Mancini un mostro come Ventura ma Zanetti è pure peggio

nuovi mostri

Sarò sincero e quindi antipatico. Parecchio antipatico. Perché la verità brucia e ti fa male: lo so. Lo affermava nel 1966 anche Caterina Caselli, Caschetto d’oro, che con quella non proprio stupida canzone, ma quasi, ha fatto una carriera esagerata. Molto meglio il film del 2011: Nessuno mi può giudicare. Con Paola Cortellesi e Anna Foglietta. Che sono guai invece a chi me le tocca: muore! Ho già perso il filo (spinato) del discorso? Ancora no. Anzi. Mi sento proprio in palla anche se ho appena finito di sfogliare i giornali che parlano solo dell’inferno d’Odessa e di Palermo o dell’inconsolabile Mancini che è più distrutto, poveretto, dell’eroico Zelensky. Sia quelli che m’infilano al mattino sotto al portone che quelli che, mai sazio, ho poi comprato all’edicola del centro. Dove con Stadio ho avuto anche il Giornale e il giornalaio mi ha confessato di non vendere più di quattro Gazzette al giorno. Un disastro. Comunque già mi caccerei volentieri in branda per la sacra pennichella quotidiana. Peccato sia pure l’ora di pranzo. Anche se niente mi fa più gola come una volta. Pesciolino a parte. Ma la Tigre non me lo cuoce avendo scoperto che puzza dalla testa. E allora stasera vado da Carlo, al Leone di San Marco, col mio amico Nino: scampi crudi, gamberetti e granseola (granceola). E volo in paradiso. Non ve ne frega niente di sapere cosa mangio? Mi pare giusto. Ma figuratevi un po’ a me cosa può importare di voi. Specie se siete quelli di Facebook che come ha scritto Michele Serra dondolandosi ancora sull’Amaca di Repubblica che per la verità non si può più leggere da quando è finita nelle grinfie di John Elkann. “Le critiche sono importanti. Però non sono tutte uguali. Se la critica è cretina, mi rovina la giornata. E per questo ho preso da tempo la decisione di separarmi dal mondo dei social scrivendo quello che penso e cercando di scriverlo meglio che posso. Amen”. Giusto, l’avrei fatto anch’io se anche oggi la mia nicchia di cari amici di Facebook non mi avesse dimostrato tutto il suo affetto e se magari non dovrei più leggere nemmeno lui. Che non scrive una cosa di sinistra dal 2013, si sbrodola addosso ogni domenica da Fabio Fazio Ridens ed è un intertriste di quelli fastidiosi come lo sono Marino Bartoletti e Amadeus, o Luka Zaia e Leo Turrini (con una o due erre o forse per ingordigia sei o sette, non me lo ricordo mai). Ma soprattutto Serra non ha trovato il coraggio, nonostante sia ormai in pensione, credo, e abbia due soldi senz’altro messi da parte, di lasciare Repubblica come ha fatto invece dignitosamente il direttore Marco Damilano dall’Espresso. Tanto che la sua (ex) redazione per solidarietà ha programmato una serie di scioperi settimanali a catena giustificatissimi di cui uno l’ha già fatto. Or dunque dove eravamo rimasti? Al punto di partenza. Visto che non ho ancora affrontato il tema del pezzo che mi ero proposto stamattina di scrivere sul blog che mi costa in verità sempre più fatica poi a copiarlo e incollarlo su Facebook. Perché i commenti cretini di quelli che apprezzano più le mie cavolate di quattro righe che un faticoso pezzo di duecento scritto col cuore in mano e cercano solo il pelo nell’uovo per criticarmi (“Cardiff non è in Scozia”, grazie mille, non lo sapevo) sono in forte aumento e mi stanno sulle palle quasi più dei Salvini o dei Renzi, dei Belpietro o dei Cacciari, come del resto dei no-vax e dei sì-putin, dei no-allegri e dei sì-zorro o sì-sarri. Un po’, ad essere sincero sino in fondo, anche mi dispiace che il Benzinaio sia ai ferri corti con un altro di buono, Claudio Lotito, quasi anche peggio di De Laurentiis e Cairo, non fuma da qualche giorno e il rincaro dei carburanti l’ha depresso a tal punto da perdere 0-3 il derby dell’Olimpico non capendone un tubo sin dal primo minuto di gioco. Mentre Zorro è per gli ultras dell’Unione, nata nell’87 dalla malsana fusione tra la Mestrina e il Venezia, che hanno mostrato il sedere al minuto di silenzio dedicato a Maurizio Zamparini, è il magnifico Zanetti di nome Paolo e non Xavier, che è invece un gran signore, ovvero l’allenatore insostituibile della squadra di Duncan Niederauer che non sa nemmeno lui come abbia fatto nei passati playoff a conquistare la serie A. Per grazia ricevuta dal Cittadella? Mettiamola pure giù così per non parlare sempre e solo di fondo schiena. Ma Paolo Zanetti da Valdagno, provincia di Vicenza, è anche l’uomo che domenica a Sant’Elena, sullo 0-2 ormai scolpito nella pietra dalla Sampdoria di Marco Giampaolo, ha all’88’ strattonato di brutto Thomas Henry che si era beccato il secondo sacrosanto giallo da Daniele Orsato, il bravo arbitro (rossonero) di Montecchio Maggiore-Alte Ceccato, pure in provincia di Vicenza, caso strano, che alla fine del primo tempo aveva già minacciato d’espellere il nervosissimo francese che l’aveva insultato in inglese e aveva informato della cosa il conterraneo. Per la serie: a buon intenditor poche parole. Vale a dire: “All’intervallo spediscilo sotto la doccia”. Parole al vento. Oggi non ho salvato proprio nessuno e siamo appena all’inizio. Ad eccezione della Cortellesi, la Foglietta, Carlo e Nino, Damilano e ovviamente Allegri, oltre a Xavier Zanetti. Mi raccomando. Perché l’altro Zanetti, oltre a prendere quasi per il collo Henry, ha sparato un paio di brutte ingiurie e di grasse bestemmie, per le quali è stato anche squalificato, ma che soprattutto hanno impietrito mio nipote Rocco che tenevo sulle ginocchia. “Ma cosa dice, nonno?”