Il superjuventino Paltrinieri, la medaglia più bella d’Italia

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Scacciapensieri scanzonato a cinque cerchi e senza prigionieri. La cosa più bella delle Olimpiadi è che per un paio di settimane non si parla di pallone. Anche se avrei già molto da (ri)dire, e forse anche da ridere, sul Conte Antonio che è in trattativa con Sky. Per andare a far cosa? Lo scamiciato nel salotto di Caressa, il supercoatto, o l’intellettuale con Bombolone Condò in quello di Anna Billò che proprio Leonardo doveva sposare? E poi sarei io il matto? Certo è che Sky, dove aver svenato per anni quasi cinque milioni d’italiani, offre da settembre il pacchetto-calcio ad appena cinque euro al mese. Costerà cioè meno di un pacchetto di Marlboro. Roba da non credere. Del resto ha in esclusiva ormai solo le partite della serie B. Che per quel che mi riguarda se le può adesso anche tenere ben strette e tutte per sé. Dal momento che il Venezia di un altro pazzo scatenato, l’americano di New York, Duncan Niederauer, che si è tuffato nelle acque lerce del canale di Sant’Elena, è stato promosso nella massima serie (ma non chiedetemi come) e alla prima di campionato affronterà al Diego Armando Maradona il Napoli di Lucianino Spalletti in diretta – ahinoi – su Dazn, il video streaming online che si vede e non si vede. Come guidare a fari spenti nella notte sotto una pioggia torrenziale e non sapere dove andrai a sbattere. Devo allora gridare “viva la Rai”? Questo mai e poi mai. Soprattutto dopo i pasticci che la sua seconda rete sta combinando in questi Giochi sopravvissuti alla pandemia e proprio ora che è cominciata l’atletica leggera con quell’odioso di Franco Bragag-na. Il quale per pronunciare a regola d’arte tutti i nomi e cognomi delle otto squadre partecipanti alla semifinale di quella buffonata che è la staffetta 4×400 mista donna-uomo, ci ha impiegato oggi ben due giri di pista. Così ora avrete capito perché, quando lui parte per la tangente dando sfoggio di tutta la sua vanità linguistica e sfogo alla sua conoscenza del superfluo, spengo l’audio premendo il tastino con la ics del telecomando e lo mando a quel paese in meno di due secondi e tre decimi. Esattamente come facevo una volta prima ancora del salto della palla a due nelle telecronache di Flavio Tranquillo. Che per fortuna è da un po’ che snobba l’Italia del basket e per questo la nostra nazionale, approfittando della sua benedetta assenza, è approdata a Tokyo. Dove il suo socio Ettore Messi(n)a chissà cosa avrebbe pagato per essere stamattina al posto di MaraMeo Sacchetti. Che, poco dopo l’alba, alle 6.40, guiderà gli azzurri all’assalto della Nigeria sperando che non sbagli di nuovo quintetti e rotazioni come ha fatto mercoledì contro l’Australia. Riavvolgendo il nastro, penso che Sky sia più fuori di un balcone se con un esubero (dichiarato) di 3.000 dipendenti offre un lavoro al disoccupato eccellente di Lecce che di solito non s’accontenta di un gettoncino di presenza, ma vorrà guadagnare almeno un euro più di Alex Del Piero che già prende uno sproposito. Né mi auguro che Niederauer possa pensare di salvare il suo Venezia acquistando solo Tessmann da Dallas, l’austriaco Schnegg o l’olandese naturalizzato nigeriano Ebuehi perché, se non glielo dicono i grandi veneziani, Paolino Poggi e Mattia Collauto, glielo spiego io che la serie A non è una raccolta di figurine Panini e che comunque dai diritti televisivi intascherà come minimo una trentina di milioni d’euro da non spendere tutti ma quasi. Oggi a Tokyo l’Italia ha vinto una sola medaglia, e pure del metallo meno pregiato, anche se storica, come quella della Repubblica di San