Adesso già dite tutti Milano: ma così non vale e siete bari

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La città vuota, un vento gentile, le prime ciliegie che sono i frutti dei playoff e dell’amore per il basket. Primavera dintorno: brilla nell’aria e per li campi esulta (Giacomo Leopardi). Ormai l’avrete capito quanto sia strano il mondo. La Leonessa di Grazie Graziella Mille grazie Bragaglio riconquista dopo cent’anni i playoff e nella prima dei quarti di finale con l’Openjobmetis di Toto Bulgheroni, che non ho visto (ma c’era?), è  costretta ad emigrare nella città di Giulietta e Romeo perché nel palazzetto di Montichiari c’è il concerto di Biagio Antonacci. Non è giusto. E nemmeno bello. Anche se Verona non è male. Come il panino con la salsiccia che mi sono sparato in vena prima della partita. E pazienza se poi mi vengono i brufoli: c’è molto di peggio. Varese ci ha provato e l’Artiglio goloso ci è anche riuscito per mezzora di gioco a mettere in imbarazzo il sudatissimo Diana, ma quando gli sono scoppiati in mano Okoye e Avramovic spero che pure quelli che sanno tutto di tutto si siano finalmente convinti che la squadra di Caja è questa: tanto cuore e tanta difesa, ma Brescia è un’altra cosa: più qualità e più quattrini. Al punto che PerDiana si è preso il lusso di lasciare fuori Dario Hunt, un centro che Artiglio si sogna la notte, e pure il rischio di giocare senza un pivot di ruolo quando Ortner stava in panca a tirare il fiato. Così vi sareste chiesti: ma come ha fatto l’Openjobmetis a sculacciare in campionato Milano, Venezia, Avellino, la stessa Germani e per due volte Cantù? Già come ha fatto? Caja ha fatto i miracoli e difatti è stato eletto miglior allenatore dell’anno per acclamazione. Larson è Larson: un play che viene dal Belgio, non dimentichiamolo. Vene glielo ha regalato Reggio Emilia e Delas addirittura Capo d’Orlando. Delas non s’alza da terra e Ferrero respira a bocca aperta. Tambone (0/5 da tre) non è Luca Vitali, oggi il migliore italiano in Italia. Cain ha forse già dato tutto, cioè il massimo. Insomma a Varese magari riuscirà anche orgogliosamente l’ennesima impresa di strappare una vittoria a Brescia in questo quarto di finale esagerato, ma non ce la farà mai ad eliminarla dalla corsa tricolore a meno che non si metta a nevicare di brutto. Come per altro è già successo quest’inverno al Taliercio di Mestre e i campioni d’Italia sono finiti sotto la valanga. Di nuovo la Leonessa non mi ha convinto in pieno se devo essere proprio sincero e se ha dovuto sempre inseguire per quasi tre quarti della sfida. Poi quella meraviglia di Marcus Landry, mvp della passata stagione e nella foto (ndr), ha sistemato le cose con un canestro più eccitante dell’altro, ma Brescia con Milano avrà vita breve: scommettiamo? Michele Vitali, che i tifosi chiamano Mortali, ha slanci da maglia azzurra, ma Moore e Cotton, uno dei due, perché insieme giocano poco, non mi fanno strappare i capelli e a Moss gli arbitri, anche se Mazzoni e Martolini non hanno ieri fischiato male, non potranno permettere che metta le mani addosso pure all’Armani. Che poi la squadra sia allenata da Diana o dall’ex Superbone questi sono discorsi che lascio fare alle serve: io ho visto che Luca Vitali ha la Germani in pugno e la infoia che è un piacere. Come del resto Andrea Cinciarini contro la Red October. Dell’altro duello del sabato sera mi sono bastati stamattina otto minuti (27-9) di registrazione prima d’andarmi a vedere Inter-Sassuolo 1-2 e cominciare bene la domenica. Dopo di che ero tentato di dare un colpo di telefono a Marco Sodini per dirgli senza peli sulla lingua, come è mia abitudine, se non si sia per caso pentito d’aver recentemente dichiarato a Mamma Rosa che la pallacanestro di Simone Pianigiani è vecchia, lenta, prevedibile e superata volendo in verità sperare che lui sia stato frainteso. Lo so benissimo: nessuno mi può toccare il Nazareno per il quale ho sempre avuto un debole e che si può magari criticare, come ho fatto anch’io mercoledì scorso, ma in nessun modo mettere in discussione perché altrimenti siete in totale malafede. E, già che ci siete, finitela, perché mi avete sfinito, anche di dire che Cinciarini è pur sempre Cinciarini. Se Cinciarini è quello che cerca e trova Tarczewski e accende Micov, che si è incartato Chappell e portato spasso, persino io vi sfido ad avene di playmaker uguali. E ora scappo al Taliercio perché nuvole nere arrivano dalla montagna e non vorrei bagnarmi come il pulcino Calimero che somiglia ogni giorno di più a Flavio Tranquillo. Però un’ultima cosa lasciatemela ancora dire. Prima di Milano-Cantù tanti (105) a pochi (73) non avevate dubbi tranne Walter De Raffaele e il vostro sfigatissimo pennivendolo: la grande favorita per lo scudetto è la Reyer. Rispetto i vostri pronostici, soprattutto quelli di Peterson, Gamba e Oriani, ma vi proibisco di fare tre passi indietro come ha già cominciato a fare la Repubblica di Pisa (Massimo) oggi titolando: “Che bella Armani: una prestazione che non si vedeva da tempo”. Perché così non vale: siete bari e agli imbroglioni bisognerebbe tagliare la lingua e, se siete giornalisti, pure le dita.