Tra Spissu e Mannion chi è stato il vero bluff dell’anno?

cellulari

Il cellulare ha compiuto 50 anni un mese fa. Pesava più d’un chilo e lo paragonarono ad una vecchia scatola da scarpe, non poteva stare acceso più di mezz’ora e per ricaricarlo non bastava una notte intera. Fu inventato da Martin Cooper, geniale ingegnere della Motorola di Nuova York che ha 94 anni, se la passa bene a Del Mar, in California, è molto più in gamba di me, ma ci vuol poco, e oggi si raccomanda: “Staccatevi subito da quello: nuoce alla psiche”. Esistono del resto più telefonini al mondo che esseri umani: otto miliardi e mezzo contro otto. “Resto basito – ha confessato in un’intervista uscita su Repubblica – quando vedo persone che attraversano la strada con lo sguardo incollato a quel piccolo schermo nero”. Magari in bici e nemmeno sulle righe zebrate. A me invece irritano di più i giovani che davanti ad una pizza non scambiano una sola parola tra loro, ma si masturbano continuamente al cellulare con gli occhi incollati a quel mostro senz’anima e senza vita. E quindi la pensavo esattamente come Cooper, che pure lo usa per guardare YouTube e regolare il proprio apparecchio acustico, prima che martedì scorso dimenticassi il telefonino a casa e sia andato completamente fuori di testa. Infatti ero in clinica a Padova per la mia consueta terapia dei primi del mese e ho dovuto chiedere alla capo-reparto se per favore mi faceva dare un colpo di telefono a casa per avvertire la Tigre del tremendo disagio in cui mi sono trovato per quasi tutto il giorno avendo solo quel numero in memoria nella mia zucca.

Domanda: perché vi racconto queste baggianate che poi proprio sciocchezze non sono state per chi ha dovuto passare ore e ore di questo calvario senza un cellulare a portata di mano da consultare e senza un giornale da leggere visto che il 2 maggio i quotidiani non sono in edicola? Pensate un po’: avrei letto persino il bollettino parrocchiale dell’Intertriste ovvero la Gazzetta. Risposta: perché di cosa d’altro vi dovrei parlare? Per caso dello scudetto che la squadra del presidente più odioso del genere umano, anche del latinista Lotito o del purgante Ceferin, ha finalmente conquistato dopo trentatré anni di lacrime amare e che chissà tra quanti lustri vincerà di nuovo? Oppure dovrei farmi il sangue amaro con l’ultima giornata della regular season della serie A di basket che si conclude oggi all’ora di cena e che sarebbe ancora molto più corretto chiamare irregular season dopo che Giannino Petrucci ha regalato la salvezza alla Varese di Toto Bulgheroni, che doveva essere invece retrocessa per illecito sportivo, e dopo che il tribunale federale non ha ancora dato mezza giornata di squalifica al campo di Scafati quando se ne sarebbe meritate almeno una decina per il vergognoso assalto dei suoi tifosi nel sottopassaggio alla Happy Casa Brindisi di Fernando Marino e Frank Vitucci che per fortuna aveva pure perso la partita? Fatto sta che alle 18 la Givova del pacifico Nello Longobardi affronterà la Germani di Alessandro Magro che chissà come mai proprio oggi Andrea Tosi ha intervistato dopo giorni e giorni di silenzio-stampa che Urbano Cairo deve aver imposto ai cronisti di palla nel cestino della Gazzetta per non togliere spazio al suo Ghiro d’Italia e all’Open di Roma di golf che per la verità non segue nessuno ma al quale dedica lo stesso una pagina al giorno in quanto ben sponsorizzata da quello che potrebbe essere il prossimo presidente del Coni ovvero Franco Chimenti. Forse perché il fornaretto di Siena e i giocatori di Brescia rischiano oggi d’uscire con le ossa rotta (e non in senso figurato) dall’infuocato impianto di Scafati, dove non si dovrebbe giocare neanche a biglie, e con un probabile nono posto in classifica che li escluderà dai meritati playoff?

