Danny Boy salva per il momento Petrucci da Caporetto

hackett

Cosa vi avevo detto? Che avrei fatto salti di gioia se Italia-Tunisia l’avessero vista in trecentomila e non in milioni di milioni d’abbonati a Sky come si auguravano ingenuamente il Messi(n)a e il Gallo. E non mi sono sbagliato di molto. Gli ascolti medi sono stati infatti per l’esattezza 262.665. Veramente io ne ho anche contanti qualcuno in più. La mia Tigre per esempio, sfidando l’aria condizionata a pallino, che detesta, si è affacciata un secondo all’uscio della porta della mia camera brontolando: “Abbassa l’audio, ti prego. Ma non senti quanto urla quello? O sei diventato improvvisamente sordo?”. E si è subito ritirata nella sua sauna in salotto per guardare, credo, la replica di Braccialetti rossi 2 sul primo canale della Rai. Che bene o male ha registrato oltre due milioni di telespettatori per uno share pari al 10 per cento. Quindi l’esordio della nazionale di basket nel preolimpico di Torino è stato seguito, anche se di sfuggita, almeno da 262.666 fratelli d’Italia. Ovvero 262.665 più la Tigre. Senza tener conto che qualcuno si è anche registrato la partita su My Sky e se l’è potuta gustare, si fa per dire, quando ha voluto. Anche oggi dopo pranzo. Nell’ora della deliziosa pennichella d’estate. E sarebbe pure riuscito a prender sonno se sempre quello non avesse continuato a strillare come un ossesso ad ogni canestro di un certo Ghyaza, il numero 11 degli africani, che per fortuna ne ha segnati appena due. Altrimenti Ciccioblack l’avrebbe consigliato al suo amico D’Antoni per i Rockets di Houston e non l’avrebbe ancora finita. Insomma diciamo che in trecentomila, giovani e forti, e ora anche un po’ sordi e rintronati, hanno visto gli azzurri di Ettore il Messi(n)a ieri sera in televisione. Tanti o pochi? Dipende dai punti di vista. Tanti se si pensa che il basket su Sky di solito fa ascolti ridicoli. In più la partita era quella che era. Ossia d’interesse cestistico pari a zero virgola zero. Nonostante all’erudito Pessina da Aosta la pallacanestro dei tunisini sia piaciuta da impazzire. Pochi se si considera che una replica sulla Rai alla stessa ora ha registrato un’audience otto volte superiore. Di sicuro ha perso Giannino Petrucci. Anche se i suoi sottopancia da due soldi vi racconteranno che ha invece stravinto. Come oggi nella riunione di Lega a Torino. Di cui se ne riparla magari più avanti. Perché tra gli obblighi di un presidente federale non c’è quello d’accontentare una nicchia d’appassionati della palla nel cestino, ma di catturare il maggior numero di sportivi del BelPaese pescandoli fuori dall’orticello o dal cortile. Mentre dando l’esclusiva dell’evento ad una pay tv, come gli ha suggerito l’odioso Bau Bau Mann, per quanto brava e informata, lo capisce anche mio nipote di sei anni, ma forse pure quello di quattro e mezzo, che mai ti avvicinerai agli oltre venti milioni d’italiani che si sono stretti sabato intorno agli azzurri del Conte Antonio e hanno tifato per loro con il cuore in gola. Venti milioni contro trecentomila. Non c’è match. Anzi è proprio una partita persa 66-0. Così come aver costretto alla resa Reggio Emilia, Cantù, Sassari e Trento con la sola arma del ricatto, o rinunci all’EuroCup o ti escludo da tutti i campionati del regno, è una vittoria di tale basso spessore che chiamarla vergogna è ancora poco. E difatti, disgustato, non perdo altro tempo a commentarla. Se però è vero che le quattro monelle sono rimaste alla fine con il cerino spento in mano e hanno rinunciato a ribellarsi al tiranno e al boia, vi faccio solo due domande senza risposta e poi mi guardo insieme a voi Italia-Croazia che va cominciando. Per quale ragione deve sopravvivere una Lega di sedici società se quattro di loro sono state lasciate alla berlina, Milano fa quello che vuole, Venezia Avellino Brindisi e Varese si sono accontentate di disputare una Champions del cavolo e le altre sette non hanno alcuna voce in capitolo e tremano di fronte al primo barboncino che abbaia? E poi vi sembra giusto che una squadra che l’anno scorso ha vinto lo scudetto e l’altra che negli ultimi due playoff è stata vice campione d’Italia non disputino in Europa neanche la Coppa Fragola e siano costrette durante la settimana a vedersi su Sky l’Armani che perde con il Cedevita e lo Strasburgo al Forum? Da una parte Hackett, Belinelli, Datome, Gallinari e Bargnani. Dall’altra Ukic, Simon, Saric, Bogdanovic e Planicic. Non c’è partita ti viene di nuovo da pensare. Mentre mi arriva un sms di uno che se ne intende: ma quanto gioca male l’Italia? La mia risposta: e cosa ho scritto ieri? Eppure stiamo vincendo 13-8. Solo il Gallo e Belinelli. Ma non appena i plavi aggiustano la mira cambia la musica. Ed è sorpasso 18-19. Facce preoccupate. Datome non sta in piedi, Gentile ha la mano di legno. La squadra a scacchi bianchi e rossi butta via le caramelle. La squadra degli scolaretti azzurri è un’angoscia in attacco. Per fortuna che c’è Hackett, la mela marcia come la chiamava Giannino, e non affondiamo: 35 pari all’intervallo. Eppure a Tranquillo e ai suoi fastidiosi compagni di merenda piace raccontarvela con la lavagnetta che siamo dei fenomeni da sballo. Contenti loro. Gallinari lo farà anche strano, Bogdanovic (23 punti) preferisce invece farci neri. Meravigliosamente ancora Danny Boy: tripla con strappo (51-42). Gli arbitri di Bau Bau Mann ci danno pure una mano. La Croazia di Aza Petrovic è allenata male e ce la fa a perdere nello sprint finale. Mi ripeto: la nazionale di Pianigiani giocava molto meglio. Eppure Petrucci l’ha cacciato a pedate sul sedere. Un povero uomo.