Toti ai Napoleoni della Lega: E’ un accanimento terapeutico

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Vi avevo parlato ieri dei matti ma matti veri. Quelli che si credono sul serio Napoleone e accettano persino d’essere rinchiusi nel manicomio dell’isola di Sant’Elena. E che magari vorrebbero anche domani riprendere a giocare il loro campionato di pallacanestro di serie A, che intanto pure in Russia hanno oggi cancellato, se solo il Conte Giuseppi e Vincenzo Spadafora, improvvisamente impazziti pure loro, li lasciassero fare. Questi nella foto (sopra al titolo) sono invece gli amici burloni di Bologna che al matrimonio di Davide e Roberta si sono (tra)vestiti da Napoleone Bonaparte (Rombi) e suo cognato, il vulcanico maresciallo Gioacchino Murat (Michelo), assieme al tamburino e gli altri generali e attendenti dell’esercito napoleonico. Davide si è risposato a sessant’anni, come può fare solo un matto, e ovviamente il 5 maggio dello scorso anno nello stesso giorno del 1821 in cui morì l’Imperatore e Alessandro Manzoni gli dedicò la famosa ode. Non so se l’avete riconosciuto, ma il primo a sinistra nella foto è Michelo, il simpaticissimo e fantasioso Stefano Michelini che scappò da Venezia dopo aver allenato per quattro anni l’Umana femminile e prima di diventar matto con Napoleone Brugnaro. Nel gruppo di pazzi scatenati non poteva ovviamente mancare Ciccio Cantergiani che sfidò nel ’91 Ray Sugar Richardson nell’uno contro uno immortalato da Lorenzo Sani, premio Coni 2018 per la narrativa e il libro da non perdere “Vale ancora tutto”. La vita più che matta è strana. E, credetemi, molto bella anche in questi giorni di morte e di dolore. Come ha spiegato nell’omelia di ieri Papa Bergoglio, l’ultimo Grande, comunista o meno, di questa terra. “Essere felici significa trovare la forza del perdono” e questo mi riesce, lo ammetto, particolarmente difficile. “Essere felici non è un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni”. “E’ attraversare i deserti, ma essere in grado di trovare un’oasi nel profondo nell’anima”. E Dio solo sa quante volte ci ho provato invano. “E’ avere la maturità per poter dire: ho fatto degli errori. Mi dispiace”. Che è la cosa più difficile di questo mondo. “Usa gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza. Non mollare. Soprattutto non mollare le persone che ti amano. E non rinunciare mai alla felicità. Perché la vita è uno spettacolo”. E’ proprio vero. “Uno spettacolo incredibile”. Come ritrovare la fede smarrita e tornare alla Comunione dopo 50 anni. Ma vi dicevo di Lorenzaccio. Che è nato a Mestre e a cento metri da casa mia mentre tutti pensano che sia di Reggio Emilia. Che è un’eccellente firma e ha vinto il premio Coni, ma non il Reverberi. Che ogni anno assegnano a Quattro Castella che è un curioso paese a pochi chilometri dalla sua casa di famiglia. E vi dicevo di Michelo che è un fantastico cantastorie. E non lo sapevo. E’ Stefano Michelini infatti che ha organizzato la recita in costume dell’amico che dev’essere proprio fuori di testa per sposarsi a 60 anni. E ha scritto una magnifica zirudella in stretto dialetto bolognese declamandola: “Ien que’”. Ei fu. “Siccome Roberta dato il fatal ispiro”. Siccome immobile dato il mortal sospiro. “Stette davanti a Davide”. Stette la spoglia immemore. “Par no’ orba e tott’ e du sanza respiro”. Orba di tanto spiro. E qui mi fermo perché la traduzione mi diventa assai complicata. Ma non prima d’aver applaudito al suo talento e zelo. Rinviando il brindisi a tempi migliori. Quando potrò apprezzare di nuovo il gusto del Pignoletto Doc e non temerò come ora d’essere diventato astemio. Avevo promesso che oggi avrei scioperato per protesta contro la Lega di Umberto Gandini, ma ce l’ho anche con il Palazzo e i sindacati di categoria (allenatori, giocatori e manager) che non vogliono capirla che siamo in piena emergenza coronavirus e che è una follia bella e buona solo pensare che i campionati possano riprendere a maggio. Come ha ribadito Vincenzo Spadafora che stasera dopo cena era ospite a Chi l’ha visto? di Federica Sciarelli. Che parla un italiano tutto suo che sconsiglio d’apprendere ai minori di dieci anni e quindi ai miei tre nipoti. Ma poi Lorenzaccio mi ha inviato questa foto dei Napoleoni, se si può dire, e non ho saputo riporla nel cassetto. Il ministro dello sport ha pure precisato che negli stadi e nei palasport “si tornerà a giocare forse a giugno e comunque a porte chiuse”. Insomma più chiaro di così non poteva essere. Stop ai campionati è un grido d’allarme che non ho poi lanciato solo io, ma anche Frank Vitucci e Carletto Recalcati, Ale Gentile e Luigi Longhi che non mi sembra proprio che siano dei matti. Anzi. E che – fateci caso – non è stato nemmeno di striscio raccolto dalla Gazzetta. Perché mai? Chiedeteglielo che intanto io le domando se è vero che non uscirà più l’inserto infrasettimanale Time Out per il semplice motivo che la Lega ha finito i soldi e che le promesse di Marco Aloi (Zio Fester) sono andate in fumo? Poco male. Non esiste solo Mamma Rosa. Ci sono anche il Corriere dello sport e Tuttosport che con Andrea Barocci e Piero Guerrini non trattano male la nostra pallacanestro. Che intanto ha abbassato le saracinesche sulla A2 e la serie B. Bravo Pietro Basciano. E su ogni attività organizzata dai comitati regionali (minibasket, giovanili, senior). Non è mai troppo tardi, caro Giannino Petrucci. Mentre mi viene ancora da ridere solo a pensare che oggi Mamma Rosa ha dedicato mezza pagina per salvare la serie A nelle tre ipotesi d’iniziare a giocare di nuovo a maggio. Dietro alle quali uno dei tre saggi tra Aldo, Giovanni e Giacomo, credo quel povero Christos di Stavropoulos, ci ha lavorato sopra per settimane dalla mattina alla sera e Spadafora gliele ha stroncate in due secondi semplicemente dicendo: “E’ improbabile che i campionati possano ricominciare a maggio”. Delle coppe europee e di Jorge Bertomeu, un altro che vi raccomando e che intanto ho già provveduto a infilare nella top ten della Banda Osiris, ve ne parlerò magari domani perché già Lorenzaccio dice che scrivo pezzi troppo lunghi, e probabilmente non ha torto, ma come faccio a non dirgli ancora tre cose prima della buonanotte? 1. che devo ingrassare e l’unica cosa che mi dà gusto oggi è scrivere; 2. che anche Valerio Bianchini è un fuoriclasse con la penna e il calamaio; 3. che nella vita mai e poi mai avrei immaginato di fare tanto di cappello (chapeau) a Claudio Ciglione Toti che ha aperto la video-riunione di ieri in Lega dopo le relazioni delle commissioni dei folli scuotendo la testa e esclamando: “Ma il vostro allora è proprio un accanimento terapeutico”. Buonanotte.