Ovviamente, ve lo ricordo ogni volta, questo mio blog vorrebbe essere di satira e quindi non dovreste arrabbiarvi come l’inaffidabile Giorgia Meloni per la vignetta del Fatto Quotidiano o come i tifosi del Napoli che hanno in settimana insultato non tanto me quanto la mia povera mamma che pure è nata a San Giovanni a Teduccio. Ma vallo a spiegare agli ignoranti di cui il mio Veneto è strapopolato se ancora s’ inginocchia ai piedi Luca Zaia, magnificamente preso per il cesto dal grande Crozza, che è più dannoso della grandine che in settimana ha rovinato le mie adorate ciliegie di Marostica? Tutta fatica sprecata e allora sarei anche tentato di non scrivere più una riga né di calcio né di basket sul blog, e men che meno sul Facebook delle serve sciocche, per dedicarmi completamente alla stesura del mio primo libro che per ora ha solo un titolo, “Una per tutti”, ma che è già tutto un programma. Tremate gente, tremate. Giornalisti prezzolati in primis che hanno mille cose da nascondere. Mentre continuo il mio sciopero con il pallone e con le due ruote. Non so infatti neanche cosa abbiano fatto le due milanesi nell’anticipo del sabato contro le romane, né chi si sia imposto nella crono abruzzese del Ghiro d’Italia. Spero il campione del mondo Remco Evenepoel. E ieri sera con gusto mi sono visto al Palaverde straesaurito gara 1 di finale tricolore di pallavolo tra il Prosecco Imoco Conegliano e il Vero Volley Milano vinta in rimonta al quinto set (15-11) dalle Pantere di Daniele Santarelli, più magro di Acciuga Allegri o Acciughino Pittis, dopo due ore e mezza d’autentico spettacolo. Al termine del quale non ho saputo rispondere alla domanda: chi ti è piaciuta di più tra Isabelle Haak (32 punti) e Jordan Thompson (36)? Posso però affermare, anche a costo di passare per un incompetente in materia che magari pure sono, che non cambierei l’opposto americano di Monza nemmeno con Paola Egonu. Come invece avverrà nel prossimo autunno. Ma a quale prezzo?

Sia chiaro. Alla pallavolo preferisco sempre la pallacanestro. Ci mancherebbe altro. Nonostante la Banda Osiris di Ciccioblack Tranquillo. Anche se nel Bel Paese, checché ne dica Giannino Petrucci, il volley si sta mettendo sotto ai tacchi la nostra palla nel cestino purtroppo finita in mano a troppi nuovi dirigenti incapaci e oltre tutto presuntuosi che per due soldi hanno venduto il basket in televisione al diavolo con il consenso di Infront che pure ho sempre stimato, ma che nel basket ha fatto ultimamente troppe scelte del cavolo. Così come non capisco tutta questa fregola che ha la Lega del basket per assegnare gli Oscar del 2022-23 con i voti dei tifosi via Internet. Un tifoso non sarà infatti per definizione mai obiettivo. Per esempio quello della Reyer non ammetterà nemmeno sotto tortura che Marco Spissu è stato una vera e propria delusione se giudicato in rapporto alla qualità e al prezzo. Né un virtussino boccerà mai Niccolò Mannion, un altro cocco di Gianmarco P(r)ozzecco, che non vi dico neanche i soldi che guadagna, però ditemi voi se ha la più pallida idea di come si difende o se deve per caso, sentendo Tosi della Gazzetta, insegnarglielo Marco Belinelli. Che ho visto domenica a Treviso ed è stato un pianto. E quindi, mentre mi auguro che Napoleone Brugnaro non si stia facendo prendere per il naso anche da Neven Spahija che ha fatto credere al Gazzettino d’avere chissà quali squadre d’Eurolega che lo vogliono quando, se non lo conferma Federico Casarin a Venezia, tornerà a coltivare olive in Croazia, promuovo io un altro referendum che credo sia molto più interessante: quali sono stati i peggiori presidenti, allenatori, giocatori (stranieri e italiani) e arbitri di questa stagione? Avrò parecchio da divertirmi nei prossimi giorni. Anche se pensando che Simone Pianigiani poteva benissimo venire in laguna e invece per tre anni sarà a Lubiana allenatore, consulente del presidente e general manager mi vengono i nervi e vi mando tutti precipitevolissimevolmente in mona.