Perché tanta fretta a rinnovare per altre due stagioni i contratti a Monti, Valli e Allan Ray?

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Sul quaderno a quadretti mi ero appuntato un paio di cose. Di modo che non me le potessi dimenticare. Ma ho scordato il quaderno a casa e adesso, che sono in vacanza a Cortina d’Ampezzo, non so più dove andare a sbattere la testa. Se non contro il muro. Per fortuna ho la crapa dura e così ora mi ricordo bene quel che mi ero annotato e che subito vi vado a raccontare. Prima che me lo dimentichi di nuovo. Domenica sono stato al Taliercio che era il palasport dei mestrini e adesso è dei veneziani. O, meglio, dei reyerini. Direbbero anche in Spagna: non è forse la misma cosa? Neanche per idea. Sarebbe come pensare che un rossonero è eguale ad un interista o che i romani sono tutti laziali. Prova ne sia che il Taliercio fu inaugurato nell’inverno del 1978 con l’amichevole tra il Basket Mestre, sponsorizzato Vidal e allenato da Roberto Zamarin, e la Reyer Venezia di Tonino Zorzi che già da un anno aveva lasciato la Misericordia e giocava all’Arsenale. Tra San Marco e i Giardini. Vinse la Vidal e gli oro granata uscirono dal Taliercio a testa bassa passando sotto le forche mestrine, spernacchiati e derisi. Compreso il Paron incazzato nero. Me lo ricordo molto bene. Non fosse altro perché noi di Nova Radio, di cui ero il direttore, da bordo parquet seguimmo tutto lo storico evento e commentammo il derby con l’eccellente radiocronaca di Alessandro Ongarato, allora ragazzino di talento e oggi inviato di punta di Mediaset per tutto il Triveneto. Ebbene, non ci credete, è come se domenica ci fossimo dati tutti appuntamento sulle gradinate del Taliercio. Trentasette anni dopo. C’era Roberto Zamarin con il professor Mario De Stefani, di cui un po’ tutti siamo stati allievi. C’era Paron Zorzi con il nipotino che gioca a Gorizia e promette assai bene. C’era Alessandro Ongarato che ora abita a Padova. C’erano anche gli ex arbitri Tiziano Zancanella da Este e Stefano Cazzaro, l’allievo preferito del grande Paolo Zanon. Fischietti olimpici, non so se mi spiego, e non quei tre poveri diavoli di Mazzoni Bartoli e Morelli che sono riusciti a dirigere male persino una partita alla camomilla, e senza storia sin dai primi canestri, come Venezia-Bologna. C’era ovviamente anche Renato Villalta, in prima fila, che non riusciva a stare seduto e che anche se ne sarebbe andato molto volentieri, come ho fatto io all’inizio dell’ultimo quarto con l’Umana a briglia sciolte, e le mani in tasca, se nei doveri di un presidente non ci fosse anche quello di non abbandonare il posto prima dei suoi giocatori che pure faticavano a stare a galla e che di lì a poco sarebbero tutti affogati. Nessuno escluso. Se non Valerio Mazzola al quale ho lanciato il salvagente non fosse altro perché è mio amico su facebook e almeno si era dato da fare anche per gli altri quattro fantasmi della Virtus. Trentasette anni dopo il Taliercio fa ancora la sua bella figura. Fidatevi e non date retta a quelli che vorrebbero invece costruire un palasport nuovo. Magari a Marghera. Dove non ci saranno più i fumi che escono dalle ciminiere, perché le fabbriche hanno quasi tutte ormai chiuso, ma dove le mamme non si sognerebbero lo stesso di mandare mai i loro bambini a respirare un po’ d’aria buona. Basterebbero cinquecento posti in più per i playoff e le tre quattro partite di cartello di una stagione. O altrimenti ci sarebbe sempre il Palaverde di Villorba. A trenta chilometri, anche meno. Servirebbe piuttosto ampliare i parcheggi. Questo è vero. O farci arrivare il tram. Ma soprattutto bisognerebbe che i tifosi ospiti non fossero più rinchiusi in una gabbia con le pareti in plexiglass come in un riformatorio e i giornalisti non fossero accalcati in tribuna stampa come in un pollaio. Del 96-71 per la Reyer c’è poco da dire. Se non elogiare di nuovo la squadra di Carlo Recalcati e la difesa di Walter De Raffaele che ha imprigionato la Granarolo meglio dei suoi ultras che si domandavano a fine partita se Villalta e Crovetti non avessero per caso avuto troppo fretta a rinnovare per altre due stagioni il contratto a Monti e Valli ferraresi e ora anche ad Allan Ray. Che a Mestre ha scioperato e sarebbe stato da prendere solo a sberle. E, se non proprio a schiaffi, almeno a pedate sul sedere.