Rossi l’aretino andrebbe sospeso dall’arbitrare i playoff

VITUCCI

Alice è una zoccola. O no? E domani magari vi spiegherò anche il motivo della mia ennesima incazzatura con le nuove tecnologie, che specie negli ultimi tempi mi hanno terribilmente complicato la vita, e col capriccioso modem di Tim in particolare. Che prima ti lusinga con le sue mille proposte indecenti e poi ti pianta in asso voltandosi dall’altra parte. Adesso però ho i minuti contati e quindi non ho tempo da perdere in chiacchiere se voglio vedermi dopo cena un po’ di buon basket in tivù. Magari sorseggiando in poltrona un rum di qualità come il Zacapa invecchiato di 40 anni che mi sono comprato nel pomeriggio a pacchi di cambiali. Ho registrato infatti le due semifinali d’Eurolega di Kaunas: Olympiacos-Monaco e Real MadridBarcellona sperando che Ciccioblack Tranquillo non commenti el clasico a urla e strilli. Altrimenti toglierò il sonoro come faccio sempre o come accadeva ai tempi del cinema muto. Santa pazienza. Ma verrà anche il giorno in cui andrà pure lui in pensione e darà così una mano all’amico Messi(n)a ad allenare l’Olimpia o a comprare qualche straniero che non dico siano meglio di Kevin Pangos e Deshaun Thomas, ma che almeno non costino due milioni (puliti) d’euro d’ingaggio ciascuno (più il 30 per cento di diritti d’immagine) per andarsi a sedere come ieri sera in tribuna a Pesaro accanto a Nazareth Mitrou-Long che non è nemmeno lui per la verità infortunato come magari qualcuno potrebbe erroneamente pensare.

Alle 20.00 si è anche cominciato a giocare a Trento e un’ora dopo a Brindisi. Ed entrambe le partite vorrei seguire su Eurosport e Dmax, soprattutto quella sinora un po’ trascurata (specie dalla distratta Gazzetta) tra la Dolomiti Energia del Paisà Lele Molin e la Bertram Yachts di Merendino, alias Marco Ramondino, piaccia o non piaccia allenatore dell’anno per un solo voto in più – e non scherzo – di Matt Brase. Senza però fare le ore piccole. Perché poi chi riesce più a prendere sonno? Avrei voglia anche di guardare stasera le magnifiche seconde diciotto buche del Pga Championship di Oak Hill, nello stato di New York, che mi appassionano cento volte di più del Ghiro d’Italia, azzoppato oggi a Crans Montana di ben 125 km su 199, che mi aiuta invece nel primo pomeriggio ad appisolarmi come nemmeno ci riescono le Rosse di Maranello e del perdente di successo, John Elkann, nelle domeniche d’estate. Ma stasera non avrei neanche scritto una riga se non mi fosse rimasta qui sul gozzo una brutta faccenda accaduta addirittura lunedì scorso in gara 2 dei quarti di finale alla Segafredo Arena che speravo qualcuno nel frattempo vi avesse raccontato. In modo tale che nessuno domani magari m’accusasse che ho preso di mira gli arbitri di Citofonare La Monica e che ce l’ho con loro per partito preso.

Non è proprio così. Anzi. E difatti li ho sempre difesi da quelli che di loro pensano che spesso e volentieri fischiano in totale malafede. Piuttosto “nascono obbedendo” come dice il grande Vate Valerio Bianchini. Di sicuro però una stagione arbitrale così mediocre, per non dire scadente, come quella di quest’anno, coincisa fatalmente con la nomina caldeggiata da Messi(n)a del cavalier Lamonica a commissioner del Cia, non ne ho memoria nella notte dei tempi. E comunque è mai possibile che nessuno si sia domandato perché Frank Vitucci (nella foto, ndr), espulso a metà del quarto periodo, sul 95-86 per la Virtus, ovvero in una partita ormai sfuggita di mano alla sua Brindisi, se ne sia andato imbestialito o, se preferite, indemoniato dal parquet? Per un’infrazione di metà campo di Teodosevic che non c’era o per un blocco probabilmente irregolare di Mickey? Inventatevene un’altra: vi prego. O non piuttosto perché Michele Rossi, 43enne arbitro internazionale di Anghiari, provincia di Arezzo, direttore di gara anche in EuroLega e EuroCup come Carmelo Paternicò e Guido Giovannetti, invitando l’allenatore veneziano a prendere la strada degli spogliatoi, non gli abbia detto: “Smettila di lamentarti e piuttosto vergognati: con quello che guadagni!”. Stasera Vitucci, squalificato, non ha potuto prender posto sulla panchina della Happy Casa in gara 3 contro la Segafredo, mentre Rossi non ha diretto neanche l’altro quarto di finale tra Trento e Tortona. Per punizione? Non credo. Però forse sarebbe lo stesso il caso che venisse aperta un’inchiesta federale che urgentemente stabilisca se davvero l’aretino ha pronunciato quella frase di cattivo gusto, che è molto peggio d’un insulto, in faccia a Vitucci e che intanto fosse sospeso dal dirigere momentaneamente altre partite dei playoff. O finirà come sempre tutto a tarallucci e vino? Devo essere sincero: non lo escluderei. E invece…