Chissà mai perché hanno sospeso quei tre poveri arbitri

mattioli

Mi sa tanto che pure oggi non parlerò di fischietti. E così vi do licenza di pensare che non sono un uomo di parola. Pazienza, me ne hanno dette molte di peggio. Anche perché mi sembra d’essere un passero solitario. Che, venuto a sera, non si duole d’essere l’unico che mette il dito nella piaga di un basket che più mediocre di così muore d’inedia. Sono scarsi i giocatori del nostro campionato: su questo non ci piove, checché ne dica Paperoga Crespi. Ma lo sono ancora di più i loro allenatori se i migliori sono diventati Pasquino Pasquini, che sino all’altro giorno faceva un altro mestiere, o il San Carlo di Caserta che era il vice di Nando Gentile nella capitale e nessuno se lo ricorda manco a Roma. Adesso invece è il beato di Capo d’Orlando e lo faranno anche papa e coach dell’anno dopo che Gesù Cristo sarà risorto. Alle porte dei prossimi playoff e a furor di popolo. Dio mio, come siamo caduti in basso. Lo si diceva mi pare anche di Laura Antonelli. Poveraccia. E quindi, se mediocri sono i giocatori e più scarsi ancora gli allenatori, mi spiegate la ragione per la quale gli arbitri dovrebbero essere eccellenti quando invece permettono ad una squadra garibaldina, brava e modesta come l’Orlandina di vincere quasi sempre in casa, più con le cattive che con le buone maniere, e al loro tecnico di protestare fastidiosamente dal primo all’ultimo secondo senza subire nemmeno un’ammonizione verbale? Odo i greggi belare e muggire gli armenti, non ho compagni di viaggio, se non il caro Don Chisciotte, e pure Sancho Panza mi dà fastidio quando esagera col bere come qualche azzurro di Ettore Messi(n)a, ma non schivo gli spassi e neanche di Giacomo Leopardi condivido il pessimismo cosmico. Però i tre arbitri che domenica a mezzogiorno hanno diretto l’anticipo di Capo d’Orlando tra la Betaland e l’Umana sono stati misteriosamente sospesi e fermati, nonché forse anche ripresi dagli organi federali competenti, nonostante nessuno si sia sognato di lamentarsi del loro operato. Né Ray-Ban De Raffaele, né pubblicamente qualche dirigente della Reyer o giocatore oro-granata, né men che meno Paperoga Crespi, alias Ezechiele Lupo, che anzi ha applaudito più di qualche loro intervento sicuramente sbagliato anche perchè aveva Enzo Sindoni, il presidente dell’Orlandina, sul groppone. Tutti con la coda di paglia. Tranne il sottoscritto, solingo augellin fuori dal coro. Che quindi non aveva avuto proprio le traveggole e non aveva visto fischi per fiaschi quando Gianluca Mattioli, che oltre tutto mi sta simpatico, e i suoi compagni dell’ora di pranzo, Mark Bartoli e Nicola Ranaudo, avevano trattato i veneziani come stracci da piedi mentre ai siciliani avevano permesso di fare il bello e il cattivo tempo nel Far West senza sceriffi di quel pallone gonfiato che si chiama PalaFantozzi e non semmai PalaFracchiaCostringendo la Reyer al supplementare e alla quinta sconfitta della sua buona stagione. E non scendo nemmeno nei dettagli o nei particolari. Però se Dominique Archie si mette le mani tra i capelli perché pensa d’averla combinata grossa ai danni di Peric sul 77 pari a una manciata di secondi dal 40esimo minuto e Mattioli fischia solo l’infrazione di 24 secondi, qualcosa di strano deve essere ben successo. Non vi pare? Sorvolando sulla difesa sporca di Ivanovic e sugli sfondamenti impuniti di Delas. Questo giorno che ormai cede alla sera mi consiglia comunque d’accelerare il passo e di cambiare discorso: adesso devo occuparmi in fretta d’un’altra cosa e poi scappo a cena con gli amici del calcio. Ho letto stamattina sulla Gazzetta questo titolo d’apertura della pagina del basket con richiamo in prima: “Avellino cala il jolly: c’è Logan pronto per mettere paura alla regina Milano”. Ebbene, così tanto per non passare per lo scemo del villaggio, e ridagliela con Leopardi, sarà forse il caso che stavolta porti Mamma Rosa in tribunale. Così impara impunemente a scopiazzare da questo blog, e lo ha già fatto spesso e volentieri, e non a citare mai la fonte dalla quale i suoi bravi figlioli si sono continuamente abbeverati gonfiando il petto e facendosi belli. Difatti ho io così titolato il due di dicembre dello scorso anno, cioè esattamente due mesi fa: “Avellino vuole Logan per fare sul serio paura a Milano”. E non credo serva aggiungere altro. Vostra Grazia.