Marino ieri nel tiro al piattello, con Lucilla Boari che cinque anni fa, ai Giochi di Rio De Janeiro, faceva parte della squadra azzurra femminile di tiro con l’arco che si beccò questa freccia(tina) dal Quotidiano sportivo: “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”. Apriti cielo. Ora magari il titolo non fu proprio carino, ma nemmeno così orribile come lo fecero passare i coglioni da tastiera o comunque tale da indurre Andrea Riffeser a licenziare “con effetto immediato” il suo direttore, Beppe Tassi, che aveva soprattutto il grave torto per il generoso editore di QS, che va spesso a cavallo e salta gli ostacoli che è uno spettacolo, d’avere uno degli stipendi più “grassi” tra tutti i giornalisti del Carlino. E allora Tranquillo cosa dovrebbe fare di me, povero satiro, pure un po’ folle e assai malandato, che, dal giorno in cui lui confessò d’aver preso il nero di seppia dal Montepaschi di Siena, chiamo senza riguardo in ogni mio pezzo Ciccioblack? Forse ammazzarmi? Lucilla Boari porta anche gli occhiali da vista, eppure chi non vorrebbe avere la sua mira oltre che la sua freddezza olimpica? La ventiquattrenne di Rivalta sul Mincio ha anche confessato, festeggiando la medaglia di bronzo a Casa Italia, che l’arciera olandese Sanne de Laat “è la mia ragazza”. E allora? Titoliamo anche su questo coming out della Boari e poi veramente abbiamo ridotto la sua bella impresa ad una polpetta avvelenata dalla stupidità di quella buona parte degli italiani che sono razzisti e omofobi. Ovvero leghisti o neo-fascisti. Nel primo pomeriggio è tornato in vasca dopo l’incredibile secondo posto negli 800, qualificandosi pure per la finale dei 1500 di domenica, quel fenomeno di Greg Paltrinieri (nella foto). Il quale al Bel Paese, che pare non aver occhi che per la Divina, Federica Pellegrini, e per le sue storie d’amore che sono da anni il segreto di Pulcinella, ha dimostrato, lo voglia o non lo voglia capire Mamma Rosa, che a Tokyo la medaglia più bella dell’Italia l’ha vinta lui. Anche se d’argento, non importa. L’ha gridato pure Luca Sacchi, il numero uno degli opinionisti della Rai all’Olimpiade giapponese, escludendo Julio Velasco che appartiene ad un’altra categoria, quella dei fuoriclasse qualsiasi cosa dicano o facciano: “Non ho mai visto nulla di simile in vita mia”. Ed io neppure. Paltrinieri infatti ha contratto la mononucleosi dopo il trionfale campionato d’Europa di fine maggio che doveva essere il trampolino di lancio per puntare a vincere sulle lunghe distanze non solo in piscina ma pure nelle acque libere. E invece quel maledetto virus ha fermato il suo volo e Gregg non si è potuto allenare per un mese. Insomma un altro al posto suo avrebbe rinunciato ai Giochi: lui no, anche a costo di fare una figura barbina. Perché ha coraggio, cuore e carattere da vendere e da supereroe. Come lui stesso si è definito. Per me invece è un superjuventino, innamorato com’è della Signora, di Max Allegri e della Joya  Dybala. E per questo, forse, non è stato abbastanza esaltata la sua miracolosa impresa dalla Gazzetta che notoriamente è intertriste e sbatte tutti i giorni in prima pagina semmai Romelu Lukaku neanche avesse vinto chissà cosa: mi sembra uno scudetto e non ricordo altro. Sperando che alle fin fine Roman Abramovich o suo figlio lo convincano ad andare a giocare nel Chelsea di Thomas Tuchel, campione d’Europa, per guadagnare il doppio di quanto gli passano piagnucolando a Milano i cinesi. Scusandomi con i miei aficionados se poi anch’io in fondo in fondo sono finito a parlare durante le Olimpiadi di questo maledetto gioco del pallone che è diventato il calcio degli imbroglioni indebitati sino al collasso.