Gherardini o Bertomeu in (S)Lega? No, resterà Gandini…

fritto mistoUn buon fritto misto è quello che vi posso offrire oggi a merenda. Sempre meglio dei cavoli: non vi sembra? O anche per cena se andrò ancora troppo per le lunghe come ultimamente spesso mi capita dormendo molto più di gusto dopo pranzo (pennichella, voto 10) che di notte. Quando guardo lo sport registrato in televisione che non ho visto durante il giorno e poche gocce di cortisone mi sono bastate per essere più sveglio delle lucciole nei parchi del centro di Roma (Lorenzo Jovanotti, ndr) che sono ancora in ibernazione dopo essersi riempite d’estate la pancia di lumache (e non ditemi che sapevate anche questa). E magari d’escargots di marca Rabiot (3) che da buon appassionato francese di rugby passa solo la palla indietro come del resto fa Trottolino amoroso Arthur (4) che però prima se la masturba almeno una dozzina di volte. A tal proposito cosa aspetta l’Italia della bislunga a ritirarsi dal Sei Nazioni dove non vince un match dal novembre del 2015? Così almeno non rovina il fegato a Francesco Pierantozzi (7) di Sky, a Domenico Calcagno (5) del Corriere della Sera e a Luciano Benetton (4) oltre che a Antonio Liviero (5+) del Gazzettino di quel trombone di Papetti (3) e del compare Luca Zaia (pure 3) che ha raddoppiato persino il costo del suo Prosecco (4 meno). D’entrée per star leggeri allora vi suggerisco due crocchette di patate e una mozzarellina in carrozza come Sbirulino Russell (4 più), playmaker scavigliato che non ha giocato mercoledì in Champions e forse neanche stasera al Palaverde contro Trento in una Treviso già in crisi nera che becca dai 90 ai 100 punti a partita. Però Giuseppe De’Longhi (7) qualche altro soldino lo poteva anche sganciare a Paolo Vazzoler (7.5), uno dei pochi dirigenti in gamba della nostra povera palla nel cestino, che tuttavia non può fare ogni anno le nozze con i fichi secchi (Formaggino Cheese o Indiana Jones) e allo stesso tempo non avere nemmeno un euro di debito. La Nutribullet (frullatori) va oltre tutto da dio sul mercato Usa: insomma qualche dollaro in più il potente industriale trevigiano lo poteva anche spendere se davvero voleva emergere da quel gruppo di squadre mediocri, per non dire scappate di casa, che quest’anno sono più numerose del solito. E non parlo tanto di Cremona, Fortitudo e Pesaro, o di Varese e la stessa Trento, ma anche di Sassari, Brindisi e Reggio Emilia che, se è addirittura quarta in classifica, lo deve esclusivamente ad Artiglio Caja (8) che vi deve essere proprio antipatico se non riconoscete che è oggi nel rapporto qualità-prezzo (e risultati) il miglior allenatore d’Italia. Come del resto, piaccia o meno alla 66enne Evelina Christillin (6.5) e al 71enne Roberto Beccantini (7), il Max Allegri (9) che domenica sera era a cena al Principe di Savoia di Milano con la nuova morosa da non più di 6 in pagella e quindi non si è manco visto in diretta l’ennesimo furto a mano armata dell’Intertriste con il Toro nel quale sono stati condannati ad un mese di squalifica gli arbitri Marco Guida e Davide Massa (Var), un bell’8 complessivo di voto, e non l’esecutore materiale della rapina (Andrea Ranocchia 4.5) e i mandanti cinesi della Beneamata. Beneamata da chi? Da me no di certo. Mentre Ambra Angiolini è minimo da 7 e mezzo e così ho dato un grosso buco all’Alfonso Signorini (dal 3 al 4) che non si può più vedere al pari dell’Inter di Simone Inzaghi (6+ di stima), ma questo non lo scrive nessuno, men che meno Mamma Rosa che porta le mutande nerazzurre di nascosto da Urbano Cairo (4). Ogni regione ha il suo fritto misto, ma per me non ha uguali quello emiliano e il suo gnocco, che in verità si dovrebbe chiamare lo gnocco fritto, anche se non è più la stessa cosa, prima che Massimo Gramellini (comunque 7) mi riprenda e mi bocci come ha fatto con la portavoce di Cinque Stelle alla quale avevano rubato il cappotto a Montecitorio e aveva dichiarato d’essere indignata “su quanto” le è accaduto. “Il cappotto è stato poi ritrovato, ma la preposizione “per” risulta ancora dispersa”. Tutto giusto, peccato che la severissima Gramella abbia invece preferito fare lo gnorri quando sul sito del Corrsera un suo esimio collega ha scritto un coccodrillo sulla grande Monica Vitti ricordando che il suo capolavoro era stato Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Di Lina Werthmueller con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini. Il classico fritto misto a Venezia è lo scartosso de pesse (cartoccio di pesce) che vi ripropongo molto volentieri nella foto. Un piatto dalle origini antiche e povero nella tradizione, come del resto i folpetti e le sardee in saor, che oggi costa invece l’occhio della testa dal momento che la settimana scorsa le barche dei pescatori di Chioggia