Nel basket dei tre punti c’è Caja che vince con la difesa

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Dove eravamo rimasti? Ora sì mi ricordo: ai tre fischietti di Ravenna-Jesi nell’anticipo del sabato sera che nel pomeriggio mi sono andato a rivedere in streaming su Lnp tv per capire meglio cosa fosse successo nel finale della partita del girone est dell’A2 che di primo acchito non solo a me era sembrato scandaloso, ma anche in diretta al telecronista locale: “Non ci capisco più niente, però mi pare che gli arbitri abbiano perso il lume della ragione”. Personaggi ed interpreti: da una parte l’OraSì Ravenna del Paisà Andrea Mazzon con i suoi due americani Josh Hairston e Adam Smith più Marco Cardillo e Marco Laganà e dall’altra la Termoforgia Jesi di Damiano Cagnazzo con Kevin Dillard e Andre Jones più capitan Tommaso Rinaldi, ex Treviso, mentre Leonardo Totè (14) e Lorenzo Baldasso (10) erano già out per cinque falli. E tra i due litiganti i tre arbitri: il livornese Alessandro Costa, Paolo Lestingi da Ciampino e il ternano Giulio Giovanetti, il più giovane (29 anni), con Maurizio Teodorani in tribuna nel ruolo (e non vorrei esser stato nei suoi panni) di osservatore arbitrale designato. Così tutto magari vi sarà più chiaro. Ultimo minuto: Jones (22) 1+1 dalla lunetta e 98-101 il punteggio. Hanno segnato tutti anche dallo spogliatoio, mentre non si è sporcato le mani nessuno in difesa: è il basket di Sacchetti che fa tendenza anche in A2. Ravenna all’arrembaggio: tripla di Laganà che non sfiora nemmeno il ferro, ma è lo stesso playmaker calabrese di Melito di Porto Salvo, figlio d’arte ed ex Cantù,  che con le buone o le cattive strappa il pallone dalle mani di Dillard (27) e chissà come in semigancio (e di tabella) tocca quota cento per i padroni di casa. Peccato che Jesi abbia ancora meritatamente un punto in più e la palla nelle mani d’oro di Dillard che scivola svelto a canestro, ma lo schiacciano in due, Cardillo e Hairston, e lo sbattono a terra: per gli arbitri è sfondamento. Cosa? Non ci posso credere. E quinto fallo del play dell’Illinois con passaporto albanese. Apro e chiudo parentesi: Melito di Porto Salvo è il comune più a sud dell’Italia, Sicilia esclusa. Buona a sapersi. Mentre dovete credermi se vi dico che Giannino Petrucci era sabato sera a Rubano, con l’accento su quale vocale preferite, una decina di chilometri dalla città del Santo, per assistere a Virtus PadovaSan Vendemiano (76-67) di serie B e ieri al Taliercio di Mestre per la festa della Reyer conclusasi in malo modo per Gigi Brugnaro. Che ha lasciato il palasport con una faccia scura che prometteva tempesta dopo che erano stati tuoni e fulmini nello spogliatoio veneziano già al termine del primo tempo. Ma torniamo al Palazzo Mauro De Andrè che sarà meglio. Perché se scrivo quel che davvero penso del sindaco-allenatore di pallacanestro, oltre che il saluto, Napoleone mi toglie anche il cuscino sotto alla testa e poi chi dorme più la notte? Adam Smith ne ha già segnati 32, ma è (quasi) Natale e a Natale si può fare di più: il georgiano parte dunque come un caccia in palleggio, ma gli chiudono tutte le porte in faccia e capitan Rinaldi d’esperienza lo accompagna fuori dal parquet a braccia alzate. Palla persa, Jesi sì che può far baldoria e l’Ora no. Ma uno dei tre arbitri, non chiedetemi quale, pretendete troppo, fischia il quarto fallo al capitano della Termoforgia. Protesta Cagnazzo neanche platealmente: tecnico. E’ proprio finita per Jesi: tre tiri liberi per Smith e rimessa in attacco per Ravenna a 14’’ dalla sirena. Ed è qui allora che Rinaldi perde le staffe: s’arrabbia e in una volta sola becca il quinto fallo, un tecnico e l’espulsione. Rischiando di rompersi anche una mano nel tentativo di sfasciare a pugni la panchina in plexiglas. Si raddoppiano così i viaggi in lunetta di Smith che diventano sei e lui non ne sbaglia uno. 38 per Adam e 106-101 per la squadra del mio Paisà che si bacia e ribacia i tre arbitri. Che potrebbe anche invitare fuori a cena. Mentre ancora mi domando: perché tutto questo loro accanimento nei confronti di Jesi? Non l’ho proprio capito. Né m’importa conoscere il voto in pagella che Teodorani ha dato a Costa, Lestingi e Giovanetti: da uno a trenta, spero zero. Anche perché si può fischiare da cani, ma mai e poi mai capovolgere il risultato finale di una partita. Piuttosto avete finalmente compreso perché Venezia ha riperso in casa con Varese? Perché il mio Artiglione Caja è molto bravo, ma non mi soddisfa ancora come risposta. Dal momento che questo lo andavo sostenendo anche quindici anni fa e tutti mi chiedevano se per caso avessi bevuto un goccetto di troppo. Compreso il suo storico agente Virginio Bernardi che a Varese a più riprese ha proposto e riproposto MaraMeo Sacchetti. O non forse anche perché nell’era del basket dei tre punti e del tiro al piccione si può ancora vincere con un’onesta difesa di squadra? La Reyer 12/40, una bomba al minuto, record del mondo, contro il modestissimo 5/22 dell’Openjobmetis o come cavolo si scrive. 36-15 nelle triple. Eppure ha vinto Caja con qualche palla persa in meno e qualche rimbalzo in più conquistato nel quarto periodo. Quando Giannino se ne era già andato, però dopo aver visto in quali stati la nazionale ha restituito Tonut e Biligha a Ray-Ban De Raffaele: due punti a testa contro gli otto di Tambone e i sei di Iannuzzi. E adesso ditemi pure che ho bevuto.