Gli eletti del 2018: Rich, Casarin, Artiglio Caja e Flaccadori

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Evidentemente sentono la primavera che è la stagione dell’anno nella quale fioriscono gli amori. Anche quelli che non avresti mai detto. Come quello sbocciato all’improvviso tra Livi(d)o Proli, al quale un po’ di sole in barca non farebbe certo male, e Grazia Graziella Grazie tante Bragaglio, la leonessa di Brescia con la criniera cespugliosa che ruggisce a sorrisi. Cestisticamente parlando e ovviamente scherzando, altrimenti non vale. O quello tra l’Egidio, il buon presidente della LegaBasket e non lo scellerato fidanzato di Gertrude, monaca di Monza, e Mamma Rosa sposata a Papà Urbano Cairo. Altrimenti non si spiega perché la prossima SuperCoppa si giocherà a Brescia in un palasport che non si sa se sarà collaudato per fine settembre. Quando Bianchi aveva già scelto Bologna che, sino a prova contraria, è la city del basket e la sede naturale della Lega. Dove, parliamoci chiaro, comanda ancora Proli e le altre quindici società fanno quello che dice lui. E in questo non ci sarebbe niente di strano, anzi: è così da oltre un lustro. Peccato che il vero campionato dell’Armani non sia il nostro, ma quello di Jordi Bertomeu che dalla sua EuroLega (con cinque squadre spagnole) continua ad escludere il club campione d’Italia. Che l’anno scorso è stata la Reyer e devo ancora capire perché Napoleone Brugnaro non ha fatto la voce grossa e si è dovuto accontentare di giocare la Champions e di vincere la Fiba Europe Cup che in fondo è pur sempre la quarta coppa del vecchio continente. O, meglio, lo so benissimo: non volendo emigrare al Palaverde per stupidi motivi di campanile, e lì disputare questi playoff e il prossimo campionato, il sindaco di Venezia, che di solito non arretra di un centimetro, ha fatto un patto d’acciaio col diavolo che altro non è che il caro Giannino Petrucci col quale mercoledì è stato a pranzo al Gritti Palace sul Canal Grande. Ovvero la Reyer resta al Taliercio e non si stacca dalle competizioni organizzate dalla Fiba. Che non ha i soldi di Bertomeu se alla vincitrice della sua Europe Cup ha consegnato una bella coppa e nulla più: neanche un euro di premio. E provate a dirmi che non è vero. Tuttavia è dell’altro amore di primavera di cui oggi voglio soprattutto parlarvi: quello tra la Lega e la Gazzetta. E qui mi va di scherzare un po’ meno perché non si tratta di una folle passione, ma di un rapporto d’interessi: io ti do cento milioni delle vecchie lire e tu mi sforni sei inserti settimanali di palla nel cestino. Poco male. Anche se questo Time Out (con una pagina su otto di pubblicità dell’Olimpia Milano) persino Matteo Salvini ed Elisa Isoardi sarebbero stati capaci di farlo meglio. La cosa piuttosto che non digerisco è questa presentazione dei playoff che si svolgerà giovedì proprio in casa di Papà Urbano e alla quale ero stato cortesemente invitato da Marco Aloi, neo marketing and sponsorship director della Lega: grazie mille, ma con Mamma Rosa appena mi saluto e sarei stato comunque un ospite sgradito e forse pure sgradevole. Mi spiace un sacco e amaramente lo confesso: nell’occasione infatti saranno anche premiati i quattro che avevo votato come primi di ciascuna categoria e i quattro hanno vinto gli Oscar del 2018. Non mi credete? Fate poca fatica: andate pure a vedere cosa ho scritto su questo blog tre settimane fa, esattamente il 19 aprile, e poi non potrete che ammettere che le mie scelte sono state felici, nonché per una volta azzeccate. Come vi confermerà domani la Lega con un comunicato e giovedì la Gazzetta nell’inserto. Mvp dunque Jason Rich che Nicola Alberani ha portato ad Avellino consigliato da Artiglio Caja (nella foto, ndr, ieri a Masnago). Che è stato eletto miglior allenatore dell’anno con largo merito dopo un feroce testa a testa con Andrea Diana. Terzo Marco Sodini, giù dal podio Walter De Raffaele. E questo è scandaloso. Anche se il suo presidente, Federico Casarin, è stato riconosciuto per la seconda volta dopo il 2011/12 miglior dirigente della regular season. Tra gli under 22 ha vinto invece a mani basse Diego Flaccadori, la guardia di Trento e di Fred Buscaglia, che praticamente non ha avuto rivali. A dimostrazione purtroppo di quanto facciano acqua i nostri settori giovanili e non solo quello di Venezia. Mentre sarei curioso di sapere quanti voti ha preso Giuseppe Sindoni di Capo d’Orlando che l’anno scorso fu il più gettonato tra i dirigenti del Bel Paese e mi venne per la verità da sorridere. E adesso scusatemi voi se ho fatto un po’ tardi, ma sarei anche stufo morto che Mamma Rosa mi copi impunemente senza sognarsi mai nemmeno di ringraziare. E allora che almeno lo faccia un paio di giorni dopo. Buonanotte.