A Scafati si cambia: sull’ultimo binario è già arrivato Caja

CAJA

E’ inutile che ci giriamo tanto intorno menando il can per l’aia: il nostro basket non tira più se anche l’esperimento di DMAX, canale 52 del digitale terrestre o, se preferite, 170 di Sky, è già un mezzo fallimento dopo sei giornate di campionato di serie A e una media d’appena 36.795 telespettatori che nel tardo pomeriggio di domenica si sono sciroppati 40 minuti di Verona-Trento più un appassionante, da quel che mi dicono, tempo supplementare. Per la verità non ho visto il derby triveneto e dunque dovrei starmene buono e zitto. O zitto e buono. Come preferite. Anche perché stavolta non ho anticipatamente provveduto nemmeno a registrare la partita ben sapendo che comunque mi sarei perso il finale della stessa. Sia molto chiaro: non è DMAX che dà un taglio netto all’evento sul più bello perché è masochista o detesta la pallacanestro come Alessandra De Stefano, la direttrice napoletana di Raisport senza etichette politiche, racconta lei e mi consenta di non crederle. Ma perché, e me ne sono già lamentato senza purtroppo riuscire a farmi capire dai diretti interessati, la tivù di Discovery Italia non ti concede più d’un paio d’ore secche di registrazione, compreso il prepartita, e quindi è gioca forza che chi come me non segue in diretta nemmeno il derby d’Italia di calcio ci resti poi male se non può vedere gli ultimi minuti di Verona-Trento di palla nel cestino che aveva anzitempo provveduto amabilmente a registrarsi. Mi sono finalmente spiegato? Pare non ancora, santa pazienza, ma è comunque solo mia la colpa, grandissima colpa, se non riesco più a sottostare alle regole del branco o a quelle della casa del sidro. E per questo me ne devo inventare ogni giorno una di nuova. E di balorda. Massì, o famo strano.

Resta però il fatto che 36.795 telespettatori sono davvero pochi. Quasi una miseria. E che sotto sotto mi è dura ammetterlo, ma ha avuto ragione a suo tempo la De Stefano a sbattere le porte in faccia della Rai al basket se le dirette proposte da quindici società di serie A su sedici, escludendo cioè la sola Segafredo del rivoluzionario Luca Baraldi, hanno poi questo mortificante indice di gradimento che non tiene conto del valore e del prestigio delle due squadre che si affrontano. Perché, diciamocela tutta, a tutt’ora, ed è quasi mercoledì 9 novembre, San Oreste e Santa Ornella, nemmeno io so ancora come sia finita Verona-Trento all’overtime. E per questo mi sono precipitato solo adesso a cercare il risultato sulla Gazzetta di lunedì. A pagina 57. Dopo 43 di calcio e 10 di MotoGp, ma Pecco Bagnaia e la Ducati hanno dovuto conquistare il titolo mondiale per strameritarsele tutte. Dunque ha vinto 86-92 la Dolomiti Energia del paisà Lele Molin grazie a 24 punti di Matteo Spagnolo ancora sotto contratto con il Real Madrid, ma già scelto dai Minnesota Timberwolves col numero 50 nell’ultimo draft della Nba. E così ho pure scoperto che adesso la Tezenis di Alessandro Ramagli è ultima in classifica con una sola vittoria in sei partite assieme all’altra neopromossa dall’A2, la Givova Scafati dell’intrigante e istrionico Nello Longobardi considerato nell’Agro Nocerino Sarnese il re delle conserve di pomodoro in scatola. Che ha approfittato delle due settimane di sosta del campionato per cambiare in fretta e furia l’allenatore e prendersi il migliore che offriva il mercato: l’Attilio Caja (nella foto) che se ne stava beato e tranquillo nella sua Pavia dopo aver fatto un salto la settima scorsa a Roma.

E’ ovvio che dispiaccia per Alessandro Rossi, 38 anni, napoletano, allievo del messiniano Roberto di Lorenzo, consigliere federale del Comitato nazionale allenatori (Cna), che era stato a giugno l’artefice della promozione in serie A di Scafati a spese della favoritissima Cantù di Marco Sodini, ma con una sola vittoria in sei partite e un padrone esigente come Longobardi non poteva sperare di farla franca o, se preferite, di passarla liscia pur con un contratto biennale in saccoccia. In più dobbiamo metterci bene nella zucca che anche nella pallacanestro esistono le categorie come nei cavalli. E l’Artiglio è un allenatore di prima categoria, mentre il signor Rossi lo potrà magari un giorno diventare: glielo auguro. Della trattativa tra Longobardi e Caja ero ovviamente a conoscenza da ieri pomeriggio e pur sapendo che sarebbe andata stasera in porto, perché il patron voleva Attilio e nessun altro al posto di Rossi al quale s’era affezionato, ho pazientemente aspettato la fumata bianca che è puntualmente arrivata dopo che i due hanno raggiunto l’accordo in un paio d’ore prima d’andare insieme a cena in trattoria. Per la verità nella trattativa ha cercato di mettere il bastone tra le ruote sino all’ultimo Virginio Bernardi che proponeva Stefano Sacripantibus, un altro disoccupato eccellente, ma anche qui non c’è stato match in favore del terribile Artiglio che ora dovrà traghettare in salvo una squadra che sarà presto rinforzata dall’acquisto di uno straniero, ma che già così com’è, con Julyan Stone, Doron Lamb e David Logan, non mi sembra in fondo molto più debole di Trieste e Treviso, anzi, oltre che della stessa Verona e di Napoli. E ci riuscirà: scommettiamo? Ho già messo mano al portafoglio.