Lo scudetto di Pulcinella figlio dell’odio verso la Juventus

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Se fossi napoletano, e lo sono da parte di madre, quindi sarei sole e pizza, oltre che superstizioso Pulcinella, mi toccherei i marroni come ho fatto immergendomi straordinariamente tempo fa nella lettura di Luigi Garlando che non leggevo e soprattutto non reggevo più da anni. Ovvero più o meno da quando, come raccontano le malelingue, la Juventus dell’Agnelli(no) decise di tagliare i biglietti-omaggio in tribuna ai giornalisti di Umberto Cairo che la disprezzavano un giorno sì e l’altro pure, insomma con provocatoria e sfacciata puntualità. Stavolta però ho fatto uno strappo alla regola perché, mentre sfogliavo la Gazzetta che si sfoglia, mi raccomando, e non si legge, dall’ultima alla prima pagina, cioè dalle news sulla terapia intensiva del miglior amico di Putin al sempre più monotono e moscio Rompipallone di Gene Gnocchi contro Stefanino Inzaghi. Accettando senza far tante storie il palese conflitto d’interessi. O forse avete mai scovato in essa mezza riga critica solo per sbaglio nei confronti della squadra del padrone? Io mai. Nemmeno quella volta in cui il Tor(in)o fu travolto in casa 0-7 dall’Atalanta e questo non è accaduto cento anni fa, ma nel gennaio del 2020: tripla di Ilicic, doppietta di Muriel più le reti di Zapata e Gosens se non ricordo male.

Stavo dicendo che eccezionalmente ho letto Garlando, che scrive anche libri per ragazzini vietati ai minori di sedici anni e comunque ai miei nipoti bianconeri, perché incuriosito dal titolo “Che tegola Osimhen”. Mi era infatti sfuggito che il fortissimo attaccante nigeriano, acquistato dal Lille con un conguaglio di quattro scartine napoletane plusvalutate 5 milioni l’una, si fosse infortunato all’adduttore sinistro proprio alla vigilia dello scontro con il Milan. Del resto sono oltre due mesi che non seguo più la serie A di calcio se non le partite registrate della Juventus e gli highlights delle altre se non ho nulla ma proprio niente di meglio da fare. Come stasera. Quando è scontato che non mi perderò in prima serata Imma Tataranni – Sostituto procuratore con la risoluta Vanessa Scalera e poi mi vedrò City-Bayern e il duello HaalandDe Ligt molto più appassionante di quello tra Guardiola e Tuchel che ormai può eccitare soltanto il vecchio Bombolone Condò. E Benfica-Inter? No, grazie. La lascio volentieri guardare agli odiatori seriali della Signora per le cui fortune si sono suicidati molti italiani, prevalentemente intertristi e fascisti, ma anche berlusconiani, viola e granata, nonché i Pulcinella del più indigesto presidente dei palloni gonfiati, Aurelio De Laurentiis, ai quali ha insegnato a chiamarla impunemente Rubentus. Altrimenti avrei finito anch’io per sostenere stasera davanti alla tivù i lusitani di Rafa Silva e mi sarei fatto parecchio schifo lo stesso.

“Fosse l’Iliade, Giovanni “Patroclo” Simeone vestirebbe l’armatura di Victor Osimhen e scenderebbe in battaglia contro il Milan facendo finta d’essere Achille (come del resto ha fatto). Ma questo è calcio, altro outfit (?). Se il Cholito si mette sulla faccia la maschera del nigeriano, lo sgamano subito (ma va?). Non c’è trucco che tenga. Il Napoli attaccherà il Diavolo senza Osimhem che è l’assolo di sax che porta in cielo la musica perfetta dell’orchestra (per carità, detto senza retorica, ndr): 21 gol in 23 partite, 8 nelle ultime 8 nel girone di ritorno. Perdere Osimhen e come perdere il Vesuvio nella cartolina”. Ma è soprattutto perdere 0-4 come non era mai successo prima al Maradona. Come Patroclo che per la verità, travestito da Achille, fu ucciso da Ettore. Ma questo magari l’innominabile Garlando, poveretto, non l’ha studiato a scuola. E comunque, sia quel che sia, non sapendo né leggere né scrivere, non so voi, ma io mi tocco i marroni e me li stringo audacemente. Ripromettendomi di non scrivere più di calcio per i prossimi due o tre mesi dopo che l’odio per la Juve ha portato il nuovo regime di Gabriele Gravina a condannare Cuadrado e non Lukaku che doveva essere cacciato per il fallaccio su Gatti prima ancora che facesse le boccacce alla curva razzista. E dopo che non è stato annullato il primo gol alla Lazio di Apriticielo Lotito per una evidente spinta di Milinkovic Savic a Alex Sandro dall’inqualificabile arbitro Marco Di Bello. Al quale persino la Gazzetta ha dato 4 e mezzo e solo il Gazzettino di Venezia, che per la verità confezionano a Roma, ha premiato con la sufficienza. In questo mondo di ladri. Come canterebbe Antonello Venditti. Nella Pasqua dello scudetto a Pulcinella figlio del più bieco e vergognoso odio alla bersagliata squadra di Max Allegri.