Il fronte si rompe: non è più un coro di consensi per Meo

faro

Dal porto di Cesenatico, disegnato da Leonardo da Vinci, all’improvviso stano Giannino Petrucci che dice di non perdersi mai dietro ai blog, ma al mio qualche volta butta l’occhio, altrimenti non avrebbe motivo d’inquietarsi se non lo leggesse. Come è successo l’altra sera. Mentre mi stavo impasticciando le dita con una impepata di cozze e vongole squisita. E una brezza gentile arrivava dal faro raffreddandomi i bollenti spiriti. In fondo siamo vecchi compagni di merende ai quali ogni tanto capita pure di litigare, ma è un gioco delle parti che va avanti da tempo senza che per questo il filo tra noi rischi di spezzarsi. Poi anche lo riconosco: sono molto più testardo di un mulo e più permaloso di Ettore Messina. Quindi arrivo a capirlo quando anche gli salta la mosca al naso e vorrebbe strozzarmi, però proprio non ce la faccio a cantare nel suo coro di voci bianche più stonate delle campane o a pascolare nel recinto assieme alle caprette del Nonno di Heidi (Davide Pessina). E comunque non ci manderemo mai all’inferno. Anche se agli altri non dispiacerebbe. Adesso ci divide MaraMeo Sacchetti. Che come cittì entusiasmerà lui, mentre a me invece non convince. Posso? O devo farmelo andar bene per forza? Proprio non penso. Boscia Tanjevic, che è un amico, l’avrei in verità lasciato fuori dai nostri discorsi da due soldi se Flavio Vanetti con coraggio non avesse scritto sul Corriere della sera di domenica qualche ora prima dell’incredibile disfatta di Groningen e lo storico zero nello score di Pietro Aradori: “Azzurra naviga in acque non calme e alla vicenda di Gallinari va aggiunta pure quella del direttore tecnico che non è con la squadra in Olanda. Il presidente non ha gradito un atteggiamento non in armonia con Sacchetti. Domanda: non si sapeva che i due profili erano agli antipodi?”. Certamente sì, se posso rispondere. E, se so anche leggere, non sembra pure a voi d’intendere che Petrucci ha lasciato a terra Tanjevic dall’aereo in partenza da Ronchi dei Legionari perché non è pappa e ciccia con MaraMeo? E poi sarei io il pettegolo? Dai, Giannino, fai il bravo. E lascia perdere. Se invece il cittì vuole entrare a far parte della Banda Osiris, dov’è il problema? Lo accontento in mezzo secondo. Tanto più che c’è una vicepresidenza vacante dopo che Andrea Bassani (Iena ridens) non si sa bene quale fine abbia fatto e Virginio San Bernardi ha addirittura negato l’esistenza dell’associazione da me creata nel secolo scorso che ha come capo storico il suo compare di nozze Flavio Tranquillo. Pure Meo, salendo sul pulpito, ha infatti come Ciccioblack ammonito: “Pioveva che Io la mandavo” e ha cominciato a bacchettare tutti, dal Gallo a Petrucci per via degli arbitri, in un’intervista rilasciata il 22 giugno a C10H16O (Mario Canfora) dal titolo (“Uragano Sacchetti”) che già lasciava presagire poco di buono. Come il mare di fronte alla spiaggia dell’EuroCamp di Pilla Pillastrini e Lupo Giordani che si sta increspando prima della Notte rosa che si va scatenando su tutta la Romagna. E comunque, se Giannino iniziasse a leggere anche gli altri siti di basket oltre ai giornali di regime, s’accorgerebbe che pure Luca Chiabotti, non più sotto schiaffo di Mamma Rosa, ha rotto il fronte dei be(l)ati angelici e ha parlato di “luna di miele finita” tra gli azzurri e il nuovo cittì e di “contrapposizione strisciante” tra MaraMeo e Boscia “che non comunicano se non attraverso posizioni differenti sui giornali”. Di tutto e di più: l’ex prima firma della Gazzetta ha criticato il buonismo del presidente “che insabbia i problemi o non lo aiuta a risolverli”. Mentre sul fronte del mercato, a parte Milano che la fa da padrone anche nelle cessioni, girano pochi soldi e non si muove foglia. O quasi. Ma soprattutto mancano le idee e il coraggio da parte dei manager e degli allenatori che partono per l’America (Summer League) senza un euro in tasca. Ci si svena per Giuri (Brindisi) quando si ha in casa Miaschi, il miglior 2000 d’Italia, e lo si manda a Trapani, ma non voglio mettermi a discutere anche con il presidente della Reyer che ora rincorre Michele Vitali dopo aver perso Fontecchio che va a Pesaro e Abass che non sa nemmeno lui dove vuole andare. Credo al Bayern, però non ne sono più tanto sicuro.