Abbatterò massone dopo massone tutta la Banda Osiris

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Lasciatemele prima vedere tutte almeno una volta e poi ve le metterò in fila indiana le altre quindici squadre dietro l’Armani. Che non occorre ve lo dica Mamma Rosa che ha scoperto l’acqua calda: rivincerà lo scudetto a mani basse. Anche se questo è un anno dispari e Simone Pianigiani non vi piace. Fatti vostri. Nel frattempo ho ben altro da fare. Per esempio, come promesso alla cara Luisa Zambon, devo completare il glossario del mio basket in modo che nessuno un domani più mi chieda chi è Gas Gas (Andrea Trinchieri) che è rimasto per il momento a spasso o il Paron (Tonino Zorzi) che, sulla prima pagina del libro (“La mia Itaca”) che avrei voluto scrivere con lui, mi ha regalato questa dedica: “Al più sincero tra i tanti, ma non bravi come lui!”. Detto da lui. Grazie. Anche se tanti pennivendoli sinceri come il sottoscritto non ne vedo molti altri in giro per questo mondo dei canestri dove il più pulito dei personaggi che vanno per la maggiore nella band ha tre dita di pelo nero sotto la camicia bianca. A parte gli amici che saliranno domani ad Amblar sulla tomba del grande Grigo per ricordare insieme cos’era la pallacanestro di quegli anni ottanta-novanta prima che arrivasse Andrea Riffeser Monti al Giorno e in quali stati si è ridotta adesso. Che infatti Tonino Zorzi sia chiamato il Paron da Gorizia a Reggio Calabria non credo che sia solo merito mio, ma soprattutto degli oltre duecentomila lettori di quella pagina del Giorno che Franco Grigoletti dedicava ogni domenica al basket con enorme successo. Che invece Andrea Trinchieri sia uguale al simpatico topolino di Cenerentola non credo ci vogliano il genio e la fantasia di C10H16O (Mario Canfora, Gazzetta dello sport) per scoprirlo: basta guardare come Gas Gas corre su e giù davanti alla panchina e quali facce s’inventa quando qualcosa gli va storto. Che poi sia anche un buon allenatore non ci piove. E i risultati ottenuti al Bamberg lo dimostrano. E nemmeno mi dispiacciono le immagini che nelle interviste spesso improvvisa distinguendosi dai colleghi che sono più le volte nelle quali frignano e si lamentano di quelle in cui affermano seriamente che “bisogna continuare a lavorare se si vuole far meglio”. Però Gas Gas Trinchieri è anche un Banda Osiris e quindi un altro degli impegni che mi sono preso in questa stagione sarà proprio quello d’abbattere massone dopo massone questa benedetta loggia della nostra pallacanestro che finalmente è uscita allo scoperto l’otto settembre scorso con la convention di Milano dopo anni e anni d’incontri segreti nei casolari abbandonati delle campagne dove scorre il Lambro. Al punto che molti ipocritamente credevano che quella dell’Osiris, vanitosa come la Wandissima e infetta come la peste, stonata come una campana e pallone gonfiato più di una mongolfiera, fosse soltanto frutto della mia perversa immaginazione satirica. E’ vero semmai che io l’ho scoperta, più ancora che inventata, e quindi nessuno meglio di me conosce e possiede l’elenco degli iscritti che renderò in settimana noto. Squadra per squadra. Settore per settore. Competenza per competenza. Ognuno con il suo bel numero di tessera come avevano gli aderenti alla P2 nella lista scoperta – fatalità – proprio a Villa Wanda, nell’Aretino, dove risiedeva il Venerabile Maestro, Licio Gelli. E Maurizio Costanzo era il numero 1819 e Silvio Berlusconi il 625. Così come Flavio Tranquillo (Ciccioblack) è lo 001 dei bi-osiris, Andrea Bassani (Iena ridens) lo 002 e l’emergente Mario Canfora (C10H16O) lo 003. Seguono col 4 MaraMeo Sacchetti (Panna montata), col 5 Danilo Gallinari (Gallo pidocchio) e col 6 Pino Sacripanti (Sacripantibus). Lo 007 non esiste perché sono io travestito da Don Chisciotte, mentre il doppio zero (00) è sempre in fondo a destra. Non li ho contati, ma credo che arriverò comodamente a cento tessere tenendo conto anche dei soci finanziatori (Virginio San Bernardi e Marione Ghiacci) e dei soci sostenitori della stampa (Jacky Dallera, Torre perdente di Pisa e Zapelloni Mazzanti Viendalmare). Degli arbitri fiancheggiatori (Citofonare LaMonica e Cicorino Cicoria), dei pentiti (Orate Frates e Patata Di Carlo, nonché Atripaldi marchese degli Atripaldi) sedotti e abbandonati. E scaricati. Tifando possibilmente Milan e Virtus, la squadra della Banda. E odiando ferocemente l’Armani e la Reyer. Intanto della prima giornata ho già visto sei partite su otto. Difatti ora mi mancano da seguire solo Varese-Brescia e Trieste-Bologna. E poi la mia griglia di partenza della serie A sarà completata. Dicendovi subito che mi sarei dato volentieri all’ippica dopo Venezia-Torino, le 40 palle perse (19-21) e i 70 tiri (35 triple) degli oro-granata di De Raffaele, dei quali 45 a vuoto, il supplizio supplementare dell’over-time e le dormite profonde di Larry Brown che, a mio giudizio, poteva anche starsene a Dallas sulla sedia a dondolo e la copertina sulle ginocchia come racconta Federico Buffa, un altro Banda Osiris, tessera numero 033, di ogni suo personaggio da leggenda ormai tristemente incamminato sul viale del tramonto. Mentre il nipotino assaggia la torta di mele della nonna e s’infila le dita nel naso.