Ora Sacchetti dovrebbe fare solo una cosa: dimettersi

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Mi sono inventato una nuova rubrica per codesto blog di satira che volevo chiamare La mosca bianca. Ma questo, caso mai, sarà il titolo del mio libro. Se avrò voglia un giorno di scriverlo. Però non credo. Dal momento che in Italia si pubblicano all’incirca ben duecento libri al giorno e solo il 40 per cento degli italiani legge almeno un libro ogni anno. Un dato davvero scoraggiante. Lo chiamerò allora: I dialoghi col muro parlante. Una volta sul Giorno di Guglielmo Zucconi, buon’anima, quando il Giorno vendeva uno sproposito di copie ed era il terzo quotidiano politico del Belpaese dopo il Curierun e la Repubblica, all’interno del mio Basket nel cestino, sulla pagina sportiva del martedì, avevo inserito una rubrica di buon successo tra gli aficionados che era L’intervista immaginaria. Che magari un giorno farò anche a Napoleone Brugnaro e al Livi(d)o Proli se continueranno a inventarsi un mare di scuse per evitare di fare una chiacchierata con me a quattr’occhi. In effetti sono un animale pericoloso, come sostiene il mio grande amico Boscia Tanjevic dal 1982. Quando c’incontrammo per la prima volta in Valtellina e m’innamorai subito di quella fantastica persona. Tempo fa poi mi sono infilato nei panni del Don Chisciotte perché mi pareva di somigliargli un cincinin nei suoi folli assalti ai mulini a vento, ma alla lunga mi sono anche stufato di confessare i tormenti della mia anima (e della nostra pallacanestro) a Sancho Panza che era un po’ troppo curioso e sciocco per i miei gusti. In più giurerei che fosse anche intertriste e salvinista. Ultimamente invece mi sembrava di parlare con il muro: nessuno che ti dà retta e tutti che si danno ragione un con l’altro. Stretti nello stesso gregge o in una stalla. Il mio muro è però parlante. E dialogare con lui è sempre un piacere. Anche perché non me le manda mai a dire.

Ha avuto persino il coraggio di vantarsene. “Di chi stai parlando?”. Di Mamma Rosa che ha titolato: Nessuna sufficienza. “In effetti non è che in Cina abbiamo fatto una gran bella figura”. Direi proprio di no. “E allora?”. E’ che non ce l’aveva con gli azzurri di Sacchetti (nella foto), ma con le ragazze della pallavolo: 5 e mezzo a Paola Egonu, la migliore, tu pensa. E poi giù una sfilza di 5. Cinque in pagella a Sylla, Chirichella e Sorokaite. E pure a Folie, Malinov e De Gennaro. “E a Mazzanti Vien da Fano come tu lo chiami?”. Un altro bel 5. “Stai scherzando?”. Nemmeno per sogno. “Ma è matta da legare?”. Questo è quel che penso anch’io e non da oggi. “In fondo abbiamo perso con la Serbia campionessa del mondo che stasera si è riconfermata regina d’Europa”. Esatto. “Mentre noi con la Polonia cosa abbiamo fatto? Sai, mi sono perso dietro a Charles Leclerc assieme alle due Mercedes e non ho visto altro.”. L’abbiamo battuta 3-0 quasi con le mani in tasca. “Quindi abbiamo vinto la medaglia di bronzo?”. Giusto. “E siamo tra le prime tre nazionali d’Europa dopo due lustri”. Proprio così. “E Mamma Rosa solo ieri le aveva bocciate tutte? Sono senza parole”. E io più basito di te. Ma non è ancora tutto. “Dai, svuota il sacco. Così poi starai meglio”. Alla domenica l’Espresso è abbinato a Repubblica. “Lo so benissimo. Al costo di due euro e cinquanta centesimi”. Bravo. “E se io non volessi l’Espresso?”. Fa lo stesso: sempre 2 euro e 50 devi sganciare. “Non mi sembra corretto”. Per la verità neanche a me, ma non è tanto questo. “Cosa allora?”. E’ quel sommario di prima pagina che mi è andato di traverso. “Dai, per favore leggimelo”. Il secondo governo di Conte riporta i democratici al potere con gli (ex ) nemici del Movimento 5 Stelle e senza una vittoria nel Paese. Grazie alle capriole di Renzi, alle manovre di Franceschini, alla mediazione di Zingaretti. Ma dietro di loro manca un popolo. “Vuoi scherzare?” Neanche per sogno. “Dunque non ha torto Marco Travaglio quando ha scritto che Repubblica ormai titola come la compianta Padania”. O quasi. “Ma chi è il direttore dell’Espresso?”. Lasciami andare a guardare: Marco Damilano. “Credevo fosse Massimo D’Alema”. Dai, non scherzare. Tanto più che pure Libero sostiene che anche Baffino è diventato un penta-stellato a tempo di record. “Feltri ne dice tante. Come il tuo Giannino”. Nemmeno a me sono piaciute le sparate di Petrucci a caldo dopo l’eliminazione dal Mondiale. “Ovvero?”. Proprio a Mamma Rosa ha dichiarato che adesso saranno contenti quelli che in Italia hanno tifato Spagna. Per piacere. Questo lo possono dire i bambini quando perdono, non un presidente federale. A 74 anni. “Prova a capirlo: ha dato fiducia a MaraMeo prima ancora di volare in Cina e per poco oggi non le prendevamo anche da Puerto Rico”. Che nel ranking della Fiba all’inizio del torneo occupava il 26esimo posto su 32 squadre. “E noi?”. Il tredicesimo. E Belinelli pure se ne lamentava. “Dunque la colpa dove sta?”. Soprattutto nel manico, però te lo sussurro con un filo di voce perché, se mi sentono, mi ammazzano. “Ti difendo io: muro contro muro”. Grazie. Ma stavo ironizzando. Non ho infatti mai avuto paura di confessare, e lo vado dicendo da mesi, che Sacchetti come cittì non mi piace e non convince più della metà degli azzurri. Cominciando dai senatori. Certo, quando come oggi l’Italia contro i volonterosi portoricani ha toccato il fondo delle Marianne sul 33-59 d’inizio secondo tempo erano tutti da prendere a calci sul sedere: dal primo all’ultimo, poche balle. Ma Gallinari e Belinelli non sono scarsi come ci vogliono far credere i nostalgici di Sacchetti. “Se è per questo neanche Hackett o Datome”. O Tonut e Polonara che MaraMeo ha persino lasciato a casa. O Filloy e Abass che sarebbe bastato farli giocare contro Gel Scariolo. O forse siamo peggio della Polonia e della Repubblica ceca che non mi sembra abbiano in fondo tutti questi fenomeni? “Assolutamente no. E quindi dovrebbe farsi da parte Petrucci come invoca il Corriere della sera?”. Esagerato. E poi Giannino e io siamo fratelli. Come lui mi disse un giorno di Mario Canfora (C10H16O) “Ma allora tutto resterà uguale a prima e la lezione cinese non sarà servita a niente?”. A meno che Sacchetti non dia le dimissioni che sarebbe l’unica cosa giusta che dovrebbe adesso fare. “Campa cavallo”. Che l’erba cresce e intanto si è fatto tardi. “Tardissimo”. Buonanotte. “A domani”. O dopo. Domani torno a casa. Le vacanze sono ahimé finite e mi aspettano due mesi molto duri. Di battaglie. “In bocca al lupo”. Crepi il lupo che si aggira tra le pecore e non ve ne siete ancora accorti.