“Petrucci pensi ai cavoli suoi e al flop della sua nazionale”

proli

Mamma Rosa non sa più che pesci pigliare e da che parte stare dopo che nell’assemblea di Lega finalmente Livio Proli è uscito allo scoperto e ha sparato a zero contro Giannino Petrucci e il suo castello federale che pareva inattaccabile prima di ieri e adesso invece sembra così piccolo e fragile. Per la verità era mia intenzione di parlare oggi del penultimo turno d’andata del campionato di serie A. Dal momento che non mi sono perso una sola partita della 14esima giornata o, per meglio dire ancora, me le sono sciroppate proprio tutte e otto. Correndo sul serio il rischio di finire arrosto con le patate e i piselli Primavera della Findus. Mi raccomando. Altrimenti la Tigre mi rispedisce al supermarket tra i surgelati. Ma come faccio a raccontarvi della richiesta di risarcimento danni intentata per esempio dalla Pallacanestro Varese nei confronti dei grissini di Reggio Emilia che sembra l’abbiano fatto apposta a perdere in casa con Capo d’Orlando, Pesaro e Brindisi quando a ciel sereno e a un passo dal cielo, cioè al diciottesimo e ultimo piano della torre gemella di viale Aldo Moro, al civico 64, negli uffici bolognesi della Lega del nostro basket, sono stati tuoni e fulmini e non è stata una tempesta in un bicchier d’acqua? Lo so: la domanda è parecchio lunga. E difatti ho il fiatone e rispondo ansimando a quel pirla che, in mezzo a tutto questo trambusto, gli avanza ancora di chiedermi chi mai sia questa benedetta Mamma Rosa. No, non è la squadra polacca che ieri sera ha perso all’over-time un incredibile duello di Champions con la Reyer di Napoleone Brugnaro che pare non sia felice se ogni volta non si complica la vita e se in difesa non s’addormenta come un sasso. Quella è la Rosa di Radom. E non è neanche la Rosa di Gorizia che, come mi ha spiegato il grande Paron Zorzi, è una varietà pregiata di radicchio a coltivazione limitata. Semplicemente Mamma Rosa è la moglie di Papà Urbano Cairo. E non aggiungo altro perché già vi ho detto forse anche troppo di una povera creatura che vuol difendere giustamente la sua privacy, ma non può nemmeno continuare a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e far finta che ieri non sia successo niente titolando oggi a pagina 28: “Lega: toni soft verso la Fip e disponibilità al dialogo”. In effetti il presidente Egidio Bianchi, che è un senese straordinariamente pacato, a volte anche esagerando, ha educatamente risposto alla letteraccia che gli aveva inviato un Giannino furioso che, se me lo consentite, come direbbe l’ex Cavaliere, nell’occasione mi è sembrato che abbia spanto un filino di pipì fuori dal boccale. “La Lega, anche difronte alla minaccia di Petrucci d’organizzare per suo conto il campionato, gli risponde con uno stato d’animo tranquillo”. L’aggettivo “tranquillo” non mi piace moltissimo: sarebbe andato meglio “sereno”, ma solo questo. Per il resto, e veniamo a bomba, non posso credere che Mamma Rosa non sia stata informata dello sfogo del presidente dell’Armani durante l’assemblea delle sedici società di serie A tutte presenti ad esclusione della Virtus. Che evidentemente ha rinunciato, col traffico che c’è in questi giorni a Bologna, a raggiungere la sede della Lega correndo il rischio di metterci più di un quarto d’ora. O forse Luca Baraldi, l’uomo di ghiaccio di Massimo Zanetti, patron della Segafredo, ha paura dell’ascensore e non se l’è sentita con una linea di febbre (37.1) d’affrontare a piedi diciotto piani di scale? D’accordo. Però adesso smettiamola di prenderci in giro e proviamo a capirci. La Virtus, come vi avevo già preannunciato ieri, si è schierata dalla parte di Petrucci contro la Lega come già fece quattro anni fa Renatone Villalta, ma per ben altri motivi contro Ferdinando Minucci. Difatti non ha neanche delegato un altro club a rappresentarla probabilmente annusando che Livio Proli avrebbe in pratica mandato a dire a Giannino di farsi i cavoli suoi e di non interessarsi di quelli della Lega. “La quale non ha mai messo il naso nei conti della Fip e neanche nei risultati della nazionale. O forse non è costato tre milioni di euro il preolimpico di Torino che è stato un disastro pari a quello dell’Italia esclusa dai Mondiali di calcio dalla Svezia?”. Lasciando intendere che dopo la sconfitta con la Croazia magari Petrucci avrebbe dovuto dimettersi come ha fatto a furor di popolo un certo Carlo Tavecchio. Ma perché Mamma Rosa non le ha scritte queste cose nonostante qualche uccellino gliele abbia senz’altro cinguettate ad un orecchio? Perché prima era facile schierarsi dalla parte del presidente federale nell’impari testa a testa con Egidio Bianchi. Mentre adesso che Proli è sceso in campo, e dietro le sue spalle c’è sempre Giorgio Armani, che vestirà l’Italia pure alle Olimpiadi di febbraio in Corea del Sud, non sa più quali pesci pigliare e prova a stare super partes. Ma l’equilibrio è molto precario e lo stesso Giovanni Malagò, presidente del Coni, potrebbe suggerirle di saltare in fretta e furia sull’altro carro. Quello della Lega. Che è quindi un carroccio.