. Ha perso la zucca e non da oggi, gli ho solo risposto sperando che Niederhauer dagli Usa lo cacciasse prima del tramonto del sole sulla laguna. E invece niente. Nemmeno una scusa da parte di nessuno del Venezia. Vergogna. Neanche del Gazzettino di Trombone Papetti che sulla mostruosa vicenda non ha speso mezza riga. Allora mi ero ieri sera stravaccato in poltrona ai piedi della televisione con la coppa di gelato alla vaniglia in mano e la Macedonia del Nord non certo da gustare. Quando all’improvviso mi è apparso l’orribile Lele Adani e al volo dalla Rai sono passato a Sky. Dove c’era Ciccioblack Tranquillo che pontificava su Efes-Armani. Di male in peggio. Cosa faccio? Mi sono riguardato per la centesima volta molto più volentieri Il Vizietto con Ugo Tognazzi e Michel Serrault cambiando canale, quando c’era la pubblicità, solamente per conoscere il risultato dell’Italia senza juventini sempre bloccata sullo 0-0 e di Milano a Istanbul anche sotto di 15 punti prima di vincere 77-83. Non so nemmeno io come, ma senza stupirmene più di tanto. In fondo da qualche giorno ne erano successe ancora di più incredibili. Come la prima vittoria della stagione del Genoa a Marassi con il Torino per oltre un’ora in undici contro dieci o la doppietta della Ferrari in Bahrain dopo due anni e mezzo o il trionfo del quindici azzurro nel Sei nazioni all’ultimo secondo dopo sei cucchiai di legno. Eppure mai e poi mai avrei potuto immaginare che la nazionale di Meches potesse essere eliminata dai Mondiali degli sceicchi del Qatar che non si possono vedere e difatti per fortuna non vedrò. Così come non ho seguito la partita del Barbera senza Champagne. E quindi ho dovuto leggermi Andrea Elefante e Luigi Garlando (Mamma Rosa) o Ivan Zazzaroni (Ballando con le stelle) o Aldo Cazzulo (A riveder le stelle) o Maurizio Crosetti (l’unico bianconero di tutta la Repubblica) o Marcello Di Dio (ah però!) e Ciccio Ordine (il Giornale) prima d’arrivare ad un paio di conclusioni non affrettate. Uno: il miglior pezzo di venerdì 17, pardon 25 marzo, l’ha scritto Tony Damascelli su Andrea Agnelli e la fine d’un’epoca. Due: se Giampiero Ventura nel novembre del 2017, sì del 17, è stato trattato dalla stampa nazionale alla stregua di una brutta bestia, a maggior ragione deve essere considerato oggi un nuovo mostro il pupillo di Sconcertino Sconcerti (Il Corrierone di Papà Urbano) e di Bombolone Condò (Il Cerchio magico di Paolo Mantovani) che è stato sbattuto fuori non dalla quotata Svezia delle fiabe di Anderson e da un gol di Johansson a Stoccolma nel match d’andata, ma dalla nazionale numero 67 del ranking della Fifa, la Macedonia di Blagoja Milevski, e da un siluro rasoterra dell’ex del Palermo, Aleksander Trajkovski, che Gigi Donnarumma avrebbe anche potuto parare ma preferisco pensare di no. Perché non sono in totale malafede come gli ingrati tifosi del Diavolo che assai somigliano a quelli della Vecchia Signora che arriveranno pure loro ad odiare Dybala, che ha vinto quattro scudetti con Acciuga e uno persino col Benzinaio, soprattutto se dovesse passare all’Inter come non mi auguro per lui. E comunque nemmeno io ve l’ho ancora raccontata giusta, ma rimedio subito. Anche se sono ormai le due di notte passate e  il mio carpediem di sabato 26 marzo così recita: è meglio essere importuni e incauti che adulatori e falsi (Michel de Montaigne, scrittore e filosofo 1533-1592). Non ho buttato giù questo pezzo infatti nel pomeriggio dopo la pennichella come avevo incautamente promesso ai miei aficionados, ma per la verità dopo essermi perso dietro a quel matto del geniale Fabio Fognini che sulle montagne russe di Miami ha buttato via almeno un’ora delle tre che ha impiegato per battere il giapponese di Nuova York, il rognoso Taro Daniel. E dopo aver cenato con Nino da Rizzetto a Monastier, un chilometro oltre i confini della provincia di Venezia, accanto all’abbazia trevigiana che incantò Heminguay. Ovviamente Ernest e non Giuseppe Sciascia che pure pennella di basket un po’ dappertutto. Dove gli capita. Anche in bagno. Copiando spesso le mie news di sana pianta. E qui mi tuffo a letto promettendovi che la prossima volta sarò ancora più importuno e perfido, ma mai adulatore e bugiardo come l’ex fruttaiolo di Giorgio Armani. Per ultimo dando un voto qualità-prezzo alla trattoria di pesce di Monastier: sette. Perché l’otto lo do soltanto al Leone di San Marco. Dove andrò comunque a pranzo domani a mezzogiorno. Cioè almeno un paio d’ore dopo aver bevuto il mio solito tè col latte in tazza grande e tre cucchiaini di zucchero. Rinunciando però alla brioche vuota. Altrimenti non sento poi più il gusto degli scampi, i gamberetti e la granceola. Come le telecronache di Tranquillo…