Milano vola a Sassari: la terza stella a un tiro di schioppo

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Dove eravamo rimasti? Ah già. Al Gallo Gallinari II che poteva togliersi di dosso l’etichetta del perdente di successo del secolo. Mentre volavo con la mia Jaguar alla Segafredo Arena per la prima semifinale senza storia, come del resto la seconda, tra Virtus e Derthona alla quale la Gazzetta ha eccezionalmente spedito persino un inviato forse perché il giornalista, di cui non posso fare il nome perché ha il terrore di finire in un sottoscala di via Rizzoli, tiene famiglia a Bologna. E poi dicono che Urbano Cairo è un pitocco come Napoleone Brugnaro e Luciano Benetton che si fanno pagare l’affitto di 6 mila euro del Taliercio e del Palaverde per ogni partita in casa di Mestre nei playoff di serie B e di Treviso perennemente in braghe di tela. E invece i Celtics sono stati maltrattati (84-103) al Boston Garden dagli Heat di Jimmy Butler (28 punti) e di Caleb Martin (26). Del quale Paolo Bartezzaghi, il prossimo addetto stampa – mi dicono – di Ettore Messi(n)a, ha raccontato “l’infanzia senza padre, i sacrifici della madre, la vita in roulotte, il taglio (a un dito?) nel 2021” che mi hanno profondamente commosso. Quasi come il povero Paolo Galbi Galbiati che deve essere proprio alla canna del gas vista la disperazione con la quale il suo agente Virginio Bernardi lo ha offerto a Trento-Trieste, Reggio Emilia, Napoli e Brindisi. Dove pure è improponibile come sostituto di Frank Vitucci e difatti la tifoseria è pronta ad entrare sul piede di guerra qualora Fernando SottoMarino decidesse di prendere l’ex assistente di Matt Brase.

E’ stato un vero peccato che i Celtics non siano stati la prima squadra della Nba a non aver ribaltato uno 0-3 nella serie in gara 7 e che non abbiano vinto il titolo della Conference dell’Est. Ma Jayson Tatum si è scavigliato alla prima azione della partita, come si è dimenticato di ricordare il timido Bartezzaghi, mettendo subito in difficoltà una squadra che pende dalle sue labbra e così stanotte alle due e mezza Miami giocherà a Denver la prima finale della Nba con i Nuggets di Michael Malone. Per vedere la quale non occorre che puntiate la sveglia e facciate l’alba. Tanto più che la diretta (gridata) su Sky la farà Ciccioblack Tranquillo e quindi difficilmente poi riuscireste a predere sonno. Basterà registrarla e senza audio guardarla domani, che è la festa della Repubblica, o anche sabato quando avrete tempo e voglia. Togliendovi comunque dalla testa che lo possa fare io per voi. Piuttosto sinceramente mi spiace che Danilo Gallinari, che compirà 35 anni cinque giorni prima dei miei 74, nemmeno stavolta abbia potuto allungare le mani su un titolo. Anche se per la verità nella stagione non ha mai vestito la prestigiosa maglia dei verdi di Boston, ma anche in giacca, cravatta e camicia bianca sarebbe stato lo stesso considerato campione. Come lo è stato Paul Biligha con la Reyer tricolore nel 2019 pur avendo giocato appena 5 secondi di numero e solo per sbaglio nelle sette finali con il Banco di Pallino Sardara e di P(r)ozzecco.

Da domenica pomeriggio a tutt’oggi non mi pare in verità che si sia successo nulla nel piccolo mondo della nostra palla nel cestino che, scusate la franchezza, sia riuscito a cogliermi di sorpresa e dunque impreparato. Il 2-0 del Forum e della Segafredo con la Bertram erano parecchio scontati. Così come Frank Vitucci e Simone Giofrè (a stipendio ridotto) finiti in quel di Treviso. Dove il presidente del Consorzio, Piergiorgio Paladin, sarebbe già stato rimosso dalla carica, mentre Bepi De’ Longhi, che secondo Forbes ha un patrimonio personale intorno ai quattro virgola tre miliardi di dollari (!), dovrebbe allungare alla Nutribullet, di cui è soltanto sponsor, qualcosa più del solito milioncino. Anche se l’Armani ha sofferto le pene dell’inferno o quasi, come ha scritto obiettivamente Stadio, in gara 2 con Sassari che “nell’ultimo mezzo minuto sotto di due punti ha perso due palle grottesche”. Piuttosto non mi sarei mai aspettato che il patron di Derthona, Beniaminio Gavio, lasciasse spazientito il suo posto dietro la panchina di Marco Ramondino dopo il primo quarto da paura della sua squadra per andare a fare, lontano dal casino, una lunghissima telefonata dimenticando magari lo 0/18 della Bertram nelle triple prima della bomba di Macura e i buchi che Leonardo Candi palleggiando aveva fatto sul parquet.

