Che mondo sarebbe senza Nutella e gli ultrà in curva?

salvino lucci

E’ lui o non è lui? Certo che è lui. Matteo Salvini in piumino rosso e nero, i colori della sua squadra del cuore, sponsorizzato dalla testa ai piedi come neanche i pannelli delle tivù alle spalle degli allenatori durante le interviste negli spogliatoi. Con la sciarpa del Milan annodata al collo. La foto è di qualche giorno fa. Esattamente di domenica 18 dicembre. Quando all’Arena Gianni Brera di Milano si è celebrata la festa dei cinquant’anni della Curva sud e il nostro caro ministro dell’Interno ha voluto parteciparvi dopo la colazione con pane e Nutella. Altrimenti che mondo sarebbe? Di merda. E comunque, come ha poi precisato il vice presidente del Consiglio, “se la Nutella è per l’opposizione di sinistra un problema, d’ora in avanti mangerò al mattino pane, burro e marmellata” che, bontà sua, non ha però specificato di quale marca. Il mio amico Nico gli consiglia comunque la tirolese D’arbo a ridotto contenuto calorico. Così la glicemia non gli sale alle stelle. A Teo Salvini piuttosto non piace il brodo. Ed infatti i tortellini di Bologna li mangia con il ragù di salsiccia e quindi mi viene il dubbio che abbia addirittura più problemi con Gigetto Di Maio che con il colesterolo. Ma non è questo il punto e il mio discorso è diverso. Nella foto Salvini s’è appartato con Luca Lucci, detto il Toro, una testa rasata d’estrema destra che da anni è il capo molto conosciuto e stimato della curva rossonera. E gli stringe calorosamente la mano, lo abbraccia e gli parla fitto fitto. Come si fa con un vecchio compagno di brigata. Del resto il premier del Carroccio non ha mai nascosto d’aver frequentato in passato la Sud. Dove chi non fuma lo spinello è guardato storto e chi non è un ultrà può anche andare al diavolo. O, meglio, starsene a casa e vedersi il Milan davanti alla tivù. Sempre che abbia i soldi per abbonarsi a Sky e a Dazn. Mercoledì a Santo Stefano, prima di Inter-Napoli, ci è scappato pure il morto. Durante un agguato che un centinaio di teppisti milanesi, arrivati anche da Varese e da Nizza e armati di martelli e roncole, avevano teso ad un gruppo di agguerriti tifosi (?) napoletani all’incrocio tra via Novara e via Fratelli Zoia ad un paio di chilometri da San Siro. E nello stadio pieno, dove gioca anche il Milan, cori razzisti di fede interista hanno poi perseguitato per tutta la partita Koulibaly solo perché come Asamoah ha la pelle nera. Altro che Nutella, questo è proprio un mondo di merda. E non scandalizzatevi se lo ripeto perché è assolutamente vero. Adesso non arrivo al punto di condividere quel che ha detto Luigi De Magistris sul conto di Salvini: “Certi cori li cantava tempo fa anche il nostro ministro degli Interni che da domani dovrebbe garantire la sicurezza nei campi di calcio”. E magari vuole chiudere le curve agli ultras di tutte le genie e i colori. Come farebbe bene e sarebbe finalmente ora. Oltre che proibire di disputare alla sera le partite a rischio come è per legge in Inghilterra. Ma forse le nostre televisioni non sono in questo molto d’accordo e comunque il sindaco di Napoli, che definì gli scudetti della Juve furti di Stato, farebbe solo meglio a star zitto pensando al presidente che si ritrova e alle odiose battaglie campanilistiche che combatte insieme a De Laurentiis urlando al complotto e all’ingiustizia. Semmai a quel signore col piumino rosso e nero, la sciarpa del Milan, la barba e la pancetta, vorrei che qualche collaboratore della Lega o del Governo ricordasse che Luca Lucci è un noto spacciatore di droga, condannato per questa ragione già in primo grado, che durante un derby del 2009 aggredì Virginio Motta, anima della Banda Bagaj, il più apprezzato degli Inter Club nerazzurri, facendogli perdere con un pugno l’uso dell’occhio sinistro. E quanto meno Salvini non mi dica che ignorava tutto questo e che non sapeva chi fosse il gerarca dei Guerrieri Ultras della Sud rossonera conosciuto da tutti in curva come il Toro. Perché forse non gli crederebbe neanche Silvio Berlusconi. E men che meno Giorgia Meloni.