Viva Trento e Trieste: Cavaliero trascina i muli in serie A

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Così mi piace. E, se a voi non piace, pazienza: ve ne farete una ragione. Maurizio Buscaglia capotavola nella lunga tavola di tutte donne. O almeno io ho visto solo loro. Sereno, inappuntabile, misurato. Come sempre. Mi fa stringendomi forte la mano: “Tu magari avresti voluto domenica un’altra finale?”. No, grazie: sono stanco. Anzi, sfinito. Più di Shields. E non vedo l’ora d’andare una settimana in vacanza. Al mare o, meglio, in montagna. Dove non si muore dal caldo. Ridiamo insieme. Sono già le due al Green Tower. Se ne vanno silenziosi Hogue e Sutton più neri della notte. Con Lele Molin ci rivedremo a Trieste per Italia-Croazia (28 giugno) dove avrà molto da lavorare. Lo scudetto è andato a Milano. Come in tutti gli anni pari dopo il principato di Siena: nel 2014 con Luca Banchi, nel 2016 con Gelsomino Repesa, adesso con Simone Pianigiani. Che da novembre non legge i giornali e fa benissimo. Trento per i secondi playoff di fila ha riperso lo scudetto in casa e in gara-6. Non so voi, ma io ai numeri ci credo. Domani è il 17 e quindi non sarei mai andato al Forum. Men che meno con l’elicottero del patron di Avellino. Però Mamma Rosa lo dica a Larry Brown che domani non si gioca la bella delle belle: gli risparmieranno così un viaggio a vuoto. Diciassette sono gli azzurri che MaraMeo Sacchetti ha convocato: evidentemente non è superstizioso come il suo presidente. Giannino Petrucci è girato alla larga da queste finali. E non è stato carino, ma arrivo a capirlo: avrebbe dovuto consegnare la coppa dei campioni d’Italia all’ex cittì che nell’autunno 2015 ha fatto fuori, spalleggiato da Sky e dai giornalisti della Banda al seguito, per affidare poi la nazionale ad Ettore Messina. Con il quale non siamo andati alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Purtroppo ho la memoria lunga. Pensieri su pensieri, buoni o cattivi, mi si affollano nella zucca e me ne libero alla viva il parroco prima che mi venga mal di testa. Tra i diciassette azzurri non c’è Andrea Cinciarini e nessuno fiata. MaraMeo è invece un cittì davvero tanto amato dalla stampa. Il capitano dell’Armani ha giocato playoff fantastici: non si poteva ripescarlo? O siamo in caserma? Mi sbaglio o anche Christian Burns è stato lasciato a casa? Sì, forse per far spazio a Nico Mannion, il 17enne figlio del grande Pace. Ancora il diciassette: Dio me ne guardi e liberi. E comunque chi li piglia i rimbalzi contro i giganti croati? Achille Polonara e Paul Biligha. Lo spero. Basta che Ciccioblack Tranquillo non strilli: “Nelle mani di Biligha c’è tutto il futuro del basket italiano!!!”. Stiamo freschi. Credo che Salvatore Trainotti sia il meno trentino di tutti i trentini che conosco: per me è un complimento, per lui non so, ma lo spero perché lo stimo molto. Toto Forray non è bello, però è stato bellissimo che sia stato l’ultimo ad arrendersi tra i moicani stanchi morti ai piedi del Monte Balon. Shields, Shields e ancora Shields: se penso che mvp di questo campionato è stato votato Jason Rich, che nei quarti dei playoff è stato ridicolo, mi vergogno d’averlo fatto anch’io. O forse è il caso che la Lega ci mandi alle urne non ai primi di maggio, ma a metà giugno? Anche se oggi tra Caja, Pianigiani, Buscaglia e De Raffaele chi avreste scelto come allenatore del 2017-18? Artiglio è arrivato sesto con una selezione di A2 non più forte della Trieste del (mio) Paisà Dalmasson che dopo 14 anni è tornata in serie A. Per il Nazareno i suoi giovanotti si sarebbero ieri sera tutti buttati nel fuoco. E nessuno l’ha tradito. Dite niente? Fred Buscaglione di una squadra “piccola così” ha fatto i nuovi gatti di Vicolo dei Miracoli. La Reyer di Ray-ban ha giocato la miglior pallacanestro del Bel Paese prima che quei meravigliosi micioni la innervosissero. Shields andrà in Spagna: al Valencia. Peccato, l’avrei visto più volentieri a Milano. Così avrebbe giocato anche l’EuroLega. Squadra che vince non si tocca e allora se ne vanno in pochi: Theodore e M’Baye, non Goudelock (mvp delle finali) e i suoi figli, non Bertans e nemmeno Jerrells. Nei sogni di Venezia ci sono sempre Julyan Ray Stone e Awudu Abass, ma Livio Proli ha deciso: non rafforzeremo con i nostri italiani una possibile avversaria per il prossimo scudetto. E non cambierà idea se non (forse) per Pascolo alla Dolomiti. Anche la Virtus è avvertita. Stamattina Maria Pia, oltre a due uova alla coque freschissime, mi ha offerto a colazione una treccia mocchena da sballo fatta con le sue sante mani: pasta-brioche con crema pasticceria e frutti di bosco da un’antica ricetta della valle incantata dei moccheni, i cimbri trentini. E così tutto il giorno è stato dolcissimo. Come del resto il dopo cena con il ritorno in serie A di Trieste che avrebbe reso felici e orgogliosi il Principe Rubini e il mio amico Giorgio che mi mancano sempre tanto. Ho scoperto nel frattempo qual è il cioccolato preferito da Ciccioblack: il fondente nero-nero della Novi che sponsorizza Casale Monferrato, l’ultimo scoglio che l’Alma ha mandato in briciole ieri sera con le sette bombe d’un intramontabile Daniele Cavaliero. Un’ultima cosa: Massimo Rizzo, l’agente di Larry Brown, mi ha fatto sapere che domattina saranno a Torino per la benedetta firma. Chi l’avrebbe mai detto: non mi legge nessuno, ma mi seguono anche dagli States? Domani ovviamente non scrivo come tutti i 17 di ogni mese. A lunedì quindi. Viva Trento e Trieste. E viva Milano tricolore. Perché no?