Con un Delaney così chi volete che vinca la Coppa Italia?

DELANEY

Pazza Reyer: in EuroCup “disintegra” Gran Canarie” ha titolato oggi il quotidiano di Luca Zaia in prima pagina. Esagerato! Chi? Il giornale ormai più leghista di Libero, che è un ossimoro tanto caro a Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, oppure il governatore del Veneto, fanatico ballerino, che da venerdì non salterà più un fine settimana senza andare in discoteca a Jesolo Lido con le sue Tose?  A voi la scelta. Io mi limito a sottolineare quanto siano brutte quelle inutili virgolette tra “disintegra” quasi quanto l’inopportuno intervento (nelle Lettere al Direttore) di Roberto Papetti in merito all’argento di Sofia Goggia che “passerà alla storia più di tante altre medaglie d’oro”. La qual cosa non è assolutamente vera e la prima a saperlo è proprio la Donna dei miracoli che da ieri, dopo quattro anni, non è più campionessa olimpica per la miseria di 16 centesimi di secondi che devono esserle sembrati, subito dopo l’arrivo di Corinne Suter, non meno dolorosi degli undici infortuni che ha patito in carriera sugli sci. Difatti Sofia ha confessato ad Alessandra Retico (Repubblica) d’aver chiamato in video, ancor prima di salire sul podio, Lindsey Vonn che “piangeva e diceva bravissima, però è d’argento le ho risposto e allora lei: conosco benissimo quella sensazione”. Che brucia e fa male come un colpo allo stomaco che non t’aspetti di ricevere nel momento più bello della tua vita. Ma torniamo alla Reyer che sono tornato a vedere ieri sera al Taliercio dopo il 79-75 su Napoli del 5 gennaio e le ho portato di nuovo fortuna. Come spesso m’accade e come sa benissimo anche Luigi Brugnaro che è quasi più superstizioso di Max Chef Menetti. Sottolineando opportunamente il quasi. Ero curioso di capire da quali dolori e angosce fosse afflitta la grande malata veneziana di cui vi avevo parlato su questo blog di satira spicciola qualche ora prima del recupero d’EuroCup con Gran Canaria, leader del girone B, ma undicesima nella Liga spagnola, ritenendo d’averli individuati in una difesa che ha perso la voglia di farsi il mazzo soprattutto sotto canestro. Ebbene la squadra di Walter De Raffaele, che spesso ha lasciato la conduzione degli oro-granata al suo assistente del cuore, Gianluca Tucci, standosene beatamente seduto in panchina, non mi è sembrata così indolente come pensavo non solo io ma tutto il resto del mondo. Anzi, pareva che la Reyer fosse stata morsa dalla tarantola e per nulla preoccupata delle pesanti assenze di Stefano Tonut, beccato positivo in mattinata dal tampone, oltre che dei due Jordan, Theodore e Morgan, che Federico Casarin non aveva ancora tesserato quando, l’11 gennaio, la sfida con gli spagnoli era stata rinviata sempre per colpa del maledetto Covid 19 e quindi ieri sera non ancora utilizzabili. E allora cosa devo pensare adesso che la Reyer di Gran Canaria ha fatto un sol boccone sin dal bel principio? 19-10 al termine del primo quarto, quando il sindaco di Venezia è andato ad accomodarsi – si fa per dire – tra i giornalisti, felice come una Pasqua e silenzioso come un pesciolino rosso. Vicino a presidente Casarin che è invece diventato il mio Pesciolino tricolore dopo che ha vinto due scudetti ed è il vice di Giannino Petrucci in Federazione. Addirittura 41-23 all’intervallo. Con un Andrea De Nicolao risorto e spalleggiato in regia da un Sanders anche sin troppo vispo (14 tiri, 1/5 da due e 3/9 da tre) che domenica era invece finito in tribuna, Vitali e Brooks molto più attenti e motivati. Watt quasi più preoccupato a mettere il bavaglio a quell’anima lunga del ucraino Pustovyi, ex Barcellona, che a fare il diavolo a quattro in attacco. Oltre a Bramos, per me mvp del match, e Stone ottimi collanti tra reparto e reparto. E anche una ripresa senza problemi di sorta: 52-33, 65-43 e il 77-59 alla sirena pur con Austin Daye che si era presto buttato via con tre stupidi falli e un Echodas che si è presto pure lui spento. Devo allora credere  che la Reyer sia guarita in un lampo? Assolutamente no. Perché in fondo in Europa ha fatto sue quattro delle ultime cinque partite ed è quarta in classifica davanti alla Virtus che affronterà il 9 marzo nel ritorno a Mestre. E magari in campionato anche snobba l’avversario tredici volte su quindici più debole di lei ma non al punto da non vincere più una partita – fatalità – dalla vigilia della Befana e sprofondare sul fondo della classifica, al terz’ultimo posto, solo per superbia e indolenza. Piuttosto preferisco pensar male, che spesso ci si azzecca, aspettando il recupero di sabato a Napoli quando di nuovo mancherà Tonut. Il quale tre giorni fa ha stabilito il suo career-high con 32 punti e la squadra ha lo stesso perso