Il resto è stato ben riassunto oggi dal titolo del Giornale di Brescia: “Germani, adesso il silenzio è assordante”. Il silenzio è quello di Mauro Ferrari che di settimana in settimana rinvia l’incontro con Alessandro Magro, ma intanto ha contatti con tutti gli allenatori, in primis con Walter De Raffaele, Attilio Caja e Luca Banchi, e tutti gli agenti di questo mondo. E già che c’è, per non farsi mancar proprio niente, anche con il Poz al quale sono stato però sconsigliati il doppio impegno e il part-time non soltanto da Giannino Petrucci. Di modo che mi sono ormai fatto la convinzione, magari anche sbagliata, che alla fine il cerchio si chiuderà con Re Tentenna che assumerà Ray-ban assieme al fedele Gianluca Tucci a Brescia e con Alessandro Dalla Salda che porterà il Fornaretto di Siena a Napoli. Così come non era difficile prevedere che prima o poi DindonDan Peterson avrebbe scritto un articolo sulla Gazzetta nel quale avrebbe parlato bene di tutti e criticato nessuno. Nemmeno Harper che pure Merendino ha sostituito con il buon Hunt o Christon che, prima d’infortunarsi, ne ha combinate di tutti i colori (5/22 al tiro). Per non parlar dell’inutile Filloy. O del Corriere della Sera che con qualche mese di ritardo ha scoperto che su Guglielmo Caruso ha allungato le mani l’Olimpia. Conferme e bugie pure da Venezia dove Granger è stato liquidato con 20 mila euro, Bramos ha staccato la spina, per fortuna rimane Brooks contro il parere della moglie italiana, Watt ha tolto dopo sei anni eroici il disturbo, torna Davide Casarin, l’indiano Willis sta scappando all’Efes e così ora saranno cavoli amari per Olivetta Spahija con Spissu sul gozzo. Di modo che sapete ora cosa faccio? Metto un punto senza andare accapo? Ma no. Vi butto giù al volo la cronaca registrata di gara 3 di Milano-Sassari (nella foto) in modo che domattina non dobbiate comprare come me i quodiani petulanti di Cairo. Anche se è già mezzanotte, ma ormai ho perso il sonno e sono più sveglio di un grillo parlante.

Mario Castelli (voto 6+) e Andrea Meneghin (voto 8) su DMax, Eurosport 2 e Discovery Plus, non più di 50.000 telespettatori in tutto e meno dell’1 per cento di share. Evviva! Salto a due tra Stephens e Voigtmann. Hall rispedisce in panchina Pangos che ha un contratto solo di un paio di milioni. Messi(n)a non può contare su Biligha che finirà a Tortona, ma il president-coach saprà farsene – spero – una ragione. Come sugli arbitri Attard (voto 7), Baldini (6.5) e Borgioni (6) che non gli vanno a genio e che difatti difficilmente formeranno ua imparziale terna per le finali tricolore. Tripla di Voigtmann, 2+1 di uno scatenato Mapier, schiacciata di Melli: 0-8. Potrei anche andare già a dormire. Finalmente una tripla di Gentile (16-19), ma è un fuoco di paglia. Il Banco di Sardara è 1/10 da tre e sotto di dieci (16-26) con Hall, nella foto, che si fanno un baffo di Diop (4) che pure è in una forma smagliante. Si chiama Treier e non so quasi chi sia, ma infila la tripla del 24-28 che rincuora Pierino Bucchi. Entra un paio di minuti persino Tonut. Mentre Datome non è quello dei 19 di lunedì. Nove punti insperati di Stephens e otto di un redivivo Robinson, ma Treier torna nella cesta sbagliando la bomba del -1 e Milano riscappa (36-41) all’intervallo con quell’amore di Shields. I migliori Voigtmann da una parte e Stephens dall’altra. Inesistente Baron a secco.

Secondo tempo. Dowe e Bendzius da tre: 42-41, sorpasso, ma è un attimo perchè un magnifico Shields rimette in fretta tutte le cosa al loro posto con l’aiuto di un solido Melli e di un lussuoso Mapier (47-57). Kruslin è già in vacanza, Diop all’asciutto, mentre Schields, Voigtmann e Mapier in tre hanno messo già insieme 38 della cinquantina dei punti dell’Armani. Il quindicesimo di Robinson serve a poco e nulla perché Milano ho ormai in pugno la partita: 53-66, massimo vantaggio Armani, al termine del terzo quarto. Taglio corto. Anche con Pippo Ricci zero punti e 4 falli, a -6’ dalla sirena e’ 59-82: no so se mi spiego. Shields (18) immarcabile, titoli di coda, lacrime per l’addio di Jack De Vecchi, 9 rimbalzi di Melli e 21 punti di Mapier. Vincono con le mani in tasca (61-93) i campioni d’Italia e volano in finale scudetto per conquistare la terza stella della storia dell’Olimpia. Anche se la Segafredo di Don Gel è più meglio come direbbe Salvini. Stasera Derthona-Virtus, ma io andrò al Taliercio per MestreOrzinuovi. Pagando il biglietto al sindaco di Venezia come mi pare il minimo.

Ultimisse dopo l’alba: Gelsomino Repesa ha lasciato Pesaro lusingato da Reggio e da Claudio Coldebella che ha messo alla porta il Cincia Cinciarini. Orate Frates potrebbe ricongiungersi a Sacripantibus in quel di Scafati. L’Armani è pronta a fare nuove follie per Nikola Mirotic e Darius Thompson,  mentre è pronta di disfarsi di Pangos e Davis con le stesse modalità che Messi(n)a usò per Mike James: “Pago io trequarti dei loro contratti”. Anche Datome al capolinea. Come Tonut. Insomma un’altra rivoluzione dell’incontentabile presidente spendaccione. Alla fin fine pare proprio che Bernardi sia riuscito a scaricare Galbiati alla Dolomiti. Buon ponte. Ci si risente lunedì. Quasi quasi me ne stavo dimentiacndo: Denver-Miami 104-93 in gara 1 di finale Nba.