Il passaggio al salto di Simon è l’argomento del giorno

ciccio black

Oggi, martedì, è il terzo e ultimo giorno della Merla. E fa freddo, come è nella norma, ma non più di ieri. E questo un po’ mi dispiace. Perché più gelidi sono i tre giorni della merla e più bella, e calda, sarà la primavera. Che è la stagione dei playoff. Così ho rotto il ghiaccio e adesso posso parlare di basket. Però prima lo sapete ormai come sono fatto: non potrei andare avanti se non fossi curioso come una scimmia di scoprire cosa racconta la leggenda in merito ai giorni della merla. La versione che più mi eccita nasce in tempi molto lontani. Quando gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28 e si narra che il dio Gennaio fosse molto invidioso di una bellissima Merla dal grande becco giallo e le penne bianchissime e per questo le scatenava bufere di vento e neve ogni qual volta lei doveva uscire in cerca di cibo. Ebbene, per farla breve, la merla si fece furba e, fatta una bella scorta a dicembre, rimase tutti i 28 giorni del mese seguente nel suo nido al calduccio sbeffeggiando Gennaio che se la prese così tanto, permaloso com’era, anche più dei tifosi sardi di Sassari o, se preferite, di me e Ettore Messi(n)a messi insieme, da convincere fratel Febbraio a dargli in prestito tre giorni. Per l’appunto il 29-30-e-31. Nel corso dei quali fece più freddo che in tutti gli altri giorni dell’anno. Al punto che la Merla, per non morire congelata, dovette riparare in un comignolo. D’accordo, la storia è assai carina, ma cosa c’entra tutto questo con la pallacanestro? Un po’ di pazienza che c’arrivo. Trascorsi quei tre terribili giorni, la Merla uscì comunque sana e salva, anche se molto affamata, dal camino. Peccato che le sue candide penne fossero diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Come è successo a Flavio Tranquillo. Che era Cicciobello, immacolato e puro, racconta lui, prima di confessare d’aver preso il nero dal Monte dei Paschi di Siena e di diventare per tutti Ciccioblack. Ci siamo? Non ancora e allora devo anche aggiungere che oggi, martedì 31 gennaio, ricorre il suo 55esimo compleanno? Fatalità proprio nell’ultimo giorno della merla. Che aveva le piume bianche e adesso le ha nere. Per cui oggi potremmo chiamarlo il Ciccioblack Tuesday. O, meglio, il Blackbird Tuesday. E adesso non ditevi che non vi è piaciuta. Se invece volete che vi ricordi che la grande Milano, dopo aver perso con Venezia e Reggio Emilia, le ha prese pure da Avellino nel secondo giorno della Merla, io anche lo faccio, ma mi diverto assai di meno. Piuttosto nell’intervallo del posticipo della 17esima giornata con l’Armani già moribonda dopo il 30-15 del primo quarto e tutte le critiche che si potevano muovere ad una squadra vergognosa, indolente e proterva, e con una Sidigas invece sulla cresta dell’onda nonostante l’assenza di un Marco Cusin che avrebbe potuto dare un po’ d’ossigeno al povero Cirillo Fesenko, per altro mostruoso, quale è stato l’argomento che ha sviluppato Ciccioblack con Sconochini e Mamoli in studio mandandoci tutti in solluchero e in estasi? Ci ha spiegato ovviamente alla lavagna il passaggio al salto (sic) di Kruno(slav) Simon come neanche si sognerebbe di fare Paperoga Crespi nei suoi deliranti clinic televisivi in diretta con Paola Ellisse. E allora lo mandate voi all’Isola dei Famosi al posto di Stefano Bettarini o di Massimo Ceccherini o come al solito devo farlo io? In verità non ve l’ho mai confessato, ma in occasione del Blackbird Tuesday devo onestamente ammettere che Tranquillo è un fuoriclasse come non ne esistono di più grandi sulla faccia del nostro pianeta e paragonabile solo alla mostruosa dottrina di Donald Trump o all’imbarazzante cultura di Matteo Salvini. Quanto alla straordinaria Milano di Gelsomino Repesa, specialista in clamorose autoretine come quella di scordarsi nell’ultimo quarto Dada Pascolo in panchina, adesso manca soltanto che si squagli ai piedi del Banco di Sardara e poi la frittata con quattro uova sarà completa. Ovvero sarà riuscita nell’impresa di perdere con le uniche quattro squadre che l’avrebbero anche potuta battere se la terra fosse quadrata e il mondo girasse alla rovescia. Vi avevo anche promesso che oggi mi sarei occupato degli arbitri italiani che sono, lo dico subito, uno più scandaloso dell’altro. Tolga Sahin escluso. Ma il mio tempo a disposizione è scaduto e quindi vi do appuntamento a domani pregandovi di ricordarmi questi tre nomi: Mattioli, Bartoli e Ranaudo. Che non meritano d’essere dimenticati. Come Dada Pascolo, il miglior dell’Armani anche ad Avellino. Ma è brutto, storto e gobbo dicono. Neanche Gelsomino fosse bello.