la news e la fa passare come farina del suo sacco bucato. Ad onor del vero a metà estate avevo pensato, e pensato bene, che l’assistente di Sacchetti sarebbe stato Max Chef Menetti. Che con MaraMeo ha un feeling speciale. Mi ero sbagliato. Succede. Anche perché m’ero dimenticato di fare i conti con l’oste. Ovvero che al nuovo cittì sarebbe stata data un’unica possibilità di scelta. E difatti ad occhi chiusi e senza indugio Sacchetti ha preso Maffezzoli, due effe e due zeta, 41enne veronese, che è stato il suo fedele vice nell’indimenticabile Banco di Sardara, che ha vinto due anni fa lo scudetto, e poi sino a giugno nella Brindisi del SottoMarino, che stenta a riemergere, prima di trasferire armi e bagagli a Cremona ed essere ripescato in serie A. La scelta dell’altro assistente della nazionale l’ha invece fatta Petrucci. Pardon, Messina: mi stavo sbagliando di nuovo. Del quale Emanuele Molin è stato il secondo per una vita. Dalla Bologna virtussina alla Mosca armata, passando per la Treviso benettoniana e la Madrid blanca. Dove ha in prima persona anche allenato il Real (vedi foto, ndr) quando Ettore se ne è andato piantando tutti in asso e magari sperando che Lele facesse altrettanto. Da allora, e forse anche per questo, i rapporti tra i due si erano un po’ raffreddati, ma evidentemente devono aver fatto pace come si conviene tra veri amici e vecchi compaesani. Difatti se Messina è un veneziano acquisito, Molin è addirittura un mestrino doc. Come il vostro pennivendolo che li ha visti crescere entrambi. Anno dopo anno. Al patronato di via Aleardi. Mantenendo con entrambi un buon rapporto. Almeno sino all’altro giorno. Checché se ne dica in giro. Anche se ultimamente Lele l’avevo un po’ perso di vista. Essendosi lui rintanato lontano: prima a Caserta e poi addirittura a Kazan. Mentre ora è a Trento. Dove starà senz’altro bene. Ed è il vice di Fred Buscaglia. Del quale di recente non ho più sentito parlare. Dopo il tredicesimo posto ottenuto con l’Under 20 azzurra agli Europei. Che Pino Sacripanti(bus), separato in casa con Messina a Tel Aviv e poi a Istanbul, farebbe un grosso errore a riprendere in mano. E comunque il mio Fred di poche parole era per me ieri uno dei migliori allenatori italiani, lo è oggi e lo sarà anche domani. Come penso e dico di Max Chef Menetti. E nessuno riuscirà mai a farmi cambiare idea. Neanche la vecchia Mamma Rosa del 1896. Legato mani e piedi all’albero della tortura.