Erode Messi(n)a presidente della Repubblica: perchè no?

pettegole

Ho cominciato l’anno con Amadeus e Cristiano Malgioglio. E quindi come posso pensare che il 2022 sarà diverso e migliore del 2021? Difatti non mi sogno neanche di pensarlo. Oggi soltanto sarà (forse) meno peggio di ieri. Almeno per me. Perché oggi le edicole sono chiuse, non escono i quotidiani e, se vi va, non vi resta altro da fare, ma per carità nessuno vi obbliga, di leggere stasera dopo cena lo Scacciapensieri che vado or ora scrivendo. Il quale di sicuro andrà di traverso a sette italiani su dieci e a ottanta veneti su cento. Cioè a quelli che in questo terzo millennio hanno voluto a tutti i costi come loro governatore prima Giancarlo Galan e poi Luca Zaia che insieme a Silvio Berlusconi nel 2003 tagliarono insieme il nastro d’inaugurazione del Mose. Sinceri complimenti! Mentre a San Silvestro, tra un fuoco d’artificio proibitissimo (ma in quale film?) e un mortaretto che ha fatto abbaiare tutti i cani del quartiere, i giornali innamorati, cotti e stracotti, di Mario Draghi e del suo governo dei Migliori ci hanno tra le righe informati con nonchalance e un taglio molto basso che le bollette del gas da Capodanno, cioè da stamattina, aumenteranno del 42 per cento e quelle della luce, che non ci pagherà neanche per sogno nemmeno Benito Mussolini, del 55 per cento. Mille auguri! Or dunque non fatevi illusioni: il 2022 non sarà migliore del 21. Anzi. Come non è stato il 2021 del 20. Che oltre tutto era un anno bisesto e quindi funesto. Così del resto la vede lo stesso Carlo Verdone. Per me numero uno. Altro che il Tè Lipton. Il quale nell’ultimo Accordi & disaccordi, l’unico talk show che spesso seguo e sempre mi registro sul Nove, ha pari pari confessato d’essersi clamorosamente sbagliato dichiarando un paio d’anni fa che con il coronavirus, che in pochi già chiamavano Covid 19, “saremmo diventati tutti molto più affettuosi e comprensivi. E, avendo passato un brutto momento di terrore, avremmo avuto una certa particolare attenzione verso il prossimo. Ebbene no: ho sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Faccio ammenda. Difatti non siamo diventati più buoni. Semmai più cattivi, insofferenti e più aggressivi”. Parole sante! Tutti i medici, e dico tutti, mi hanno consigliato di scrivere possibilmente ogni giorno. Perché fa bene alla salute e, non ci crederete, soprattutto ai tumori. D’accordo, ma cosa? La prima che ti passa per la zucca. Sbrodolandomi addosso e magari malignando come le pettegole (nella foto, ndr) di sport, ma anche di politica e di televisione? Magari. E allora obbedisco. Come disse Garibaldi a Mirano. O da quelle parti lì. Dove sono nati la Divina Pellegrini e Napoleone Brugnaro. E se poi non mi legge più nessuno? Tranquillo, ti leggeranno: soprattutto quelli della palla nel cestino. In effetti è vero: tra ieri e oggi, scambiandoci canestri su canestri d’auguri, mi avranno pregato di farlo in mille e più di mille. Dai Meneghin, padre e figlio, ai Peterson, moglie e marito. Da Luca Baraldi a Pietro Basciano che apprezzo moltissimo. Da Valerio Bianchini a Boscia Tanjevic. Che sul Piccolo ha lanciato l’ennesima geniale proposta: “Visto che l’Armani si prende i giovani migliori e poi li lascia in panchina perché non gioca con dodici stranieri?”. Mentre a Sandro Gamba giustamente non è andata giù che Milano-Virtus sia eccezionalmente trasmessa dalla Rai sulla seconda rete, deo gratias, ma alle 4 di pomeriggio di mercoledì 5. Cioè di un qualsiasi giorno feriale. E quindi chi guarderà il match dei match della serie A ? Nessuno. Così come nessuno più sopporta Ciccioblack Tranquillo e il suo circo Nba. E io che ci speravo, povero illuso, che con Alessandra De Stefano (Cinque Stelle) alla direzione delle sport al posto di Auro Bulbarelli (Lega Salvini) non trovasse spazio solo il Ghiro d’Italia di Urbano Cairo e potessero semmai cambiare i pessimi rapporti tra la tivù di Stato e il basket di Giannino Petrucci che fa acqua da tutte le parti. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere. Così concluderebbe il suo fondino (Quotidiano) Marco Travaglio che ultimamente, a dirla però tutta, mi ha un po’ stomacato con questa sua battaglia sul Green pass che solo lui al Fatto per la verità sta combattendo e straperdendo. Peggio del Cagliari di Walter Ego Mazzarri. Ostinato più di un mulo. Tanto che sarei tentato di prenderlo per un orecchio e trascinarlo al Giustinianeo, che non è una trattoria sui colli Euganei dove si mangia una pasta e fasioi da favola, ma il vecchio ospedale di Padova dove ad ematologia oncologica passo molti martedì del mese. Ebbene il professore che mi ha in cura, già alla terza dose di vaccino come me da fine settembre, si è beccato il Covid per fortuna – mi ha garantito – asintomatico perché in reparto era entrato in contatto con una sua assistente che non gli aveva confessato d’essere no vax e pure positiva, ma intanto è isolato in casa sino alla Befana e questo non è bello e neanche giusto: non ti pare, caro il mio Travaglino? Con oltre 130.000 infetti nelle ultime 24 ore il Migliore dei Migliori non dovrebbe far altro, e pure in fretta, che rendere obbligatorio il vaccino in Italia. E invece “o butta un occhio di tanto in tanto al Colle o pensa di poter fermare Omicron alle frontiere con la quarantena per gli stranieri come se non avessimo decina di migliaia di pendolari che ogni giorno fanno la spola con la Svizzera, la Francia e l’Austria”. Concordo, però dagli un taglio con il no ai green pass almeno negli ospedali e nei posti di lavoro ad alto rischio di contagio, altrimenti ti accompagno poi a Venezia nella splendida isola di San Servolo, a dieci minuti di vaporetto da San Marco, dove adesso sono tutte rose e fiori, e i giardini sono un incanto, ma sino al 1978 rinchiudevano i matti e ti metto in stanza con Massimo Cacciari e Carlo Freccero. Così ve la raccontate. E comunque mi fa parecchio più ridere ancora che il Pregiudicato d’Arcore a 85 anni, una condanna definitiva a quattro anni di galera per frode fiscale e cinque d’interdizione dai pubblici uffici, punti ad andare al Quirinale dove potrà ospitare tutte le olgettine del Bunga Bunga e i Putin che vuole. Dal momento che il Palazzo ha 1200 stanze e 765 dipendenti, più del doppio di quelli della Casa Bianca che oltre tutto costano un terzo dei nostri. E poi dicono che Sergio Mattarella ha stretto la cinghia e conduce una vita monastica: meno male. L’ex Cavaliere della nostra Repubblica, di cui ambisce a diventare anche il presidente per almeno un paio di mandati, cioè sino alla soglia-record dei cent’anni con il sostegno di Facciotta Nera, Giorgia Meloni, che lo ammira più di Silvio Pellico e Ciro Menotti, potrebbe così entrare in possesso anche delle Scuderie del Colle nelle quali potrebbe dare alloggio a tutti gli eredi che vorrà di Vittorio Mangano, lo stalliere di Villa San Martino che ogni mattina accompagnava a scuola i piccoli Marina e Pier Silvio ed era un noto pluriomicida legato a Cosa Nostra. Io invece avrei un’idea migliore e, anche per rilanciare la pallacanestro nel Belpaese, taglierei la testa al toro e proporrei sul serio Ettore Messi(n)a alla presidenza della nostra Repubblica visto che lo è già dell’Armani, dell’Asl di Milano e del Comitato nazionale allenatori, muove i fili della Lega Basket e aspira a succedere a Petrucci in federazione. Di più: è anche vicepresidente della Banda Osiris e della Cassa Peota di via Aleardi a Mestre. Così rinuncerà almeno ad essere per la terza volta il cittì di una nazionale che con lui non ne vuole assolutamente sapere d’andare alle Olimpiadi. A domani. E di nuovo Buon 2022. Ma non proprio a tutti. Di sicuro a Giorgio Chiellini che si è beccato il virus e a Gianluca Vialli di cui non ho il numero di telefono di Londra. Mentre davvero mi spiace che Alvaro Morata vada al Barcellona e che Max Allegri lo voglia sostituire con Mauro Icardi. Mancava solo Wanda Nara a questa Juve.