in casa di brutto: ovvero di 11 con la piccola Varese. E non aggiungo altro: tanto ci siamo già capiti e comunque sappiate che questo sospetto mi rammaricherebbe moltissimo. In più, detto tra noi, i canarini mi sono francamente sembrati una squadra di scappati da casa. Anzi, dall’isola. E quindi un test da prendere molto con le molle. Mi sarebbe adesso piaciuto parlare ancora di sci, ma nello slalom di Pechino, come temevo, Alex Vinatzer nella seconda manche ha saltato una delle ultime porte quando stava facendo un tempo eccezionale grazie al quale chissà quante posizioni avrebbe scalato dal 16esimo tempo della prima discesa dove pure aveva attaccato e sbagliato un paio di dribbling ai paletti di troppo. Ma così aveva vinto Giuliano Razzoli ai Giochi di Vancouver 2010. Cioè scendendo alla va o la spacca e non come oggi accontentandosi di un banale ottavo posto a meno di un secondo dal neo campione olimpico Clement Noel, il francese che mi riesce persino simpatico. Mentre non vorrei nemmeno commentare l’inopportuna sparata di Ninna Quario, la mamma di Federica Brignone, contro Sofia Goggia della quale, ha tenuto a precisare, sua figlia non è nemmeno amica. Pazienza, ce ne faremo tutti una ragione e comunque l’avevamo sospettato da mo’ (di tempo). Piuttosto è stato molto sgradevole, a voler essere gentili con chi abbiamo anche consolato quando piangeva disperata per la medaglia di bronzo conquistata da Paoletta Magoni (e non da lei) nello slalom dei Mondiali di Bormio nell’85, quel che ha poi aggiunto: “La Goggia ha una determinazione impressionante, ma il suo infortunio non era evidentemente poi così grave se è tornata in pista dopo 23 giorni perché una che si rompe una gamba non credo possa essere di nuovo competitiva dopo così poco tempo”. Però! E non ancora contenta: “Sofia si piace parecchio quando è al centro dell’attenzione e si loda”. E s’imbroda. Meglio allora la palla nel cestino. Dove a Pesaro è iniziata la Coppa Italia e ArmaniBanco di Sardara era già al time-out chiamato da Pierino Bucchi sul 18-6 per Milano quando avrei anche cambiato canale, però sbagliando perché mi sarei perso le facce cattive di Ettore Messi(n)a per le triple concesse di troppo nel primo tempo ai tiratori di Sassari e soprattutto lo spettacolo offerto da un meraviglioso Malcolm Delaney (24 punti, nella foto, ndr) e un paio di suoi canestri da rivedere con piacere altre cento volte. Ovviamente con un Delaney del genere chi volete che vinca domenica la finale se non di nuovo le scarpette rosse dell’Olimpia? Piuttosto non mi è neanche dispiaciuto il teatrino finale quando Edi Dembinski, che forse ho finalmente imparato a scrivere come si scrive, ha chiesto dopo mille salamelecchi al Messi(n)a cosa gli avesse detto Pozzecco ad un orecchio quando l’ha abbracciato ridendo di gusto a vittoria (88-68) ormai scontata ricevendo da Ettore questa risposta molto esaustiva: “No”. Mentre con Alessandro De Pol è stato addirittura carino quando gli ha gentilmente spiegato che il Poz è come la buonanima di Dado Lombardi che da giocatore pensava anche lui solo a far canestro, mentre da allenatore era diventato un mago oltre che un maniaco della difesa”. Nella ripresa infatti, a dire il vero, l’Armani ha sul serio difeso come una squadra che costa tutti quei soldi. Per concludere dovrei adesso anche spendere due parole sull’altro quarto di finale molto più combattuto tra Brescia e Trento che la Germani di Alessandro Magro ha fatto suo (78-73) nel secondo tempo dopo che il primo si era chiuso in “perfetta parità” (42-42) come ha detto anche Michele Pedrotti che chissà dove Eurosport è andato a pescare e al quale vorrei comunque pure a lui domandare quando una parità è imperfetta. Ovviamente la svolta al match l’ha data Amadeus Della Valle che oggi è di gran lunga il migliore giocatore italiano della serie A e della qual cosa ha dovuto prenderne atto persino MaraMeo Sacchetti che contro voglia l’ha convocato per il doppio confronto della settimana prossima della nazionale contro la temutissima Islanda. Ma questo me l’ha raccontato nel post partita la brava Chicca Macchi perché devo essere sincero: non ho avuto il tempo di vedere, se non a spizzichi e bocconi, il secondo duello di Coppa Italia perché contemporaneamente c’era Inter-Liverpool dell’andata degli ottavi di Champions su Amazon Prime Video che non si può registrare o almeno io non sono capace a farlo. E comunque mi credete se vi dico che sono molto dispiaciuto per lo 0-2 maturato dal 75’ all’83’ con i gol di Firmino e Salah proprio quando i Reds sembravano ormai alle corde e la Beneamata pareva essere padrona assoluta del campo? No. Scimmiottando volentieri per una volta Messi(n)a. E fate molto bene. Soprattutto se siete intertristi.