Toglietemi pure la Gazzetta di Cairo però mai Tuttosport

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Questa non ve l’avevo ancora raccontata. Dopo i tornelli lo steward dello Juventus Stadium mi perquisisce dalla testa ai piedi e cortesemente m’invita a gettare nel cestino il Tuttosport che tenevo in mano. “Vuole scherzare?” gli chiedo più stupito che seccato. “Mi spiace, signore, ma queste sono le nuove disposizioni della società”. La società è la Juventus. Che avrei capito se, nel derby con il Toro, mi avesse sequestrato la Gazzetta di Urbano Cairo che non perde occasione per scrivere cattiverie sulla Signora che più vince e meno riesce a sopportare. Ma Tuttosport che male le ha fatto? Oltretutto indovina (quasi) sempre la formazione bianconera. Tutto il contrario di Mamma Rosa che ha stabilito quest’anno un record imbattibile: l’ha sbagliata 37 volte su 37 e non credo che azzeccherà neanche quella di domenica sera a Bologna nell’ultima di campionato. Quando Max Allegri schiererà tutte le seconde linee. In effetti, mi ha spiegato il giovane steward, se lei lo arrotola bene, il giornale può diventare un pericoloso manganello da dare sulla zucca a qualcuno. Non però di certo a un granata di Sinisa Mihajlovic perché ha la testa troppo dura per capire che non basta pareggiare eccezionalmente con la Juve per salvare l’ennesima grama stagione se poi ne prendi cinque in casa dal Napoli e perdi persino con il Genoa. E’ anche vero che sino a una quindicina d’anni fa gli ultras dell’Inter andavano a vedere la partita in curva a San Siro con il motorino rubato – si racconta – a un atalantino e che lo scooter poi gettarono giù dal secondo anello senza per miracolo ferire nessuno. Però ti requisiscono i quotidiani, ma pure gli accendini, ma puoi fumare le canne, e gli ombrelli, anche quando piove che Dio la manda. Mentre l’altra domenica un tifoso della Roma, seduto accanto a me in tribuna Tevere, si è fatto uno spuntino in piena regola prima della partita con la Juve e dalla tasca ha estratto un coltello a serramanico con una lama che io dico non fosse più corta di dieci centimetri per tagliarsi il formaggio e farsi un bel panino. Si è pure tracannato un paio di lattine di birra, non si è risparmiato il ruttino del dopo cena e, se avesse saputo che ho una vena di simpatia per la Gobba, magari mi avrebbe anche fatto assaggiare il suo coltellino. Difatti al gol di Mario Lemina non ho mosso un dito, né mi sono alzato in piedi, però non credo d’averlo convinto che ero giallorosso dal momento che, quando Gigi Buffon ha preso posto tra i pali, proprio non ce l’ho fatta a fischiare il numero uno dei portieri al mondo insieme a tutta la Sud e a trequarti dell’Olimpico. E difatti il burino mi ha guardato in cagnesco dal primo minuto all’ultimo di un incontro che per fortuna ha vinto la Roma. Reti di capitan De Rossi, del piccolo faraone El Shaarawy e di Ninja Nainggolan. Come penso che non me ne dimenticherò per tutto il resto della vita. Io e Sandro Piccinini. Che nell’occasione ha festeggiato la sua telecronaca numero 2.000 ai microfoni di Mediaset. Assieme al milionesimo mucchio selvaggio e alla milionesima sciabolata che solo lui riesce a definire morbida. Così come per Gianni Cerqueti, il criceto della Rai, sono tutte perfette le parità di questo mondo non essendo ancora riuscito, dopo anni e anni di sospiri e mugugni, a trovarmene una che fosse per sbaglio anche imperfetta. Ma si può?