sono rimaste in porto e al mercato di Rialto i prezzi del pesce sono saliti alle stelle pari passo al rincaro spaventoso e ingiustificato del gasolio che costa anche più della benzina. Mi sono intanto puntato la sveglia alle 16.30 per non perdermi dopo la gustosa pennichella almeno l’arrivo della Milano-Sanremo. Che ha vinto l’acrobatico sloveno Matej Mohoric, un outsider di lusso (stavolta da 10 e lode in pagella) che parla l’italiano meglio del filosofo Luciano Spalletti (non più di 6.5), che sulla discesa del Poggio ha rischiato l’osso del collo e ha staccato tutti a quattro chilometri dal traguardo di via Roma. Lasciando di sasso il favoritissimo connazionale Tadej Pogacar (8) che ha fatto la selezione sulla Cipressa, ma non ha preso il volo in solitaria perché la Sanremo non è in fondo così dura come le Strade bianche sulle magnifiche colline del Senese e del Brunello di Montalcino (7.5). Coi no-vax non ci parlo più: tutto tempo perso. E nemmeno con i no-Allegri soprattutto bianconeri che sono più ottusi ancora e irragionevoli. Perché capisco la delusione per l’eliminazione dalla Coppa maledetta, ma cosa poteva fare di più l’Acciuga livornese con il centrocampisti contati e gli infortunati a catena che si è ritrovato in una partita dominata dalla Juventus sino al primo tiro in porta del Villarreal con Gerard Moreno (6) su rigore al 33’ della ripresa e dopo che Dusan Vlahovic (nell’occasione 5) aveva spezzato in due la traversa e si era divorato un paio di gol a due passi dal portiere argentino Gerònimo Rulli (7.5)? Piuttosto adesso dovrei rifare il pezzo di fritti misti e arrivare in ritardo alla partita del Palaverde dal momento che, saltando col telecomando dalle due ruote alla palla ovale, il quindici azzurro con una meta di Edo Padovani (8) da Mogliano Veneto trasformata dal veneziano Paolo Garbisi (8.5)  all’ultimo secondo ha per la prima volta nella storia battuto (21-22) il Galles a Cardiff. Ma di rifare l’articolo, mi spiace, non ci penso nemmeno e allora mi salvo in corner (e col mestiere) alzando il voto a Francesco Pierantozzi (8) che non sta più nella pelle e che aveva ragione, lo ammetto cospargendomi il capo di cenere, a sostenere che l’Italia non doveva assolutamente rinunciare a disputare il Sei Nazioni perché la vittoria sarebbe prima o poi arrivata. Sì. Anche se dopo sei anni e quattro mesi di digiuno universale. Sarà comunque il caso che mi torni in fretta e furia ad occupare di pallacanestro dove è molto più difficile che pigli un abbaglio e se vi dico che la cordata dei sei o sette club che s’oppone alla riconferma di Umberto Gandini (6) e più ancora alla tirannia di Ettore Messi(n)a (senza voto) ha già sondato due candidati per un nuovo presidente di Lega (o Slega?) Basket: Maurizio Gherardini (7), in uscita dal Fenerbahce e casa a Treviso, e Jordi Bertomeu (7.5) che dal 2000 era al vertice dell’Eurolega. E qui ho usato l’imperfetto perché ormai non è più una notizia: l’hanno da mesi già fatto fuori e tra i suoi sicari pare ci fosse pure il Messi(n)a. Sia Gherardini che Bertomeu avrebbero tutte le carte in regola per succedere a Gandini: entrambi non sono in buoni rapporti con il presidente-allenatore dell’Armani, è vero, ma se il primo non farebbe poi la guerra neanche a un moscerino, il secondo costerebbe l’occhio della testa. E quindi? La Lega resterà la Slega che è diventata con il ritorno dai San Antonio Spurs dell’amico fraterno di Ciccioblack Tranquillo (2) e non cambierà niente di nulla. Ognuno insomma continuerà a fare la corsa per conto proprio e Messi(n)a a comandare anche dietro le quinte del teatrino della Federazione di un Giannino Petrucci stranamente silenzioso da 8 (meno meno) comunque sempre in pagella. E’ delle ultime ore infatti la richiesta di Messi(n)a al comitato degli arbitri (Cia) in nome dell’associazione degli allenatori (Cna), di cui anche qui è ovviamente il presidente, d’allungare l’età della pensione ai fischietti di serie A oltre i 55 anni. Magari per ingraziarsi Roberto Begnis (6.5) che, guarda caso a fine aprile ne compirà 55 come Carmelo Paternicò (5) tra una settimana. O kappa. La cosa mi può anche andar bene in linea di massima. Visto che all’orizzonte non si vedono giovani promettenti arbitri che possano far meglio degli attuali. Tanto più che la deroga è già stata concessa da Stefano Tedeschi (7), presidente del Cia, da almeno un mese. Però a patto che d’ora in avanti né Begnis né Paternicò dirigano più una partita dei playoff dell’Armani. Mi sembra il minimo. Non vi pare? Post scriptum di ritorno nella notte da Treviso-Trento 78-73:  a proposito di fischietti, Marco Pierantozzi (3) da Ascoli Piceno con quella pancetta e non solo per la pancetta è davvero impresentabile su un palcoscenico della massima serie pur di così bassa qualità…