L’Anonimo veneziano, il quagliotto e i due Stone d’America

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Stasera, se fate i bravi, prima d’andare a letto, vi racconto quella storiella di pallacanestro che vado promettendovi da giorni. Come non ho mai fatto con i miei gemelli quando erano piccoli e ora me ne dispiace parecchio, ma avevo sempre qualcos’altro da fare. Specie la domenica. Sicuramente sbagliando. Una domenica così non la potrò dimenticar(e) cantava Gianni Morandi. Mentre io proprio non riesco a farlo. Men che meno dal poggiolo di casa. Oggi 252 sono stati i decessi in Lombardia e il virus deve ancora prendere d’assalto Milano dopo un assedio che dura ormai da settimane. E l’Inter avrebbe voluto giocare il 23 febbraio a San Siro con la Sampdoria e mai e poi mai a porte chiuse. Per carità di Dio. Ma con 50 mila tifosi nerazzurri ammassati sugli spalti. Robe da matti. In Val d’Aosta un’ordinanza ha stabilito oggi il divieto d’ingresso nella sua regione a statuto autonomo ai lombardi che hanno la seconda casa in montagna. E le stesse misure, che condivido, vorrebbe prendere la Valtellina se il governatore Attilio Fontana le autorizzasse. Damiano Tommasi, dopo cena da Fabio Fazio, ha detto che sarebbe da pazzi soltanto pensare che la serie A possa tornare in campo il 4 e il 5 aprile, ma anche a Pasqua e Pasquetta. Ben che vada se ne potrà riparlare a maggio. E il professor Roberto Burioni gli ha dato pienamente ragione con un calzante esempio: “Se una squadra di calcio dallo 0-3 riesce tra mille sofferenze ad arrivare al 3-3 non è il momento ancora d’iniziare a festeggiare, ma al contrario di stringere i denti per portare a casa il prezioso pareggio”. Vale a dire che la nostra via crucis non finirà prima di un altro mese. Per questo è pure difficile immaginare la disputa degli Europei di calcio a giugno in dodici Paesi e tra ventiquattro nazionali. Difatti non comprendo cosa aspetti l’Uefa a cancellarli domani. Il presidente dell’Associazione Calciatori venne aspramente criticato anche da autorevoli firme del giornalismo-trombone perché aveva chiesto la chiusura dei campionati il giorno dopo la scoperta del Paziente Uno a Codogno. Ecco, adesso dovrebbero come minimo chiedere scusa al povero Tommasi. Altrimenti sarebbero tali e quali a Littorio Sgarbi da Ferrara e a Luca Zaia da Bibano di Godega di Sant’Urbano che non sanno quello che dicono da almeno un mese e nessuno ha trovato ancora il coraggio di (ri)mandarli ai loro paesi (d’origine). Domenica III di Quaresima dell’anno bisesto. Quindi funesto. Come aveva profetizzato il 29 febbraio Marino Niola (Robinson): “Il Covid-19 e le paure che lo accompagnano sembrano proprio dare ragione al medico quattrocentesco Michele Savonarola, luminare dell’Università di Padova e nonno del famoso Giordano, nonché uno dei più grandi poeti di sventura della storia. Il quale non aveva dubbi sull’influenza negativa esercitata da questa doppia irregolarità del calendario. Che associa un giorno in più ad un mese che ne ha due in meno”. Geniale. E non dategli per favore della Cassandra perché sareste più ignoranti dei due Matteo, Salvini e Renzi, messi insieme. Cioè del Cazzaro Verde e dell’Innominabile come li chiama con affetto quel fuoriclasse che è Marco Travaglio. Anch’io vado pazzo per i nomignoli. Difatti ne ho inventato un terzo per l’amico Oscar Eleni ieri Orso e oggi Cripto. Tempo al tempo. Adesso è arrivato il momento della storiella di pallacanestro prima che caschiate dal sonno. C’era una volta un cronistello del Gazzettino che mi diverto a chiamare l’Anonimo Veneziano (nella foto) perché non aspetta altro che citarmi (di nuovo) a giudizio se faccio ancora il suo nome e cognome. Scimmiotta infatti l’Innominabile che querelava il direttore del Fatto ogni qual volta lo chiamava incautamente Matteo Renzi. Dunque domenica scorsa ho titolato: “Gli americani di Treviso sono fuggiti a Trieste” e da lì col primo volo si rifugeranno negli States. Come effettivamente hanno fatto lunedì Logan e Parker dall’aeroporto di Lubiana. E ho pure scritto che sarebbe stato “un bel guaio se anche altri stranieri della serie A, da Stone a Dyson, tanto per non far nomi (sic!), dovessero fare in fretta e furia le valigie e tagliare la corda”. Bene. Due giorni dopo il Gazzettino spara in prima pagina: “Scappano negli Usa gli americani della De’ Longhi” facendo ovviamente passare la news per un suo scoop e guardandosi bene dal citare piuttosto la fonte. Ormai ci ho fatto il callo. Ma non ancora contento l’Anonimo Veneziano si è divertito il giorno dopo a prendermi pure per il cesto parlando di “bufale sul blog e di psicosi sul web” dal momento che “Stone resta a Venezia” come conferma la Reyer in un comunicato-stampa nel quale smentisce le voci di un rientro di Julyan in America. Peccato che lo Stone al quale io alludevo sparando nel mucchio non era il lunatico talento orogranata di Alexandria, ma lo Stone di Brindisi che si chiama Tyler e che martedì è volato sul serio negli States come del resto l’inaffidabile Jerome Dyson che la Fortitudo aveva appena strappato alla Virtus Roma. Povero il mio Anonimo Veneziano: neanche le trote affamate dei laghetti artificiali abboccano come lui all’amo. Così come stenti a credere che esistano ancora in giro dei quagliotti e dei pavoncelli di campagna del genere. Buonanotte. Con un sorriso. Se invece volete che elevi i contenuti di questa luttuosa domenica vi lascio con questo stralcio dal libro, L’estate che sciolse ogni cosa di Tiffany McDaniel, che sto leggendo: “La gente chiede sempre perché Dio permette che ci sia tanta sofferenza nel mondo. Perché lascia che un bambino venga picchiato, che una donna pianga, che succeda una strage? Che un buon cane muoia soffrendo? La verità è che vuole vedere cosa facciamo noi. E’ lui che ha tirato fuori la candela, ha messo il diavolo allo stoppino, e adesso vuol vedere se noi la spegniamo o aspettiamo che si consumi”.