SPQR, sono pazzi questi rambo: vogliono giocare a basket

asterix

Sin dai tempi del liceo (classico) andavo matto per Asterix. E difatti se non avessi prestato al padrino di mia figlia i primi numeri della saga di René Goscinny (testi) e Albert Uderzo (disegni), dal mitico Asterix il gallico all’attualissimo Asterix alle Olimpiadi (1968), che ovviamente l’amico Franco non mi ha più restituito, adesso avrei la collana completa delle trentotto storie del piccolo e baffuto guerriero gallico (nella foto) che prende a cazzotti tutti i centurioni che gli capitano a tiro e li spedisce in orbita al grido di Sono Pazzi Questi Romani che era poi la libera traduzione di SPQR. Ovvero Senatus PopulusQue Romanus. Cioè il simbolo del potere della repubblica romana: il senato e il popolo, i patrizi e i plebei. Insomma i ricchi e i poveri che nel mio Scacciapensieri non sono Angela Brambati, Marina Occhiena, Franco Gatti e Angelo Sotgiu che nell’ultimo festival di Sanremo si sono rimessi insieme cantando vergognosamente in playback, ma l’Armani del Messi(n)a e la Segafredo di Zanetti da una parte e la Carpegna Prosciutto di Ario Costa e la Virtus di Claudio Toti dall’altra. Che poi il Ciglione uruguagio non abbia proprio il profilo politico ed economico del leader dei peones, lo so benissimo. Anche se nella famosa video-riunione di Lega del 9 marzo si è rivoltato contro Creso Sardara che da Burgos, dove si trovava con il suo Banco di Sardegna impegnato in Champions e malamente sbattuto fuori la sera dopo (10 marzo), faceva il diavolo a quattro perché a porte chiuse la serie A tornasse in campo nel weekend 21-22 marzo, ovvero lo scorso sabato e domenica, non so se mi spiego. Anzi lo faccio: l’11 marzo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stabilito in piena epidemia da coronavirus in Italia, che il Covid-19 è una pandemia. E Pallino avrebbe voluto giocare una decina di giorni dopo questo drammatico annuncio? Senza parole. Anche perché si sentiva spalleggiato, e non dicano di no, da Morticia Baraldi, l’altro Saggio di Mamma Rosa, e da Giannino Petrucci, l’abile Richelieu di Valmontone, che il 14 marzo ha subito spento la ribellione dei Patetici, come lui li ha definiti, intimando a otto società su diciassette di stare molto attente a quello che stavano facendo e intanto allertando la Com.Te.C. Mi tocca allora pensar male così magari c’azzecco come proponeva Giulio Andreotti? Ovvero che tanti club hanno molti scheletri negli armadi? Strano perché per esempio Trento, il silente e coscienzioso leader del partito favorevole (12 marzo) alla chiusura immediata del campionato (senza scudetto e senza retrocessioni), ha almeno un paio di pezzi grossi stipendiati anche dal Palazzo: l’eccellente giemme Salvatore Trainotti, ministro degli esteri di Petrucci, e il mitico Lele Molin, vice di MaraMeo Sacchetti in nazionale dopo esserlo stato per lustri di Ettore Messi(n)a un po’ dovunque. Così come è strano non solo “sentirsi innamorati a Milano” (Ornella Vanoni), ma pure che oggi pomeriggio, nella video-conferenza della Lega, se non c’era Ciglione Toti ad animarla, avresti preso sonno dopo cinque minuti e saresti rimasto deluso se ti aspettavi che anche Pesaro, Pistoia, Cantù, Brescia, Varese e Treviso, che la pensano esattamente come Trento e Roma, avessero aperto bocca. Ho imparato da quel fuoriclasse che è Marco Travaglio, ed avete poco da arricciare il naso, a mettere la data ad ogni cosa accaduta nell’ultimo mese affinché l’aficionado possa capire dall’evolversi dei fatti come in Italia la situazione sia diventata di giorno in giorno sempre più tragica, mentre quelli del basket di serie A, non meno dei fratelli maggiori del calcio, non hanno mosso foglia continuando, come nel comunicato serale di Umberto Gandini, eletto presidente della Lega proprio il 9 marzo, cioè nel giorno dello stop allo sport imposto dal dpcm e suggerito al Conte Giuseppi da Giovanni Malagò, ad auspicare “una potenziale e progressiva ripresa dell’attività, quando sarà possibile e sicuro, che porti a completare la stagione entro il 30 giugno prossimo”. Insomma aria fritta. E ti pareva? Ovviamente “in pieno accordo con il Governo, la Federazione, le associazioni di categoria e gli stakeholders (ma questo parla come Ciccioblack Tranquillo?) e nell’auspicio d’interventi governativi a sostegno della pallacanestro”. Adesso manca solo che Conte