Ora tifo Banchi in Europa e Caja in Italia, mentre Pozzecco va all’Isola dei famosi

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 Tanto ci voleva? Non credo e comunque non occorreva che Samardo Samuels ne mettesse insieme 36 di punti giovedì in Russia per convincere almeno me d’essere il miglior pivot in circolazione sotto i canestri d’Italia e uno dei primi cinque dell’Eurolega. Così come non serviva che la Gazzetta dello sport mettesse in piedi una televisione, che gli costa un occhio della testa, quando già ne aveva una (gratis) sul canale 232 di Sky: Inter Channel. E così magari poi le sono mancati i soldi per mandare un inviato come dio comanda a Nizhny, che sarà anche in tanta mona, come si dice dalle mie parti, ma che in fondo è solo a metà strada tra Mosca e Kazan, dove l’Oka confluisce nel Volga. E ha lo stesso numero di abitanti, più o meno, di Milano. Tanto ci voleva? E non lo dico a Luca Banchi, che lo sa benissimo, ma a tutti quelli che avevano già cantato il De profundis all’EA7 in Europa ancor prima della sua caduta in Coppa Italia dopo l’ennesima sconfitta con il Cska a Mosca. Scripta manent, verba volant. Purtroppo per voi. E per mia fortuna infatti mi sono andato a rileggere quello che ho scritto nel giorno delle Ceneri proprio su questo blog. Ovvero “prendetemi pure per un pazzo, mi pare difficile, ma non impossibile che l’Olimpia possa ancora vincere tutte le partite del girone di ritorno, cominciando da quella in Russia con il Novgorod, a patto che ripeta la partita che ha giocato (e stravinto) in campionato a Venezia”. Quando – fatalità o coincidenza – ha dovuto rinunciare ad Alessandro Gentile, così come a Shawn James, e arrangiarsi con quel che aveva. Che non è comunque poco. Sfruttando cioè all’osso l’asse Hackett-Samuels che con Marshon Brooks è in laguna funzionato a meraviglia. Come del resto a Nizhny. E non parlatemi di fisicità o d’altro perché, se la Reyer aveva potuto opporre Ortner e Ress, che non sono dei colossi, al magnifico giamaicano, i russi erano (e sono) sotto canestro magari non belli ma senz’altro alti e grossi. Ora devo ripetermi, e me ne scuso, ma coi duri d’orecchio devo comportarmi in questo modo: non sarà facile vincere tutte le partite del girone di ritorno, soprattutto a Istanbul con il Fenerbahce di Obradovic, che ha tirato scema ieri persino l’Armata rossa di Mosca e fatto perdere la trebisonda a Teodosic, sarà anzi difficilissimo se non impossibile, però non è detto che Milano non possa mettere sotto venerdì l’Olympiacos e poi, sempre al Forum, Malaga, Vitoria e Cska. E giocarsi la qualificazione ai playoff in Turchia con l’Efes dove potrebbe (e dovrebbe) anche vincere con uno scarto di tre punti. Ma guarda un po’ cosa mi sta succedendo? Non m’accadeva infatti dai tempi di D’Antoni e McAdoo, ossia da più di 25 anni, di simpatizzare di nuovo per le scarpette rosse e sotto sotto di sperare che la squadra di Banchi o di SottoBanchi, chiamatelo come volete, riesca nell’impresa di far strozzare in gola il De profundis all’esercito di voltagabbana che adesso stanno tirando la volata a Michelino per il suo ritorno sulla panchina di Milano. Del resto siamo realisti: anche se ha un altro anno di contratto, al grande juventino di Grosseto non basterà di rivincere lo scudetto per essere riconfermato all’Olimpia specie dopo le sconfitte in Supercoppa e in Coppa Italia con la Dinamo di Sassari. Dovrà conquistare anche i playoff d’Eurolega. Magari recuperando il rapporto pure con Alessandro Gentile come è già successo nelle ultime due partite di finale della passata stagione. Quando Livio Proli intervenne tra i due litiganti e fece da paciere. Con le buone o con le cattive. Io comunque lo dichiaro: tiferò d’ora in avanti per Banchi e, già che ci sono, in Italia per Caja che solo io posso chiamare Artiglio e nessun altro. Sia chiaro. Perché è un mio copyright sin dai tempi in cui Attilio era il vice di Paron Zorzi a Pavia. Con Oscar Schmidt e la Bandiera presidente. Altri tempi. Lunedì Artiglio ricomincia da Trento, ma non passa di lì la salvezza di Varese soprattutto dopo che Willie Deane ha rescisso il contratto, Rautins non sarà della partita, Diawara sta in piedi per scommessa e Kangur è ancora convalescente. Urgono rinforzi e intanto Poz, sfrattato dalla casa di Vescovi, perché non fa un salto all’Isola dei Famosi? Dove potrebbe essere sul serio un ottimo sponsor per tutta la nostra pallacanestro. Mettendo magari in croce persino Rocco Siffredi e tutte le sconosciute donzelle che gli girano intorno.