La crisi nera della Reyer, una vecchia malata ma di cosa?

vecchia

Sono di fretta e quindi vado subito al sodo senza perdermi in chiacchiere come mi piace da morire. Anche se l’argento di Sofia Goggia a Pechino avrebbe meritato un quarto d’ora d’applausi che Milly Carlucci e Carlo Conti avrebbero chiamato standing ovation senz’altro parlando meglio l’inglese dell’italiano, o almeno lo spero per loro, proprio come Ciccioblack Tranquillo, l’amico del cuore di Erode Messi(n)a. Col quale spesso e volentieri va fuori a cena e nemmeno voglio immaginare le risate matte che si fanno alla faccia nostra. Stasera torno in pista dopo quasi un mese d’assenza dai palasport temendo il Covid e più ancora i No vax che si nascondono infidi e silenziosi tra la (brava) gente che pensa d’essere ormai al sicuro perché nel Veneto glielo ha assicurato Luca Zaia che ha fatto riaprire le discoteche per andarci a ballare ogni fine settimana con le sue Tose, belle o brutte, non importa, basta che lo aiutino a fare i conti e a correggergli i congiuntivi. E andrò al Taliercio dove la Reyer di Napoleone Brugnaro o di chi se no, di Sior Todero Brontolon?, o devo credere alla storia del blind trust?, affronta tra un paio d’ore, alle 20 in punto, Gran Canaria che è prima in EuroCup, ma anche undicesima nel campionato spagnolo con 9 perse e 10 vinte. Quindi più uno spaventapasseri che un demonio. Nonostante abbia battuto di 20 punti una Virtus peraltro rimaneggiatissima e senza Er Monnezza, alias Milos Teodosic. Tutto vero, ma se è per questo anche gli oro-granata sembravano essere guariti da tutti i malanni di questa stagione dopo la vergognosa esclusione dalle final eight di Coppa Italia con i due limpidi successi sui salsicciotti tedeschi dell’Ulm e i tremendi plavi del Buducnost a Podgorica. E invece domenica hanno perso nel giro di pochi giorni di nuovo con Varese la quarta partita di fila in campionato pur con la squadra al gran completo, a parte lo scavigliato Cerella, e addirittura due giocatori degli Stati Uniti d’America, l’arruffone Victor Sanders e il misterioso Jordan Morgan seduti in tribuna con le gambe accavallate e la mascherina. Non voglio per carità insegnare il mestiere a nessuno, però la Gazzetta del secolo scorso si sarebbe dovuta interessare oggi dell’inspiegabile (per molti versi) crisi nera della Reyer, terzultima però in classifica nella irregular season e quindi scandalosa più della Gilda (Monica Guerritore) nel film di Gabriele Lavia. Mentre quella di Urbano Cairo, che ama il basket come io adoro Cristiano Malgioglio, ha preferito dedicare oggi quattro pagine pubblicitarie, cioè a pagamento e pagate dalla Lega di Umberto Gandini, alla Coppa Italia di Pesaro che oltre tutto comincia domani e quindi non c’era alcuna fretta di proporre un faccia a faccia tra i 35enni Marco Belinelli e Kyle Hines che, se tutto andrà per il verso giusto, si sfideranno nella finale non prima di domenica pomeriggio. In verità stasera vado al Taliercio, che è sempre – sia chiaro – la casa del Basket Mestre che il Comune ha dato in affitto alla Reyer, non per scoprire le ragioni che hanno inguaiato una squadra legittimamente partita per essere la terza forza della serie A dopo Armani e Segafredo e per rendere difficile la vita proprio ai due colossi che hanno per le mani Ettore Messi(n)a e Don Gel Scariolo, ma per vedere le facce che fa, seduto in prima fila, Napoleone Brugnaro che è guarito dal Covid (asintomatico) e che non può più stare zitto e buono vedendo una squadra che mai gli è costata tanto come in questa stagione e che, prima d’essere riconfermato sindaco di Venezia, avrebbe già preso a calci sul sedere molto prima di Natale. Per questo perdonate l’ignoranza ma sono andato bene a leggere sulla Treccani cosa sia un blind trust. Ovvero una forma di trust “con la quale chi ricopre incarichi pubblici affida il suo patrimonio a una gestione fiduciaria, rinunciando a tutti i diritti di gestione con l’obiettivo di prevenire i conflitti d’interesse” e allora adesso capisco perché Brugnaro non va più negli spogliatoi del Taliercio a tirare minimo quattro urlacci e perché si limita ad arrabbiarsi con Federico Casarin, che dell’Umana è il presidente che non caccerà fuori neanche i soldini ma che presto faranno lo stesso santo e martire. Di sicuro la Reyer è una squadra molto malata (vedi la foto magari esagerata, ndr, ma che rende bene l’idea) alla quale è passata completamente la voglia d’alzarsi dal letto, buttare via il termometro e mettersi una volta per tutte a difendere come dio comanda. Che poi singolarmente abbia i suoi problemi e ognuno pensi solo a portare acqua al proprio mulino questo è altrettanto pacifico ma non la causa-effetto di tutte le sconfitte nel 2022. Certamente è stata sbagliata la campagna acquisti e vendite della scorsa estate: un playmaker come Tarik Philipp non serviva ed è stato infatti un vero disastro, ma pure Charalampopoulos (ve lo ricordate?) e Sanders potevano benissimo stare dov’erano. Così come Jeff Brooks e Michele Vitali sinora hanno deluso moltissimo e Stefano Tonut, a posteriori, doveva essere lasciato andare a giocare a Milano così avrebbe già capito cosa significhi avere per allenatore il Messi(n)a e non il mio Ray-ban che è diventato anche sin troppo tollerante, d’accordo, ma non si può anche pretendere che si mangi il fegato perché quelli, dal primo all’ultimo, compresi Stone e soprattutto Daye e Watt, non hanno la minima intenzione di rimboccarsi le maniche e far la voce grossa in difesa. Sembrava che con l’arrivo di Jordan Theodore in regia e l’utilizzo di Martynas Echodas quasi a tempo pieno le cose fossero cambiate in meglio almeno in EuroCup. E invece domenica con i bambini di Varese, allenati da un olandese di cui non mi ricordo mai il nome, un certo Johan Roijakkers, gli orogranata si sono fatti prendere per il sedere persino da Giovanni De Nicolao, il fratello minore di Andrea, e da capitan Giancarlo Ferrero, oltre che da Marcus Keene, e passi, ma pure da Paulius Sorokas più largo che alto. Come temevo, l’ho tirata troppo per le lunghe e quindi devo mettere subito un punto e non andare accapo se non voglio far tardi alla partita. A domani dunque. Sperando che i veneziano non mi rovinino un’altra serata.