infili anche due soldi nel canestro della Lega di Gandini e poi lo senti Salvini, già verde dalla bile per i consensi in picchiata, quale altra minaccia ti spara? Come minimo la marcia su Roma, ma prima, lo avverto, dovrà passare sul mio cadavere e non soltanto sul mio. Almeno Pietro Basciano, presidente dell’A2 e della serie B, ha dimostrato d’avere le idee chiare e d’essere un buon erede al trono di Petrucci quando Giannino, che si mangia ancora tutti gli avversari politici come biscottini intinti nel caffellatte, tra quattro anni a 78 dovrà pure andare in pensione senza dover nemmeno appoggiare questa o quella candidatura come fece maldestramente con Pagnozzi al Coni: sia Basciano che Stefano Tedeschi gli potranno comunque andar bene. Il presidente di Trapani ha chiesto la chiusura per la B e pure quella della A2 se si dovesse riprendere a giocare a porte chiuse come eventualmente è sicuro al centouno per cento. E quindi chi sarà promosso in serie A? Nessuno. E mi spiace per Ravenna e per Torino che pure hanno vinto i due gironi a est e a ovest della regular season ma alle condizioni poste da Basciano i playoff non si disputeranno. A meno che Petrucci non le promuova entrambe d’ufficio, ma non lo farà. Anche se la sabauda è la seconda squadra dell’amico Sardara che si dovrà accontentare solo di un posto in consiglio federale accanto a Tedeschi, numero 1 degli arbitri, che ha rinunciato alla vicepresidenza. Dove potrebbe restare Gaetano Laguardia ultimamente scongelato da Giannino. Ebbene vi do tutte queste notizie perché penso proprio che non scriverò più per un bel pezzo di pallacanestro. Almeno sino a quando il Palazzo e la Lega continueranno a giocare a rimpiattino. “Io faccio quello che mi consiglia di fare la Lega”, dice Petrucci. E Gandini ribatte: “E noi facciamo quello che ci dici tu di fare”. Mentre a me sembra che siano diventati tutti matti: hanno rinviato le Olimpiadi e gli Europei di calcio di un anno e la pallacanestro europea non ce la fa a stare in astinenza sino a settembre? Ovvero SPQR: sono pazzi questi Rambo o rompipalle del basket che in tempi di coronavirus vorrebbero tra un mesetto e mezzo magari ricominciare a sfidarsi in uno sport di contatti dove solo Austin Daye e Pietro Aradori difendono stando distanti almeno un metro dai loro avversari diretti, ma che si trovano sempre le mani addosso quando poi sfoderano tutta la loro classe in attacco. In verità una soluzione anche ci sarebbe e la suggerisco sotto voce a Giovanni Malagò: dia un colpo di telefono al ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, e lo consigli di buttar giù insieme al Conte II un decretino di due righe: “E’ fatto divieto d’organizzare manifestazioni sportive in tutti gli stadi e in tutti i palasport d’Italia sino al 30 giugno”. Così prenderebbe due piccioni con un fava e risolverebbe tutti i problemi della nostra povera pallacanestro senza idee e senza dirigenti all’altezza di fronteggiare l’emergenza, ma anche del calcio milionario che non è messo tanto meglio finché  i padroni del vapore sono i Lotito e i De Laurentiis che volevano far allenare Lazio e Napoli al più tardi tra cinque giorni (30 marzo). Chissà mai come mi vengono queste idee nella zucca? Non mi facevo così bravo e intelligente. Ma poi (17 febbraio) mi hanno assegnato il Premio Reverberi a Reggio Emilia, che avrei mai più immaginato di vincere, e mi si è accesa la famosa lampadina in testa. Così diventeranno allora matti Giannino e pure Gabriele Gravina che dovranno decidere se assegnare lo scudetto alla Virtus Bologna, come già lo reclama Massimo Zanetti (e non era difficile supporlo, vero Walterino Fuochi?), e alla Juventus che ne ha già conquistati talmente tanti che potrebbe anche rifiutarlo da vera Signora. A domani. Sempre che non scioperi pure io come non lo faranno da stanotte i benzinai o mi prenda un giorno di vacanza (in casa) dopo due settimane nelle quali non ne ho saltato uno. Perché, se da una parte mi piacerebbe sfogliare l’ultimo Asterix e la figlia di Vercingetorice che ho sott’occhio, dall’altra mi andrebbe di ricordare il geniale Albert Uderzo, 92 anni, padre veneto e madre di La Spezia, che è morto ieri (24 marzo) nella sua villa di Neuilly, alle porte di Parigi, come ha fatto oggi Stefano Montefiori sul Corriere della sera in uno splendido coccodrillo che vi consiglio di leggere. Anche se forse è un po’ tardi.