Sono ancora sotto shock. Quarantott’ore dopo. Dal 3-0 al 3-4 di Sant’Elena. Che non riesco proprio a spiegare. Eppure ero lì al Penzo con mio nipote Rocco. Che mi guardava chiedendomi con gli occhioni tristi come fosse potuta succedere una cosa del genere. Dalla stupida autorete di Thomas Henry al 7’ della ripresa al secondo gol del Cholito Simeone a 5’ dal novantesimo: sono, se non sbaglio, ma potete pur sempre chiedere conferma a Luca Zaia che in aritmetica è una bomba, quasi come nelle coniugazioni dei verbi, trentatré minuti d’autentica follia allo stato puro che potrebbero costare molto ma molto cari al Venezia di Paolo Zanetti (nella foto, disperato, con le mani tra i capelli). Che sarà anche bravo, anzi bravissimo, non ne dubito, però è pure vero che nell’occasione ne ha combinata una più di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno nel film di Mario Monicelli. Non ultima quella d’aver inserito al centro della difesa lagunare dopo l’espulsione di Pietro Ceccaroni l’impresentabile ventitreenne viennese Michael Svoboda. Al quale, se dovessi assegnare un voto in pagella, non potrei dare più di due. Come due sono stati i suoi strafalcioni in disimpegno che hanno causato i maledetti 3-3 e 3-4 dell’Hellas Verona. L’amico Fabio Bianchi (Gazzetta) così l’ha spiegata: “Il calcio è bello perché è matto”. Bello per Igor Tudor senz’altro. Non certo per la squadra di Duncan Niederauer che non vorrei esagerare, ma che dopo questa caduta nel derby rischia davvero di perdere l’equilibrio psicologico che aveva raggiunto con le vittorie anche fortunate sulla Roma e sul Bologna. Sin anche a rotolare nei bassi fondi della classifica. Dove per la verità non è che il passo di Salernitana, Cagliari, Genoa e Spezia sia più spedito di quello di Escargot Rabiot nelle sue ripartenze in bianconero, ma si fa presto a non far punti nelle ultime tre partite del girone d’andata contro le affamate Juventus di Acciuga Allegri e Lazio del Benzinaio Sarri nell’isola di Sant’Elena e nella trasferta di Genova con la Sampdoria che potrebbe cambiar rotta con il ritorno dell’amatissimo Gianluca Vialli. Insomma il Venezia che alla fine del primo tempo sul 3-0 aveva 18 punti, uno solo in meno del tranquillo Torino e due del sorprendente Sassuolo, mentre adesso a quota 15 può farsela davvero sotto e diventar fragile come gli splendidi bicchieri in vetro di Murano. Non si può però adesso già buttare a mare il Venezia come ha cominciato a fare il quotidiano voltagabbana di Roberto Papetti con Marco BaBampa dopo averlo esaltato sino alle 16.00 di due giorni fa. Hanno sbagliato parecchio Zanetti e Ceccaroni, soprattutto il capitano che non doveva sostituirsi a Romero tra i pali e beccarsi quel rosso incosciente che ha in pratica regalato ai veronesi la clamorosa vittoria. D’accordo, è stato bruttissimo perdere in quel modo, ma arrendersi a 22 giornate dal termine del campionato non è da leoni di San Marco. Caso mai: duri i banchi. Come si dice da queste parti. E, se potete, rimboccandovi le maniche e remando contro corrente, cari neroverdi con le striscioline arancio-mestrino sui fianchi, leggete meno giornali che potete. Che anche a me stamattina hanno fatto saltare i nervi. E non soltanto il Gazzettino. Però adesso scappo al basket che c’è un’altra Venezia in difficoltà che devo sostenere: la Reyer contro il Valencia sesto nella Liga ACB. Convinto che possa anche vincere. Ps: ma mi sono clamorosamente sbagliato…